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TESTO La giustizia: ecco la fonte, ecco il modello

mons. Roberto Brunelli

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/07/2011)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Le letture bibliche di oggi si aprono con un brano poco noto, eppure di grande rilevanza perché traccia, si direbbe, un ritratto di Dio. E' quasi una sintesi di come Egli si è manifestato al popolo d'Israele, e basterebbe questo brano a dire la sua infinita superiorità rispetto alle pseudo-divinità degli altri popoli, che altro non erano se non proiezioni delle virtù (e dei vizi) degli uomini. Il passo (Sapienza 12,13.16-19) ruota intorno alla giustizia, di cui Dio è fonte e modello, per rispondere a quanti hanno la presunzione di criticarlo perché non distrugge i nemici, non incenerisce all'istante i criminali, e in genere non fa quello che gli uomini vorrebbero. "Non c'è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose, perché tu debba difenderti dall'accusa di giudice ingiusto": vale a dire, nessuno è pari a lui; Egli regge il mondo senza essere condizionato da niente e nessuno, e dunque nessuno è in grado di giudicarlo. Peraltro, l'esperienza poteva insegnare a Israele che egli non è, a differenza delle divinità pagane, dispotico e capriccioso: "Il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti. Mostri la tua forza quando non si crede nella pienezza del tuo potere. Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza". In altri termini, quando è il caso - e sa lui quando lo è - Egli può anche usare la forza, ma di norma è indulgente e paziente; se gli uomini non seguono le sue vie, li esorta, li invita, aspetta che lo riconoscano, non si vendica, è facile al perdono: "Hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento". E così si comporta, anche per invogliare gli uomini a fare altrettanto con i loro simili: "Con tal modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini".

In Dio, dunque, la giustizia non è disgiunta dalla misericordia, e gli uomini ne debbono trarre esempio. Pagina memorabile, questa, che trova un'eco nel Salmo 85, scelto oggi come salmo responsoriale: "Tu sei buono, Signore, e perdoni; sei ricco di misericordia con chi ti invoca. Tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà...". Pagina memorabile, anche perché è tra le più chiare dell'Antico Testamento nel manifestare che Dio - a differenza di quanto tendevano a ritenere gli interessati - non è soltanto il Dio d'Israele, ma di tutti i popoli, di tutti gli uomini.

Quanto dice questo brano del libro della Sapienza ha trovato la più manifesta applicazione in Gesù, il Figlio di Dio incarnatosi e offertosi in sacrificio per salvare l'umanità: se mai occorreva una prova dell'amore di Dio per tutti gli uomini, nessuna è decisiva come questa. Inoltre, coerentemente, Gesù ha insegnato ad assumere il comportamento di Dio come modello (basti ricordare la sintesi di tutti i precetti: "Ama Dio con tutte le tue forze, e ama il prossimo tuo come te stesso") e ne ha dato l'esempio, arrivando a perdonare persino chi l'aveva messo in croce.

Pur senza entrare nella coscienza individuale che Dio soltanto può scrutare, se guardiamo la storia e la cronaca quotidiana vediamo come ben di rado sia preso a modello l'insegnamento evangelico. La giustizia lascia molto a desiderare: quella di chi comanda, ad ogni livello, pare compromessa da abusi e soprusi; quella dei tribunali è intollerabilmente lenta e pare ignorare il principio di civiltà che il colpevole non è tanto da punire quanto da redimere. Circa poi l'associare la giustizia alla misericordia, tante volte pare una chimera. A ben guardare, in realtà, non mancano neppure oggi, nel privato ma anche sotto gli occhi di tutti, persone impegnate in tal senso; in ogni caso, per il cristiano il modello da seguire, anche andando controcorrente, resta il comportamento di Dio, quello di cui il suo Figlio ci ha dato esempio sublime.

 

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