TESTO Commento Matteo 7,1-5
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Lunedì della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (23/06/2003)
Vangelo: Mt 7,1-5
Il giudizio è la misura che ci permette di valutare il nostro cammino di fede. Cioè, se un cristiano non è capace di usare misericordia verso un fratello che sbaglia, allora, come dico sempre, non è possibile la misericordia, è fasulla, è utopia e non c'è salvezza. Di più: i cristiani, nell'elaborare un giudizio su una realtà o su una persona, danno una splendida o una tragica testimonianza a chi non crede. Non c'è nulla di più squallido – da parte di un ateo o di un fratello che cerca la fede – del vedere un cristiano criticare con malvagità qualcun altro. Allora, fratelli, animo e convertiamoci, sul serio. Non giudicare significa assumere come metro il giudizio del Maestro verso di noi: di noi Dio vede il futuro, il bene che possiamo compiere, è un inguaribile ottimista. Intendiamoci: davanti ai grandi errori della storia bisogna agire, gridare come fa il Papa verso chi ama la guerra mascherata da nuove bugie, ma sempre distinguendo il peccatore dal peccato. Ogni educatore sa che nessuna persona cambia sul negativo, nessuno cambia se viene insultato o inchiodato alle proprie fragilità e che, invece, solo sul positivo e sulla capacità di bene possiamo convertire il nostro cuore. Così come Gesù ci ha amato, sappiamo amarci e amiamo i fratelli, mettendo sempre la misericordia prima del giudizio.
Converti il nostro cuore alla misericordia, Signore, per dare ai nostri fratelli una testimonianza della tua tenerezza, Dio benedetto nei secoli.