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TESTO Commento su Luca 1,57-58

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Natività di S. Giovanni Battista (Messa del Giorno) (24/06/2011)

Vangelo: Lc 1,57-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,57-66.80

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Lc 1,57-58

Come vivere questa Parola?
Gli altri evangelisti ci presentano la figura di Giovanni Battista nella sua identità di precursore di Gesù: colui che gli prepara la strada. Luca invece si addentra di più nella storia di lui fino a cogliere i particolari della sua nascita. Ci ha narrato di sua madre che era anziana e sterile, ci ha raccontato come l'Arcangelo Gabriele ha annunciato a Zaccaria suo marito che sarebbe nato un figlio. Qui narra come, nel giorno della circoncisione, Elisabetta si oppose a chi si aspettava che venisse dato al bambino - com'era uso - lo stesso nome del padre. No, non Zaccaria ma Giovanni si doveva chiamare.
Com'è bella, com'è incoraggiante per noi questa capacità di rompere schemi prestabiliti e forme congelate in usanze plurisecolari, non per capriccio ma per obbedienza a Dio.
L'imprevedibile disegno del Signore ha distrutto la secchezza vuota di un utero che non poteva fruttificare figli e la vecchia Elisabetta, resa capace di generare, ora è lì col suo bambino a cui sarà imposto un nome nuovo: Giovanni. E spira aria di gioia intorno, tanto che la gente va a esprimere i propri rallegramenti alla madre.
Ecco: credere è "spalancare le porte a Cristo", come diceva il beato Giovanni Paolo II. Perché Cristo Signore abita i percorsi dei progetti del Padre su di noi che sono sempre progetti di salvezza. Bisogna essere persone docili a quel che Dio vuole, essere pronti a buttar via vecchi modi di pensare, vecchie abitudini disseccate, vecchi schemi di una religiosità esteriorizzata, per cogliere il soffio dello Spirito nella nostra vita e vivere con gioia il nome nuovo e quel che di sempre nuovo Dio ci chiede in Gesù, nel suo vangelo.
La voce di un testimone
Nessuno di noi può programmare la vita come una retta immutabile, inflessibile.
Hèlder Camara

 

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