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TESTO Dio è Amore

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

Santissima Trinità (Anno A) (19/06/2011)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Tra le molte domande della nostra fede, una di quelle a cui è più difficile rispondere è questa: "Chi è Dio?". Potremmo senz'altro rispondere secondo le sane categorie del catechismo tradizionale, che Dio è l'Essere, quello perfetto e sommo, che ha creato cielo e terra. Oppure dire chi è Dio per noi, che cosa ha voluto dire e cosa continua a voler dire Dio nella nostra vita di ogni giorno...

Ma non basta, e nessun'altra spiegazione, per quanto perfetta e precisa possa essere, basterebbe a spiegare Dio; perché Dio è "Altro", perché Dio è molto di più di quanto si possa spiegare e immaginare. Allora, chi è Dio?

La Solennità di oggi ci vuole dare uno spunto in più per la nostra riflessione. La fede cristiana ci dice che Dio è uno solo, è Unico, ma in tre Persone tra loro uguali e distinte: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. È cosí che ce lo ha rivelato lo stesso Figlio, Gesù Cristo. Eppure, nemmeno cosí la domanda su Dio trova una risposta completa, soddisfacente.

Che cosa significa il Mistero della Trinità? Se sempre abbiamo professato Dio come Unico e Indivisibile, come possiamo anche dire che in realtà sono tre? E se sono tre Persone, come possiamo salvare l'unicità di Dio, sulla base della quale ci gloriamo di essere una delle tre grandi religioni del mondo, grande proprio perché "monoteista"?

Possiamo rispondere con semplicità dicendo che si tratta di un Mistero, di qualcosa di inspiegabile che comunque fa parte del bagaglio della nostra vita di fede, da sempre. Ed è proprio cosí: proviamo anche solo a considerare quante volte nominiamo la Santissima Trinità nell'Eucaristia, nei Sacramenti o anche solo nelle nostre preghiere quotidiane, a partire dal semplicissimo segno di croce del mattino. Ciò significa che la nostra fede e la nostra pietà non possono fare a meno di un riferimento costante e forte alla Santissima Trinità. E comunque rimane il problema: come comprendere queste tre Persone che pur essendo distinte sono parte di un'unica sostanza, di un'unica essenza?

Sono stati innumerevoli i tentativi di dare spiegazione a questo Mistero lungo i secoli della nostra storia di fede, e spesso si è giunti a conclusioni che hanno confuso più che aiutato a comprendere la profondità di questo dogma. In molti casi, addirittura, si è giunti ad affermazioni che sono state tacciate di eresia, ovvero di errore gravemente nocivo alla fede. Ad esempio, c'è chi ha affermato che i tre non erano persone, ma solo "apparenze", "modi" diversi di manifestarsi di Dio all'uomo ma senza una sostanza (come dei fantasmi, per intenderci); oppure chi ha sottolineato la gerarchia tra le tre persone, relegando il Figlio e lo Spirito Santo alla base di una piramide al cui vertice stava il Padre, assoluto padrone dell'universo del quale Cristo e lo Spirito erano solo sudditi, senza alcun elemento di divinità. E potremmo continuare all'inverosimile citando tutti i tentativi (corretti e no) di spiegazione del Mistero della Trinità nella storia.

Personalmente, per capire meglio questo dogma, ho da sempre "sposato" le teorie di Sant'Agostino (V secolo dopo Cristo) nella sua grande opera intitolata appunto "La Trinità".

Agostino guarda al Mistero della Trinità con un concetto sempre molto attuale, ovvero quello di "comunità". Le tre Persone della Trinità formano tra di loro una "Comunità d'Amore", in cui proprio l'amore è alla base delle loro relazioni e della loro essenza. Dio è Amore: e come Amore si è sempre rivelato agli uomini. Ma Dio non potrebbe rivelarsi agli uomini come Amore se lui stesso, nella sua natura, non vivesse profondamente questa realtà. Gesù Cristo ci ha rivelato la sua figliolanza con Dio e ci ha inviato lo Spirito Santo: proprio per questo, Dio non può essere conosciuto dall'uomo se non come Padre, Figlio e Spirito Santo. E siccome in una relazione d'amore c'è sempre uno che ama e uno che è amato, e viceversa, e soprattutto tra i due c'è l'amore stesso che li lega, nella Trinità questo legame si personifica. Il Padre ama il Figlio, e viceversa il Figlio è amato dal Padre: questo amore che li unisce è lo Spirito Santo, da entrambi amato proprio perché è l'Amore con la "A" maiuscola, ovvero ciò che li unisce.

In una relazione d'amore comunitaria non esistono differenze né gerarchie: tutti si amano allo stesso modo, e nessuno osa mettersi su un piano superiore rispetto all'altro, altrimenti non ci sarebbe più amore ma dipendenza, addirittura servilismo e schiavitù, mentre l'amore è libertà, liberazione totale. Chi beneficia maggiormente di questo Amore tra i Tre non è nessuno dei Tre, ma l'oggetto privilegiato del loro Amore: l'Uomo. La comunità d'amore che è la Trinità non potrebbe essere compresa e amata dall'uomo se l'uomo stesso non si sentisse da lei amato.

Per questo motivo, celebrare la Solennità della Trinità non è solamente esaltare l'onnipotenza di Dio e la sua essenza, ma l'importanza che questa sua natura d'amore riveste per l'uomo. La Trinità, infatti, diventa per noi il modello di ogni relazione d'amore.

Se nelle nostre relazioni affettive e d'amore verso gli altri (piccole, come la vita familiare o su grande scala, nelle relazioni con il mondo) non siamo capaci di creare relazioni paritarie, ovvero senza discriminazioni e gerarchie, non stiamo manifestando al mondo la forza dell'Amore di Dio.

Se in una famiglia o nella vita di coppia tra i due che si amano c'è un senso di superiorità di uno nei confronti dell'altro, non stiamo realizzando l'Amore che Dio che ci ha manifestato, anche se ci siamo sposati regolarmente in Chiesa.

E così come l'Amore Trinitario si è aperto in Gesù Cristo ad ogni uomo, se il nostro amore domestico, per quanto intenso e duraturo possa essere, non si apre ad un amore più grande, che varca le soglie della nostra casa, a poco a poco si chiude su se stesso, soffoca, muore, e certamente non realizza in sé l'immagine dell'Amore di Dio.

Non c'è vero amore, in definitiva, per il cristiano, che non sia ad immagine e somiglianza dell'amore trinitario del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo: un amore senza differenze, senza distinzioni, senza gerarchie, fatto di profondo rispetto reciproco, ma soprattutto aperto all'amore verso ogni uomo.

La Solennità della Trinità, perciò, ci deve aiutare sì a conoscere meglio Dio, ma in modo particolare a conoscerci meglio tra di noi per mezzo dell'Amore che Dio, in Gesù Cristo, attraverso il dono dello Spirito Santo, ha riversato nei nostri cuori.

Che senso avrebbe, in definitiva, sapere chi è Dio se poi non so amare i miei fratelli?

 

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