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TESTO Voi conoscete il Padre

mons. Antonio Riboldi

VI Domenica di Pasqua (Anno A) (29/05/2011)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Noi, che conosciamo la nostra debolezza di fronte ai compiti che tante volte la vita ci pone, sappiamo quanto sia difficile affrontarli.

È vero che tanti, oggi, - e non torna ad onore - gli impegni e le sofferenze cercano di evitarli, come se questo nella vita fosse 'possibile' o come se fosse la soluzione migliore.

Potremmo dire che oggi l'obiettivo del mondo e l'impostazione della sua 'moda' sia quella di cancellare anche solo l'idea di sofferenza, facendo prevalere la filosofia dello star bene ad ogni costo: una corsa alla felicità che, quando non si incontra con i nostri desideri, può continuare, come impazzita, verso paradisi artificiali, quali la droga o altro, che si rivelano alla fine come anticamere della morte.

Del resto viene per tutti, in qualunque condizione sociale, l'impatto con il dolore o con la necessità di scelte radicali o con le asprezze dei compiti da realizzare. Guardare in faccia la propria 'croce' è da gente forte, da gente di autentica fede e di grande ed indiscutibile amore: ed è già un sentirsi verso la vetta.

Avere paura è come gettare le armi, ancor prima che inizi la 'battaglia': è rinunciare a vivere, prima ancora di essersi assunti un impegno, è lasciare un discorso in sospeso, quando per sua natura dovrebbe essere finito.

Affrontare le difficoltà nella vita, le piccole o grandi scelte, fa parte della natura umana, e, molto di più, di chi vive di fede, sapendo che Dio 'mette alla prova' il nostro amore, ma nello stesso tempo si fa nostro Cireneo.

A volte si rimane stupiti di fronte a fratelli e sorelle che affrontano nella vita difficoltà, scelte, sofferenze, che per i più sembrerebbero insormontabili. Ma sono la testimonianza di quanto un credente vero può vivere con coraggio e serenità e la 'dimostrazioné concreta di come solo da Dio ricevano la forza di vivere.

D'altra parte noi sappiamo che la nostra vita non è un disegno uscito dalla nostra fantasia, ma è sin dall'inizio un percorso che il Padre ha tracciato per noi, e solo a noi spetta di decidere se seguirlo con amore e libertà.

Troviamo nel Vangelo di oggi, come Gesù, prima ancora della Pentecoste, avesse tracciato per gli Apostoli il cammino che li attendeva, assicurandoli che non li avrebbe lasciati soli.

È quello che, del resto, riserva per ciascuno di noi. Così, oggi, Gesù ci parla:

"Gesù disse ai suoi discepoli (noi!): 'Se mi amate osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi per sempre: lo Spirito di verità, che il mondo non può ricevere, perché non crede e non Lo conosce. Voi lo conoscete, perché Egli dimora presso di voi e sarà in voi.

Non vi lascerò orfani, ritornerò a voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più: voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io Sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". (Gv. 14, 15-21)

Queste parole Gesù le rivolgeva ai Suoi prima della sua passione, morte e resurrezione. Conosceva molto bene la loro - e nostra - debolezza e li voleva rassicurare: con la Pentecoste, la Presenza dello Spirito 'annulla' ogni debolezza umana.

Quella stessa debolezza, manifestatasi subito dopo la Sua morte, quelle ore di smarrimento,... di tradimento!... da parte dei Dodici, sono in fondo la nostra stessa fragilità di fronte alle difficoltà o alle grandi scelte.
Ma c'è la promessa del Consolatore!

Ricordo il mio smarrimento quando improvvisamente ed inaspettatamente mi giunse la nomina, da parte di Paolo VI - che mi conosceva e mi amava - ad essere vescovo della Chiesa. La mia confusione era simile a quella dei Dodici. Confesso che provai un senso di 'paurà di fronte a quella chiamata: una 'paurà che non dovrebbe assolutamente essere nostra! Quando il beato Giovanni Paolo II fu eletto Papa, le prime parole che rivolse al mondo, ma soprattutto alla Chiesa, furono: 'Non abbiate paura!'... perché dietro ad ogni volontà del Padre, c'è Lui stesso a sostenerci!

'Non vi lascerò orfani' - ripete Gesù a noi - 'Tornerò da voi'.

Ed è quello che ho sperimentato nella mia vita da vescovo. Ci furono momenti molto difficili, per tante ragioni e per tante scelte. Volendo liberare la mia terra dalla criminalità organizzata, sentivo come mio dovere di Pastore di dover 'liberare' il territorio affidato alla mia cura pastorale, fronteggiandola. Fu una lotta dura, in cui si doveva mettere in conto anche la possibilità di essere ucciso. Lo dissi una volta, in visita, al Papa, il beato Giovanni Paolo II, che comprese il mio animo e con forza mi ripeté le parole: 'Non abbiate paura. Vi sarò vicino'. E fu così.

Impressiona oggi la solitudine di tanta gente nel momento della prova.

Basta saper guardare per incontrare volti che sembra chiedano una parola di conforto, di non sentirsi soli nella sofferenza, di incontrare qualcuno che dica loro: 'Non sei solo, siamo insieme con le nostre sofferenze e speranze: tutto è un racconto di comunioné.

E, a volte, basta un sorriso, un nulla per rompere la solitudine. Non è nemmeno necessario 'fare' tanto: nella nostra società così dispersiva, distratta, così abituata a consumare persone e cose, ciò che la gente tutti i giorni desidera è un orecchio disponibile ad ascoltare, una mano pronta a sorreggere, una voce che, con pazienza, tatto, bontà, narri la buona notizia che Gesù è venuto a dirci: 'Non abbiate paura. Il Padre vi darà un altro Consolatore, perché rimanga con voi, per sempre'.

Ricevo ogni settimana tante vostre lettere che con semplicità a volte mi dicono un grazie, che è amicizia, per il nostro camminare insieme nella luce del Vangelo.

Alle volte è un raccontare ansie, difficoltà, desideri, che chiedono solo una parola di incoraggiamento per non sentirsi 'orfani'.

E voi sapete che rispondo sempre e per me è un 'dovere-premio' alla mia missione.

Così affermava il Santo Padre, Benedetto XVI, a Verona, nel Convegno ecclesiale, durante l'omelia della S, Messa, il 19 ottobre 2006:

'Noi siamo eredi di quei testimoni, di tanti santi, martiri. Ed è da questa constatazione che nasce la domanda: che ne è della nostra fede? In che misura sappiamo oggi comunicarla? La certezza che Cristo è risorto ci assicura che nessuna forza avversa può distruggere la Chiesa. Ci anima anche la consapevolezza che soltanto Cristo può pienamente soddisfare le profonde attese del cuore umano e rispondere agii interrogativi più inquietanti sul dolore, l'ingiustizia, il male, la morte e l'aldilà. C'è allora un vasto e capillare sforzo da compiere perché ogni cristiano si trasformi in 'testimoné capace e pronto ad assumere l'impegno di rendere conto a tutti e sempre della speranza che lo anima. Per questo occorre tornare ad annunciare con vigore e gioia l'evento della Morte e Resurrezione, cuore del cristianesimo, fulcro della nostra fede, vento impetuoso che spazza via ogni paura ed indecisione, ogni dubbio e calcolo umano. Solo da Dio può venire il cambiamento decisivo del mondo.
Con Giovanni XXXIII, il Papa del sorriso, preghiamo:

'O Principe della Pace, Gesù Risorto, guarda benigno all'umanità intera. Da Te solo aspetta l'aiuto e il conforto alle sue ferite.
Tu sempre prediligi i piccoli, gli umili, i doloranti,
sempre vai a cercare i peccatori.

Fa' che tutti Ti invochino e Ti trovino per avere in Te, la Via, la Verità, la Vita.

Allontana dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace e confermali nella verità, nella giustizia, nell'amore per i fratelli. Accendi la volontà di tutti a superare le barriere che dividono, a rinsaldare i vincoli della mutua carità, ad essere pronti a compatire, comprendere e perdonare, affinché nel Tuo Nome le genti si uniscano e trionfi nei cuori, nelle famiglie, nel mondo, la Pace, la Tua Pace'.

 

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