TESTO Ecco l'agnello di Dio
III domenica T. Pasqua (Anno A) (08/05/2011)
Vangelo: Gv 1,29-34
29Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Il Crocifisso Risorto è vivo e lo si incontra nella sua Chiesa (domenica di Tommaso). Contempliamo in queste domeniche la persona del Risorto e come opera nella sua Chiesa. Oggi ci viene detto di Lui: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!".
L'Apocalisse ha una immagine strana: Gesù risorto è nella gloria di Dio come un agnello sgozzato ma in piedi e vivo, "un Agnello, in piedi, come immolato" (5,6).
San Paolo della Pasqua dirà: "Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato" (1Cor 5,7), rievocando l'agnello pasquale col quale gli Ebrei celebravano la Pasqua.
Dal cuore di Gesù trafitto in croce, "subito ne uscì sangue e acqua" (Gv 19,34), simbolo dei sacramenti che fanno giungere a noi i benefici della redenzione.
Ci poniamo due domande: chi è il risorto sul quale Tommaso ha visto permanenti le cicatrici della morte cruenta? E come opera oggi quel sacrificio pasquale di Cristo nella vita della Chiesa?
1) Agnello di Dio
Mentre al tempio, quel giorno di "parasceve", si portavano gli agnelli per la cena pasquale degli Ebrei, sulla croce il vero agnello pasquale si immolava ormai unico e definitivo sacrificio di riconciliazione con Dio per tutta l'umanità. "Cristo - dice oggi la Lettera agli Ebrei - entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna" (Epist.). E' la lettura più profonda della morte di Cristo, come già Isaia aveva preannunciato: "Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti" (Is 53,5). Con la sua Pasqua Cristo ha portato a compimento quello che gli antichi sacrifici avevano solo - come ombra - preannunciato. La Pasqua di Gesù è la Pasqua definitiva che assume e supera ogni altro atto di riconciliazione con Dio.
Quella di Gesù fu l'obbedienza che riparò la disobbedienza del primo Adamo, offrendosi come vittima di espiazione a nome nostro per ottenerci la riconciliazione col Padre. "Mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio, purificando la nostra coscienza dalle opere di morte. Per questo egli è mediatore di un'alleanza nuova" (Epist.). La sua fu una obbedienza onerosa ma efficace, vissuta come uomo totalmente fiducioso di Dio: "Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono" (Eb 5,8-9). Il Signore vuole il cuore, non il rito esterno. "Entrando nel mondo Cristo dice: Tu non ha voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà" (Eb 10,5-7).
Questo sacrificio è ora ciò che ci santifica, non tanto nostre opere di purificazione e pentimento. "Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre" (Eb 10,10). Solo la partecipazione al suo sacrificio può rendere anche ognuno di Dio sacrificio gradito a Dio: "Per mezzo di lui dunque offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome" (Eb 13,15). Ora è lui il sacerdote definitivo che esercita per noi alla destra del Padre: "Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta; perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore" (Eb 7,24-25).
2) Lo Spirito Santo
Viene detto al Battista: "Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo". Io, dice il Battista, ho solo fatto un battesimo di conversione; ma "dopo di me viene un uomo che è avanti a me". Lui darà lo Spirito, la definitiva forma della "alleanza nuova" (Epist.). Oggi l'opera di Gesù nella sua Chiesa agisce tramite lo Spirito. Ritornato vivo tra i suoi la sera di Pasqua, Gesù disse: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati.." (Gv 20,22-23). Scrive san Giovanni: "Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi" (1Gv 5,6ss).
E' l'acqua del Battesimo che ci immerge nel mistero pasquale di morte e risurrezione. "Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,4). Per questo a Efeso quei battezzati col solo battesimo del Battista mancavano di qualcosa di decisivo per l'autentica identità cristiana. Ricevettero "il battesimo nel nome del Signore Gesù.. e subito discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare" (Lett.). E' detto per noi, per il tempo della chiesa: "Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Gv 3,5).
Del sangue di Cristo che giunge a noi come sacrificio di salvezza c'è luogo nell'Eucaristia, per comando stesso di Gesù: "Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati" (Mt 26,28). Ed è lo Spirito che è invocato perché ora compia il mistero: "Santifica questi doni con l'effusione del tuo Spirito, perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore" (Canone II). Gesù risorto e vivo si rende personalmente presente nel mistero eucaristico nutrendoci della sua carne glorificata per "contagiarci" della sua divinità: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv 6,54).
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La Pasqua si semina ora nella Chiesa, tramite appunto lo Spirito Santo che rende presente l'opera (anzi "gli atti") di Gesù nella Santa Liturgia. Egli è il "Paraclito, che rimane presso di voi e sarà in voi" (Gv 14,17). "Prenderà di quel che è mio e ve lo annuncerà" (Gv 16,14). Sant'Ireneo diceva appunto che il Padre opera nella storia con due sue braccia: il Figlio e lo Spirito santo. Così oggi l'Agnello di Dio toglie ancora il peccato del mondo!