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TESTO Commento su Luca 24,21

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III Domenica di Pasqua (Anno A)

Vangelo: Lc 24,21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,13-35

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Dalla Parola del giorno
Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele.

Come vivere questa Parola?
È il radioso mattino di pasqua che ha visto la morte definitivamente sconfitta, eppure due amici di Gesù, due che lo avevano seguito affascinati dalla sua persona e dalla sua parola, muovono tristemente i passi sulla via di un ritorno al passato.
Parlano concitatamente, in preda a una cocente delusione. Vorrebbero cancellare gli eventi degli ultimi giorni, ritornare a quando lui era ancora con loro, alimentando le loro segrete speranze. L'annuncio delle donne che sono tornate dal sepolcro trovato inspiegabilmente vuoto, non li hanno convinti. Per loro Gesù è morto e la parentesi di entusiasmo da lui aperta, è ormai chiusa per sempre.
L'amarezza di quel "noi speravamo", rivela delusione e rimpianto, ma anche la radice profonda di tanto sconforto. Avevano seguito Gesù proiettando su di lui le loro sottaciute attese, che avevano finito col velare il loro sguardo, impedendo di scoprire e di accogliere quanto egli era venuto a portare: un dono di pienezza di vita che andava ben oltre le loro ridotte vedute.
In fondo si era trattato del tentativo, non sconosciuto neppure ai nostri giorni, di costringere Dio dentro i propri limitati orizzonti. Un modo come un altro per crearsi un Dio su misura, pronto a rispondere alle aspettative. Un idolo quindi da poter manipolare, ma che non potrà mai appagare la sete di infinito che ci portiamo dentro. Di più: il restare ancorati ad esso impedisce di scorgere le impronte che parlano del passaggio di Dio, che ne indicano la presenza nella nostra vita, e tutto si ammanterà di tristezza.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, cercherò di individuare i segni del passaggio di Dio nella mia esistenza e di accoglierlo così come egli si compiace di mostrarsi a me.
Liberami, Signore, da ogni idolo che prima o poi finisce col lasciarmi amareggiato e deluso. Che io cerchi te con purezza di cuore, lasciandomi gioiosamente sorprendere da quanto vai operando in me e intorno a me.


La voce di un Padre apostolico
Sappi attendere colui che è fuori del tempo, che è al di là di ogni vicissitudine, l'invisibile che si è fatto visibile, l'impalpabile, l'impassibile che per noi si è fatto passibile, e che per noi ha sofferto ogni dolore.
S. Ignazio di Antiochia

 

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