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TESTO E' risorto!

don Luca Orlando Russo

Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno A) (24/04/2011)

Vangelo: Gv 20,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Tante volte, forse troppe, assistiamo a letture ricolme di puerile entusiasmo che ci invitano a guardare a questo giorno come alla promessa di un futuro verso il quale siamo proiettati al di là della morte. E in questa vita? La risurrezione, stando così le cose, non ha alcuna incidenza nella nostra quotidianità e allora mi domando: può la fede in una risurrezione futura farmi accettare che sono soggetto tutti i giorni a tante esperienze di limite, talvolta così tragiche da far invocare la morte fisica come una liberazione? La risposta a questa domanda io l'ho trovata in una interessante lettura e ora voglio condividerne un pezzo con voi.

«Non c'è stato un momento della vita di Gesù in cui egli ha vissuto ed amato così intensamente come quando, attraverso la passione, è andato incontro alla morte. Per noi vivere significa morire... Per Gesù, invece, morire è stato l'esaltazione del suo vivere... Perciò, spinto dall'amore, scelse di giocarsi la vita in funzione dell'amore; ossia in funzione della vita.

Quando l'ostilità degli uomini nei suoi confronti minacciò di travolgerlo, la forza dell'amore in lui tenne testa alla paura della morte: la paura del supplizio, della vergogna, del rifiuto degli uomini e soprattutto della solitudine non riuscirono a separarlo dagli uomini che amava. La forza dell'amore fu più forte. Così, sostenuto da questa forza, in nome della sua passione per la vita, Gesù andò incontro alla morte. E l'accolse.

In tal modo proprio la morte divenne, per Gesù, strumento dell'amore: il luogo, del tutto inaspettato, del trionfo dell'amore sulla divisione e sulla solitudine, e quindi sulla morte, della vita.

Nella passione di Gesù la forza della morte e la forza dell'amore si affrontarono. Fu un duello gigantesco. Da una parte l'autorità della morte, ossia la paura di morire e la conseguente paura di vivere; dall'altra l'autorità dell'amore, col suo coraggio di vivere e di morire, per amore della vita.

Protagonista e testimone di questo duello, Gesù, fedele all'amore, si schierò tutto dalla parte dell'amore. E nell'amore, trovò il coraggio di vivere e di morire, per amore della vita. Perciò nel suo morire trionfò il coraggio di vivere e con esso trionfò sulla morte, attraverso la morte, la vita. Nella passione di Gesù, infatti, la forza dell'amore non ha subito la morte; l'ha assunta, in funzione di un disegno di vita. Non l'ha sopportata; l'ha sposata, per amore della vita. Non l'ha semplicemente incassata; l'ha usata, a difesa della vita. Nel morire di Gesù non è stata la morte a gestire la vita, ma l'amore a gestire la morte, a beneficio della vita; non è stata la morte a dire l'ultima parola sulla vita, ma l'amore a dire l'ultima parola sulla morte, in favore della vita; non è stata la morte a "morire" la vita, ma la vita a vivere la morte, in funzione della vita» .
Alleluia, e buona pasqua!

 

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