TESTO Se tu conoscessi il dono di Dio
II domenica di Quaresima (Anno A) (20/03/2011)
Vangelo: Gv 4,5-42
5Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
L'itinerario quaresimale ambrosiano è tipicamente una catechesi battesimale, un cammino per la scelta di Cristo. Al centro dei vangeli di queste domeniche sta sempre la parola forte di Gesù che esprime la sua identità: "IO SONO", a partire da situazioni e domande esistenziali: la sete, la libertà, la luce, la vita...
Oggi Gesù si presenta come l'acqua viva che disseta pienamente l'uomo, oltre ogni suo sogno: "fino alla vita eterna".
Emblematica è la figura di una donna che va in cerca di soddisfazioni (tipo di ogni amore ..!) e ne rimane delusa. Ben più grande è la sete dell'uomo: "noi abbiamo cisterne piene di crepe", dice Geremia (cf. 2,13). Gesù è il solo e unico Salvatore: "Noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo". Questa è la scelta del battesimo.
1) L'itinerario
Interessante è il cammino che Gesù fa compiere alla donna perché giunga alla fede. Si presenta stanco (..di ricercare noi!) ed è già là ad attenderci! "Dammi da bere". Sua è sempre l'iniziativa. Sua è la delicatezza di coinvolgerci, anzi di sembrare d'aver bisogno di noi. Anche la Madonna a Lourdes disse a Bernadette: "Volete farmi il piacere di venire qui..!", quasi sia Dio a chiedere all'uomo il piacere di essere amato e salvato! Trova l'uomo supponente: "Non hai un secchio". Io ho la scienza, la tecnologia e il progresso.., io so quel che mi disseta! E' l'orgoglio (o l'illusione) dell'autosufficienza del mondo pagano, il vero e profondo peccato dell'uomo di sempre.
"Se tu conoscessi.., e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!". La nostra tragedia è che non conosciamo il Dono di Dio, non abbiamo mai preso lui sul serio, quasi sia un optional per anime pie, o .. per bambini della prima Comunione! Invece è qualcosa di decisivo per la vita. "Chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno". Tutte le esperienze umane anche le più fortunate non riempiono il cuore. Anzi il Dono di Dio supera ogni aspettativa: "L'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna", perché - senza averne spesso chiara coscienza - siamo fatti per l'infinità, per la totalità, per l'eternità. Se conoscessimo quest'acqua, saremmo noi a cercarla. Si lamentava Agostino: "Tardi ti ho conosciuto...", dopo aver girato molte botteghe in cerca di ciò che lo poteva saziare. Quest'acqua viva è un tesoro e una perla così preziosa che merita ogni sacrificio pur di possederla (cf. Mt 13,44ss). Noi invece andiamo a mendicare altre acque, magari i maghi.., o le sette!
"Signore, dammi quest'acqua..!". Dove si trova questa salvezza? Certamente nella storia, perché "la salvezza viene dai Giudei" e nell'evento di Gesù di Nazaret, con i fatti da lui compiuti nella terra di Israele. Ormai però è superato ogni dove, perché IO SONO (cioè Jahvè) è qui: "Sono io, che parlo a te"! Il Messia sono io. Gesù è il pozzo che dà acqua per la vita eterna. La Chiesa, con i suoi sacramenti, è la contemporaneità di Cristo per ogni generazione di uomini che lo cercano con cuore sincero.
2) Il dono
Il Dono di Dio per gli ebrei era la Torah. Lo richiama la prima lettura con i dieci comandamenti. Gesù è "venuto non ad abolire ma a dare pieno compimento" (Mt5,17). La vera novità però della religione portata da Cristo è lo Spirito, "perché Dio è spirito". Lo Spirito Santo ricevuto nel battesimo ci fa e ci fa vivere da figli di Dio. L'acqua è segno dello Spirito. Dichiarò solennemente un giorno Gesù: "Se qualcuno ha sete venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grambo sgorgheranno fiumi d'acqua viva. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui" (Gv 7,37-39).
Paolo dice: "Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!" (Rm 8,15). E' tutta qui la specifica novità della nostra fede: ci pone davanti a Dio come figli in un atteggiamento di serena fiducia e confidenza. "Lo Spirito stesso, assieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio" (Rm 8,16). Si tratta non di nostre ipotesi mitizzate, ma vero coinvolgimento nelle relazioni divine per l'opera dello stesso Spirito. Ormai questa è la nuova legge e la nuova forza dell'agire: "perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato.." (Rm 8,2). E' la vera e autentica religione: "Viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità".
"In spirito e... verità", significa con cuore di figli e con la forza dello Spirito. Questo stesso stile deve avere la preghiera del cristiano. "Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili: perché egli intercede per i santi secondo i desideri di Dio" (Rm 8,26-27). Con tutto il rispetto per ogni forma personale di preghiera sincera - e di ogni forma sincera di culto a Dio - qui ci troviamo però oggettivamente avvantaggiati, perché è Dio stesso a pregare nel nostro cuore per noi e con noi! E' lo Spirito a farci capire e gustare il dono di Dio. Oggi Paolo invoca per noi questa illuminazione divina: "Illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore" (Epist.).
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I campi già biondeggiano, pronti per la mietitura. E' uno sguardo d'ottimismo quello suggerito da Gesù. Sembra non sia poca e non proprio così indisposta la gente che aspetta di conoscere il vangelo. Ripeteva Gesù che "la messe è molta": il bisogno profondo di Dio c'è ancora e abbondante! Sono gli operai che sono pochi. Gesù ha seminato e semina sempre; tocca agli apostoli, a noi, continuarne la sua opera e fare il raccolto. La samaritana finisce per divenire apostola, con successo, perché ha saputo portare a Gesù tutto il suo intero paese!