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TESTO Quaresima

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

I Domenica di Quaresima (Anno A) (13/03/2011)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

È arrivata, finalmente.

Dopo la lunga saponata ricevuta col discorso della montagna, quest'anno, non vedevo l'ora di iniziare la quaresima per tirare il fiato.
Illuso.

Prendere sul serio la quaresima significa correre il rischio reale della conversione.

Come Gesù, siamo invitati a fare deserto nelle nostre città, a ritagliarci un qualche spazio per prepararci alla pasqua, a porre dei gesti di attenzione per verificare il nostro stato di salute spirituale. Come gli atleti che si preparano alla gara, anche noi siamo invitati a fare ascesi, allenamento, per fare in modo che la nostra anima ci raggiunga.

È tempo di gettare le maschere. Quelle di carnevale, certo, ma, molto di più, quelle che non riusciamo a toglierci nella vita reale. Nemmeno davanti a Dio.

Polveri

Chi ha potuto, mercoledì, ha assistito all'antico gesto dell'imposizione delle ceneri. Una celebrazione sobria, in cui il celebrante, tracciandoci sulla fronte un segno di croce con della cenere, ci ha invitato alla conversione, ci ha ricordato che, in fondo, siamo solo polvere.
Polvere senza vita, se Dio non insuffla la sua Parola.
Polvere inutile, se non è riempita di speranza e di sogni.
Polvere che Dio riempie di immortalità.

Ce ne ricordessimo, quando passiamo il tempo a litigare per un avanzamento di carriera, quando le riunioni condominiali si trasformano in una rissa verbale, quando vediamo le starlette della televisione sgomitare e incarognirsi le une contro le altre per avere un po' di attenzione.

Ce ne ricordessimo, quando perdiamo il sonno per un progetto non riuscito, per un rimprovero del capo, per un paio di chili di troppo.
Siamo solo polvere.
Asciutto, come monito, ma reale.

Nel deserto
Gesù inizia la sua attività pubblica... fuggendola.

Entra nel deserto per pregare, per stare col Padre, per digiunare. Come Israele nel deserto del Sinai, il Dio solidale vuole condividere la pena degli uomini che non trovano sollievo.

A volte bisogna avere il coraggio di andarsene, per ritrovarsi.

Ma, anche, Gesù vuole decidere come essere Messia, come strutturare il suo ministero.

Gesù è Dio, certo, e riguardo alle cose di Dio ha una conoscenza assoluta, perché egli è il figlio di Dio.

Ma riguardo alle cose degli uomini, Gesù non vuole privilegi. Anche lui deve progettare, decidere, programmare. E la sua scelta mette i brividi.

Matteo, di cui quest'anno leggiamo il racconto, allarga la stringata narrazione di Marco e racconta dettagliatamente le tre tentazioni che Gesù deve affrontare a suon di Parola di Dio.

Come nelle dispute fra i rabbini, anche Gesù argomenta col diavolo.
Conosce la Parola di Dio, il Signore. E anche il diavolo.

Noi, invece, non subiamo nemmeno tentazioni perché ci facciamo del male da soli, ignari della Parola che ci salva. Le tentazioni sono per i santi, non per noi, discepoli mediocri.

Gesù ha davanti a sé tre messianismi: uno storico, legato alla restaurazione del regno di Davide. Il Regno del pane, della politica, della teocrazia; uno legato ai miracoli, allo straordinario, agli eventi impossibili; uno legato al compromesso col potere, come hanno saputo fare i sacerdoti di Gerusalemme con i romani, tornati al potere dopo secoli grazie al rinato tempio.
Gesù rifiuta tutte queste proposte:
non proporrà una rivoluzione politica, ma la conversione;

non stupirà le persone con i miracoli, cercherà di convincerli con la Parola;

sarà onesto col potere, anche con quello religioso, ma vero, denunciandone gli abusi.
Povero Gesù.

Illuso
È fragile, il messianismo di Gesù.

Bello ma fragile. Forse Dio è troppo ottimista nel confronto di noi uomini, forse ci crede migliori di ciò che, invece, siamo.

Glielo ricorderà l'avversario quando tornerà, al Getsemani, manifestando a Gesù il fallimento clamoroso della propria missione.

La sua predicazione appassionata, amicale, compassionevole, adulta, è stata inutile.
Forse.

E noi?
Quali uomini vogliamo essere?
Quale Dio vogliamo celebrare?

Non seguiamo l'onda delle sirene dei media, o le nostre ispirazioni.

Lasciamoci illuminare nel deserto, per purificare il nostro cuore.

E non cerchiamo un Dio che si sazia la pancia, o che ci stupisce con i miracoli, o che è ridotto a garante dell'ordine sociale.

Quel Dio, non è il Dio di Gesù.

Buona quaresima, cercatori di Dio, seguaci del folle.

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