TESTO Il seminatore uscì a seminare
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (14/07/2002)
Vangelo: Mt 13,1-23
1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».
10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». 11Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. 14Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:
Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
15Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!
16Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
18Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, 21ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».
1Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
3Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9Chi ha orecchi, ascolti».
"Ecco, il seminatore uscì a seminare". Una frase che introduce una delle parabole più citate del Vangelo.
Il Signore vuole riflettere insieme ai suoi numerosi ascoltatori sul modo, sullo stile di accogliere la Parola. Quante volte, da questo ambone di carta, vi parlo della Parola, di questa spada che ci perfora dentro, che ci schiude nuovi orizzonti perché Parola diversa, ispirata, ricolma di Dio.
Eppure è un grande mistero della nostra povertà: Dio ci parla e l'uomo stenta ad ascoltare. Un esempio? Che Parola abbiamo udito domenica scorsa? Difficile da ricordare, vero? Eppure quella era la Parola che avrebbe dovuto illuminare la nostra settimana!
Il seminatore, che è Gesù, esce a seminare. Ci immaginiamo il gesto ampio e solenne del seminatore, che non ha paura di gettare il seme con abbondanza, fin sull'asfalto, nella speranza che buchi la crosta dura del nostro cuore. Così è Dio: esagera. Non gli importa la stretta logica del guadagno, compie gesti insensati, getta con generosità la Parola sperando che buchi la dura crosta del nostro cuore. Gesù analizza poi i risultati della semina.
Il primo risultato è disastroso: il Signore semina sulla strada e il seme non riesce neppure a sopravvivere, perché arrivano gli uccelli e la mangiano. Il Signore stesso ne dà l'interpretazione: gli uccelli sono il maligno che non vuole correre il rischio che la Parola buchi l'asfalto della nostra indifferenza e della nostra abitudine. Il suo metodo? Semplice: il pregiudizio ("Sono tutte cose inventate dai preti..."), l'arroganza ("Sono bastante a me stesso..."), l'indifferenza ("Ho altro a cui pensare..."), e così ci perdiamo la vita vera.
La seconda categoria di persone raggiunte dalla Parola sono gli entusiasti un po' incostanti. Quanti ne ho incontrati! Sono quelli che, raggiunti dalla Parola, ne restano affascinati, soprattutto emotivamente. Magari è un'esperienza forte che li ha avvicinati: un pellegrinaggio, un ritiro, un gruppo, ma, appena fuori dal contesto, cominciano piano piano a lasciarsi riassorbire dalle preoccupazioni e, inesorabilmente, cadono nella dimenticanza. E' vero che oggi vivere la fede in un ambiente ostile è decisamente difficile, come il seme che cade in mezzo alle pietre, per questo è sempre più necessario vivere la fede insieme, avere degli spazi, dei momenti per ristorarsi, per riappropriarsi della propria fede.
La terza categoria è quella che, pur cresciuta, viene soffocata dalle spine. Chi, dopo aver accolto la Parola, averla maturata, averla accolta con gioia, incontra difficoltà, sofferenze, aridità e ne viene soffocato. Difficoltà sia a livello umano: una malattia, un lutto, che ci allontana definitivamente da Dio. O difficoltà di ordine spirituale: un'aridità prolungata, una fatica interiore...
Infine il seme cade su terra buona e produce frutto, in maniera diversa. In maniera diversa, rispettando la peculiarità di ciascuno, adattandosi alla vita interiore di ogni uomo. Ma, a questo punto, occorre chiedersi: qual è il terreno buono? Sono sempre rimasto un po' perplesso nel rispondere a questa domanda. Diamine: a me pare che se qualcuno dicesse: "Sì, mi sento un terreno buono che da frutto" sarebbe un po' troppo presuntuoso! Io credo che terreno buono sia chi si sia riconosciuto almeno un po' nei precedenti tre terreni. Sia chi, con semplicità, abbia sentito questa parola e abbia sentito nel suo cuore la durezza, l'incostanza, la preoccupazione. E abbia paura di perdere la Parola. Sì: solo un atteggiamento interiore di verità è terreno fecondo per la Parola.
Bene amici: lasciamo allora che, continuamente, la Parola che il seminatore getta a piene mani attecchisca nella nostra vita. Ma, mi chiedo: il seminatore riesce a buttare il suo seme? Abbiamo sempre in casa un Vangelo o una Bibbia, magari in edizione di lusso. Che giacciono impolverati. Facciamola vivere questa Parola! Diamole respiro! Lasciamo che, finalmente, il seminatore ci raggiunga!