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TESTO Traccia di comprensione per 1Sam 21,2-7b; Eb 4,14-16; Mt 12,9b-21

don Raffaello Ciccone   Acli Provinciali Milano, Monza e Brianza

VI domenica dopo Epifania (anno A) (13/02/2011)

Vangelo: 1Sam 21,2-7b|Ab 4,14-16|Mt 12,9b-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 12,9b-21

9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga; 10ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, domandarono a Gesù: «È lecito guarire in giorno di sabato?». 11Ed egli rispose loro: «Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l’afferra e la tira fuori? 12Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene». 13E disse all’uomo: «Tendi la tua mano». Egli la tese e quella ritornò sana come l’altra. 14Allora i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

15Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 16e impose loro di non divulgarlo, 17perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

18Ecco il mio servo, che io ho scelto;

il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento.

Porrò il mio spirito sopra di lui

e annuncerà alle nazioni la giustizia.

19Non contesterà né griderà

né si udrà nelle piazze la sua voce.

20Non spezzerà una canna già incrinata,

non spegnerà una fiamma smorta,

finché non abbia fatto trionfare la giustizia;

21nel suo nome spereranno le nazioni.

Lettura del primo libro di Samuele 21, 2-7b

La gelosia e la paura di Saul sono esplose contro le prospettive che, nel futuro, possa essere Davide il successore al trono e non il proprio figlio Gionata. Poiché il regno, che non è ancora ereditario, può essere destinato da un profeta o dal consenso del popolo, Saul vuole eliminare Davide, un contendente pericoloso per la sua popolarità e per la sua bravura, quale appare ormai nella valutazione di troppi. Comincia così il pellegrinare di Davide per scampare alla vendetta di Saul. Il primo libro di Samuele si dilunga a ricordare tutta l'attività partigiana del gruppo dei fuggiaschi che debbono procurarsi vettovaglie e armi. Il primo riferimento per Davide è il sacerdote Achimelech che abita in una città chiamata Nob, insieme ad altri 90 sacerdoti con le loro famiglie (22,18-19). Chiede e si fa consegnare il pane che deve essere destinato solo ai sacerdoti perché sacro. Ogni sabato vengono collocati, infatti, davanti al Signore 12 pani simboleggianti l'alleanza di Dio con Israele (Levitico 24,8) e ogni sabato vengono sostituiti con focacce fresche i vecchi panni destinati solo al consumo dei sacerdoti stessi. Davide, con il pane, cerca anche armi e non si trova nulla salvo la spada che era stata di Golia. Il sacerdote non si fa scrupolo perché si rende conto del bisogno di Davide e quindi

supera il divieto sui pani consacrati perché ritiene sia più giusto salvare delle vite umane ingiustamente accusate. Purtroppo tra i presenti, che ascoltano il dialogo e assistono al dono, c'è anche un edomita, Doeg, capo dei pastori di Saul che accuserà il sacerdote di ciò che ha fatto (21,8). E per ordine di Saul diventerà il giustiziere, massacrando i sacerdoti di quella città insieme con uomini, donne, fanciulli lattanti; e distruggendo anche tutto il bestiame. Scampa alla morte solo un figlio di Achimelech, Ebiatar, che fugge presso Davide (22,6-21).

Lettera agli Ebrei 4, 14-16

L'autore della lettera agli Ebrei presenta Gesù, il Figlio di Dio, nel giorno della croce. Egli è insieme Sommo Sacerdote che presiede il sacrificio, è l'Agnello sacrificale e primogenito del popolo dei redenti, è l'uomo in tutta la sua pienezza, ma anche nella sua fragilità; per questo soffrì e nella sofferenza si affidò all'obbedienza negli eventi nei quali cercò e trovò la volontà di Dio. Egli, per la sua esperienza, rassicura ciascuno di noi che siamo peccatori, e la sua grandezza non ci impedisce di essere a lui vicini. Egli ha condiviso tutto con noi, tranne il peccato, e perciò la sua umanità lo ha ravvicinato profondamente a noi. Egli è veramente come uno di noi e ci può capire. Perciò ci affidiamo a Lui poiché sa riconoscere la nostra fragilità, la nostra debolezza e i nostri limiti. Siamo sicuri di trovare così misericordia e compassione per tutte le nostre infermità. Egli merita la nostra fiducia che deve essere piena. Egli non ci tradisce: la sua morte per amore ci dà testimonianza. E offrendo la sua vita per amore, senza chiedere nulla in cambio, perdona i suoi carnefici. Da lui possiamo sperare la salvezza, oggi e
sempre.

Lettura del Vangelo secondo Matteo 12, 9b-21

Matteo, dopo il lungo discorso delle beatitudini e l'impostazione di un rapporto nuovo che delinea l'Alleanza tra Dio e il suo popolo (capp. 5-7), sviluppa il racconto delle opere di liberazione di Gesù in 10 miracoli, pur in mezzo a polemiche sulla fede e sulla interpretazione dell'Alleanza, con i rappresentanti di Israele (capp. 8-9).

Delineate così le parole e i gesti per il nuovo popolo che scopre il volto di Dio attraverso Gesù, inizia la missione dei 12 che dovranno nel mondo annunciare e aggregare il nuovo popolo di Dio (cap10). Matteo offre così, in questo secondo discorso del suo Vangelo, la struttura portante di questo aprirsi al mondo, suggerendo scelte, prospettive e richiami fondamentali.
Matteo, quindi, registra alcune reazioni di Gesù:

- quella di comprensione e di ammirazione per Giovanni a cui invia il messaggio profetico,

- e quello del rimprovero per le città della Galilea che Gesù aveva fin dal principio visitato: Corazin, Betsaida, Cafarnao e che non hanno accolto né hanno voluto capire il dono di Gesù.

Si direbbe la dichiarazione di un fallimento eppure si svela, nelle successive parole di Gesù stesso, l'imprevedibile mistero del Regno: "Ti benedico, Padre perché hai nascosto queste cose ai sapienti e intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" (11,25).

A questo punto il rapporto con Gesù, ormai, si fa netto: fiducia oppure scontro e diffidenza.

- I difensori della legge si sentono sicuri e superiori a qualunque nuova interpretazione. A Dio riconoscono l'inflessibilità e non la misericordia. Qualunque altra interpretazione o situazione o ipotesi affrontata dai discepoli di Gesù diventa eresia e quindi occasione per rimproverare sia loro e sia il maestro che li difende. La presenza e la volontà di Dio sono, alla lettera, irremovibili, e non esiste nessuna eccezione, né può esistere nessuna compassione. Solo così, essi pensano, si può tradurre, da parte di Dio, la vera giustizia.

- Nel rapporto con il Signore Gesù, spesso, si sono verificate discussioni sul

comportamento nel giorno del sabato e sulle guarigioni che Gesù compiva. Gli ebrei si rendono conto che l'astensione dal lavoro, secondo la legge di Dio, li ha profondamente salvati dalla mescolanza con altri popoli nelle dispersioni e nell'esilio, obbligandoli, spesso, a coerenze inimmaginabili. Perciò ritengono con la massima convinzione che non si debba sfilacciare il riposo strettissimo del sabato, anche se, nel comportamento quotidiano, si ammettono delle eccezioni. Gesù le ricorda quando parla delle preoccupazioni dei pastori per la pecora caduta in un fosso (v 11).

- Ma Gesù ricorda che guarire è bene agli occhi di Dio. Così guarire di sabato è

fondamentalmente bene e liberante. Il sabato, nella spiritualità di un buon ebreo, libera dal lavoro che può far rischiare la dipendenza idolatrica, ma esalta profondamente l'amore verso chi soffre per liberarlo e renderlo capace di operare. Tanto più che qui si tratta di un uomo con una mano paralizzata, quindi un uomo incapace di lavorare.

Il testo, per un verso, sottolineare il nuovo modo di rapportarsi con la legge di Dio, ma dall'altro ripropone, per la comunità cristiana, il nuovo volto di Gesù. "Egli è il figlio dell'uomo con un'autorità anche sul sabato" (v 8). Egli è, perciò, il capo del regno messianico, portatore di una nuova economia: "vino nuovo in otri nuovi" (9,17), attento a mettere al centro la persona umana con i suoi bisogni e la sua grandezza. E lo può fare perché Gesù è più grande del tempio. Egli, in sé, sviluppa il progetto di Dio, verifica la parola dei profeti, è la novità.

Matteo, in questa citazione imposta un preziosa catechesi per la sua comunità cristiana poiché, mentre richiama con chiarezza la nuova autorità di Gesù, così ampia, da poter raggiungere tutte le nazioni, ricorda che tale forza si sprigiona nella debolezza, nel silenzio, nel rispetto di ogni fragilità, nell'attenzione ad ogni segno di vita e ad ogni gracilità.

Così Matteo, mentre ripropone una robusta revisione critica alla mentalità inflessibile e fondamentalista nella legge, portata da persone che si ritengono sufficientemente competenti e autorevoli sulla parola di Dio, ricorda anche ai credenti una rivoluzione nella mentalità sempre risorgente che lega insieme autorità e potere, potenza e dominio, presenza e timore, garanzia di fedeltà, pena il rifiuto della scomunica.

Tutti e tre questi testi, per aspetti diversi, invitano all'attenzione alle persone che si incontrano, e, in particolare, a coloro che sono nel bisogno, a chi è fragile, a chi è debole, a chi non sa reggere. In fondo aprono orizzonti impensati che sottolineano la compassione come elemento fondamentale per ognuno e scalza la supponenza e il divieto che si contrappone alla vita e Mall'accoglienza.
Chi ha potere serva,
chi ha valori li giochi nel comprendere,

chi ha forza, la utilizzi per sostenere chi ha bisogno e non per farsi valere,

chi conosce Dio lo dimostri nella tenerezza e nella disponibilità sorprendente,

chi ha fatto esperienza del sacro, manifesti lo stupore della gratuità.

 

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