TESTO Commento su Is 58,7-8
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V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/02/2011)
Brano biblico: Is 58,7-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
Dalla Parola del giorno
Così dice il Signore: "Non consiste forse [il digiuno che voglio] nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora".
Come vivere questa Parola?
Una splendida metafora quella della luce che, trascolorando, sorge in cielo di primo mattino. Se ne serve il profeta Isaia per farci intuire com'è apprezzabile e quindi desiderabile, una vita improntata non alla chiusura, all'ammucchiare, alla paura ma alla gioia dell'apertura: quella del cuore. Da questa apertura interiore, che è condivisione e dono di sé, è evidente che scaturisca la propensione non solo a percepire i bisogni degli altri e le loro urgenze primarie, ma anche a farsene in qualche modo carico.
In questa epoca di grandi migrazioni di gente priva di pane, di casa e di lavoro, come si fa a coniugare una certa forma di religiosità con l'indifferenza o la discriminazione o la paura circa questi gravissimi problemi umani? Quando questa gente viene accusata di casi di violenza (rapine, furti, anche uccisioni) si grida contro di loro e si sprangano ancor più le porte, magari adducendo che sono nemici della fede cristiana.
Ma è proprio la nostra fede cristiana a dire che saremo beati quando ci perseguiteranno o calunnieranno accusandoci di un male che non abbiamo compiuto. È proprio la nostra fede che (sempre inscindibile dalla ragione) ci dice di non generalizzare. Se un immigrato è anche islamico fondamentalista non vuol dire che tutti gli immigrati lo siano! E se i giornali gridano più il male che fa' chiasso piuttosto che il bene silenzioso ma che esiste, io resto fermo nel voler spezzare il pane della comprensione, della misericordia e del perdono, senza paura dello straniero: uomo di carne come me. Creato da un Dio che, in Gesù, vuole salvi tutti.
A questo penserò, nella mia pausa contemplativa. Pregherò per gli immigrati e spalancherò le porte del cuore (potendo anche quelle di casa) per aiutare, nella misura del possibile, chi come me ha diritto alla vita, al lavoro, alla gioia.
Signore Gesù, che hai dato la vita per la salvezza di tutti, fa' che noi cristiani mai ci permettiamo di escludere alcuno dalla nostra volontà di amare.
La voce di un Dottore della Chiesa
Il pane che a voi sopravanza è il pane dell'affamato; il vestito appeso nel vostro armadio è il vestito di colui che è nudo; il denaro che tenete nascosto è il denaro del povero; le opere di carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi commettete.
San Basilio