TESTO Il Testimone del taljâ'!
II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/01/2011)
Vangelo: Gv 1,29-34
In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Chissà quante volte Gesù e Giovanni s'erano incontrati,
ed in quali circostanze?!
Cosa s'erano detti? Di cosa avevano parlato? Avevano pregato insieme?
Chissà quante volte Gesù s'era recato al fiume Giordano,
dove il Cugino battezzava,
per pensare, riflettere, pregare, in attesa del giorno particolare.
Finalmente accade qualcosa di speciale.
Il Maestro riceve nomina solenne da parte del Padre.
Lo Spirito l'investe, s'effonde, lo riempie.
Viene confermato Messia dal Precursore
e presentato al popolo come l'Agnello di Dio.
Giovanni il battista, il profeta precursore, la voce che grida nel deserto,
permettendo alla Parola di parlare, che prepara la via del Signore,
diventando soprattutto il suo compare:
il testimone dell'Agnello Servo sofferente,
il coraggioso amico dello Sposo,
finalmente vede realizzarsi la promessa!
Indicherà chi ora è degno d'essere ascoltato, e si deve seguire.
Mite e Mansueto, esposto debole al sopruso ed alla violenza,
l'Inviato Unto che condivide la condizione umana,
s'addosserà tutto il peccato del mondo, caricandosi del rifiuto di Dio.
Vittima che si sacrifica, martire innocente, media perdono,
ristabilendo comunione e costituendo abbondante figliolanza al Padre.
Gesù dunque ancora in cammino. Da Nazareth al fiume Giordano.
Riceverà consiglio e conferma da Giovanni il Battista,
profeta (e parente) noto e stimato in Israele,
anche lui annunciato e nato in modo straordinario.
Giovanni il battista e precursore presenterà Gesù al popolo,
perché (attraverso la ricerca) venga (ri)conosciuto.
La voce che grida, ispirato da Dio,
indicherà al Messia la figura da assumere: l'agnello!
Ecco l'Agnello di Dio! Ora lo conosce veramente!
Ecco l'uomo! Ecco il vostro Re! Dirà nel pretorio Pilato!
Giovanni è il testimone dell' Agnello (talj'')
del Ragazzo di fiducia, del Servo e Pezzo di Pane.
Tutta la fatica dell'ascolto del Battezzatore,
il suo digiuno e la sua preghiera,
convergono nell'acquisizione di questa rivelazione della Sapienza del Padre:
Il Messia, l'Inviato, l'Atteso, che assumerà il grande peccato del rifiuto di Dio,
sarà mite, inerme, sacrificato, debole e disarmato, come un agnello.
L'Innocente non prenderà le distanze. Si renderà solidale.
Non alzerà... non estinguerà... non spezzerà...:
non s'imporrà con potenza.
L'unica sua forza: la mansuetudine.
Il suo fascino: la sua benevolenza.
Ha ascoltato bene Giovanni nel deserto.
Riconosce Gesù Messia proprio al battesimo.
Anche se ha associato l'Agnello alla scure ed alla pala.
Poi le tre parole del Padre
che dice solamente tre volte
(al Battesimo, alla Trasfigurazione ed alla Risurrezione):
Questi è il Figlio mio!
Lo Spirito discende rimanendo.
Degna la sua dimora per ricevere e trattenere.
Aleggia la colomba come che plana sul nido.
Simboleggia anche Israele, e la Chiesa,
che attinge da chi rende lo Spirito.
Sì, dall'Agnello Fonte d'acqua viva viene abbondantemente elargito.
Gesù incontra il suo popolo,
che anela a lui volando come un uccello,
e lo redime!
L'Agnello richiama:
il cibo della cena della pasqua antica,
gli agnelli che ogni giorno venivano sacrificati al tempio,
il capro espiatorio sul quale si scaricavano i peccati del popolo,
il Servo di Jahvè descritto nel libro del profeta Isaia,
la vittima sacrificata innocente del profeta Geremia.
L'Agnello diventerà il simbolo del Cristo vittorioso.
Gesù verrà condannato proprio quando si cominciava
a sacrificare gli agnelli nel tempio per la festa di pasqua.
Trafitto non gli sarà spezzato nessun osso,
come nessun osso si rompeva agli agnelli che si mangiavano a pasqua:
augurio d'abbondanza di nuovi agnellini nel gregge.
Gesù l'Agnello vittorioso dell'Apocalisse, è mite ed è mansueto!
Con queste caratteristiche il Figlio di Dio
inizierà e porterà avanti con determinazione
la sua missione di bene e di pace,
in comunione col Padre di cui presenta le credenziali d'amore
(non tutte azzeccate dal Precursore, che ora scompare!).
Gesù solidale con gli uomini, con i quali condivide la condizione umana.
Che se si smarriscono nella notte come gli agnelli delle parabole,
vengono cercati per essere trovati.
Li pascerà poi Pietro prendendosene cura.
Dopo l'incontro al fiume Giordano, il Rabbino ed il Cugino,
senza gelosia ne invidia, annunzieranno l'amore di Dio.
Ognuno per la sua strada. Esempi di maturità e di libertà interiore.
Ancora oggi, grazie a Papa Sergio I (687-701) palermitano
(di famiglia siriana oriunda di Antiochia),
che prima d'essere eletto Papa fu fatto presbitero
del titolo di S. Susanna in Roma da Papa Leone II (682-683)
anch'egli siciliano di Catania
(che introdusse l'acqua santa nei riti cristiani
ed il bacio della pace nella Messa),
prima di comunicarci alla Mensa Eucaristica,
facciamo memoria delle parole del Battista,
che per ben tre volte indica il Signore: Agnello di Dio!
Esaurendo così ancora una volta,
dopo l'atto penitenziale e la formula di Consacrazione,
il nostro bisogno di perdono.
PREGHIERA
Pietà Signore per il mio bisogno di supremazia.
Pietà di me presuntuoso e vanitoso.
Pietà o Dio per tutte quelle volte che ostento di sapere tutto di te.
Pietà per tutte le immagini sbagliate che ho dato di te.
Pietà Maestro, di me prepotente e violento.
Pietà per tutte quelle volte che non sono stato un buon discepolo:
mite, umile e mansueto.
Pietà Gesù per tutte quelle volte che la gelosia di te e l'invidia per i doni altrui,
non mi hanno permesso di gioire per il bene operato al di fuori di me.
Pietà Signore per tutte quelle volte che a causa della mia incapacità a collaborare,
ho creato divisione nella costruzione del tuo Regno.
Pietà per tutte le volte che non ho ascoltato e trattato male
tutti i "Giovanni" che m'hai inviato.