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TESTO Commento su Eb 1,1-2

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Lunedì della I settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (10/01/2011)

Brano biblico: Eb 1,1-2 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

Come vivere questa Parola?

Il mistero dell'incarnazione che abbiamo appena celebrato, parla di un Dio vicino, un Dio che abolisce le distanze e stringe con l'uomo un rapporto dialogico di "a tu per tu".

Anche uno sguardo retrospettivo spinto fino a frugare in quella notte dei tempi che ha visto emergere dal nulla l'intera creazione, registra la costante presenza della Parola. Sì, in principio era il Verbo, quella Parola che è l'alfa e l'omega, abbracciando l'intero corso della storia. Una Parola che cerca un interlocutore a cui dirsi, a cui donare se stessa svelandosi.

Paolo richiama gli antichi patriarchi e i profeti che nei tempi antichi fungevano da portavoce di Dio. Un dono prezioso, ma destinato ad essere superato in maniera umanamente impensabile: Dio stesso è venuto a piantare la sua tenda in mezzo a noi. Una presenza stabile, che non soggiace alla transitorietà degli eventi, così che la Parola ci raggiunge direttamente, "in questi ultimi tempi", cioè oggi.

È stupendo scoprirsi il "tu" di Dio, chiamato per nome ad accogliere le sue confidenze! Non è poesia, ma una sconvolgente realtà che l'abitudine rischia di banalizzare. Quante volte ci troviamo ad ascoltare distratti le parole del vangelo o a sorvolare su di esse perché alle prime battute già sappiamo come la storia va a finire! E si svilisce la Parola di Dio svuotandola di quella forza fecondatrice e creatrice che può renderci creature nuove ogni giorno, se sappiamo metterci umilmente in ascolto.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi metterò in atteggiamento di docile ascolto della Parola che mi sollecita a una risposta operativa.

Donami, Signore, un cuore docile, capace di ascoltare, ruminare, custodire e tradurre in vita la tua parola.

La voce di un religioso definito la "coscienza inquieta della Chiesa"

Questo è un mondo senza misura e senza gloria, perché si è perso il dono e l'uso della contemplazione... civiltà del frastuono. Tempo senza preghiera. Senza silenzio e quindi senza ascolto... E il diluvio delle nostre parole soffoca l'appassionato suono della sua Parola.
David Maria Turoldo

 

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