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TESTO Commento su Luca 2,16-21

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Maria Santissima Madre di Dio (01/01/2011)

Vangelo: Lc 2,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, [i pastori] 16andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Con oggi inizia un nuovo anno, e in questo primo giorno dell'anno la Chiesa ci offre due temi riflessione: la "Giornata mondiale della pace", che troviamo richiamata nella prima lettura tratta dal libro dei Numeri, e Maria, madre di Gesù, che ci viene presentata come principio della nostra storia di redenti. Maria ha infatti accolto con grande disponibilità personale il progetto di Dio sulla sua vita portandoci Cristo e aiutandoci a conseguire la pace in ogni situazione e circostanza della vita.

L'augurio cristiano che ci viene fatto è quello di prendere coscienza della possibilità che ci è data di camminare, nel nostro tempo difficile, con il coraggio, la serenità e la fiducia dei figli.

Nella prima lettura, tratta dal libro dei Numeri, troviamo la benedizione di Dio per il suo popolo, benedizione che dice il volto benevolo di Dio rivolto verso di noi. Egli stesso insegna le parole di questa benedizione a Mosè e Aronne, spiegando se stesso per rendersi comprensibile agli uomini. Il Suo Nome, Jhwh, viene consegnato ad Aronne e ai suoi "figli" perché lo pongano sul popolo, quale segno di comunione tra Dio e gli uomini e questa benedizione diventa segno di vita donata da Dio a chi egli ama. Aronne benedice il popolo augurando di vedere Dio che sorride ("splendere il volto"), questo deve risuonare anche per noi come un invito ad essere capaci di vedere, al di la dei momenti difficili o faticosi della nostra vita quotidiana, in famiglia o sul lavoro, il volto sorridente di Dio che ci benedice. Anche il Salmo 66 ci ricorda il tema della benedizione, sottolineando che benedizione e sostegno, incoraggiamento, gioia, speranza e sorriso sono tra essi intimamente collegati.

Nella seconda lettura s. Paolo ci descrive l'opera di Dio: il Padre ha mandato il Figlio perché noi diventassimo figli e questo grazie allo Spirito Santo che ci è stato donato, e ci invita a passare dalla condizione di schiavo, cioè di chi è condizionato dai falsi valori della cultura dominante, alla condizione di protagonista di un grande progetto di comunità con Dio: «E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!». Quindi Dio come Padre non può che ascoltare il nostro desiderio di pace, giustizia e verità, e aiutarci a realizzarle negli ambienti in cui viviamo e soprattutto all'interno della coppia e della famiglia.

I protagonisti del Vangelo di Luca di oggi sono i pastori, considerati come dei briganti, al punto che era proibito avere qualunque tipo di rapporto con loro. Essi però, in risposta ad un messaggio ricevuto, si affrettano ad andare a vedere ciò che gli era stato annunciato e dopo aver constatato e sperimentato ciò che gli era stato detto, a loro volta l'annunciano. Essi sono gente ai margini della società, senza potere, ma che sanno riconoscere, annunciare, glorificare e lodare Dio che si è rivelato in quel bambino deposto nella mangiatoia e a cui sarà dato il nome di Gesù. Erano curiosi di vedere cosa era nato. Il nuovo ci fa sempre paura e ci mette un po' di ansia, esso supera sempre le nostre previsioni e ci costringe a rimetterci in gioco, a ridefinire gli equilibri preesistenti e a trovarne degli altri. Nel racconto Luca usa i verbi "andarono e trovarono" e dopo averlo visto "riferirono". Sono i verbi che Giovanni usa per indicare l'incontro dei discepoli con Gesù.

Maria custodiva con cura tutte queste parole-eventi, meditandole nel suo cuore. La Parola di Dio dev'essere conservata, perché è chiamata a crescere ed è destinata a realizzarsi. Anche per la madre di Dio la fede è un cammino, una ricerca lenta e faticosa. La piena luce giungerà anche per lei solo al termine della sua esistenza. Nel frattempo ella mantiene inalterati i suoi rapporti e i suoi impegni con Dio. L'atteggiamento di Maria, immobile e silenziosa, è diverso da quello dei pastori, essa è però attenta a ciò che vede ed ascolta e «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore».

Il comportamento di Maria ci ricorda che obbedire a Dio non significa rinunciare alla nostra intelligenza, ai nostri affetti, alla nostra volontà, ma accogliere la parola del Signore, il suo agire nella nostra vita, come una realtà capace di coinvolgerci completamente, di toccare il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore.

Chiediamo anche noi al Signore oggi di renderci capaci di accogliere le cose nuove che l'anno appena iniziato ci riserverà, con l'entusiasmo dei pastori e l'obbedienza e la riflessione di Maria, nella certezza di poterci rivolgere a Dio gridando Abbà, Padre.


Per la riflessione di coppia e di famiglia:

- Maria e Giuseppe costituiscono una coppia con stili diversi fondati sui silenzi e sui fatti, rivolti al progetto a cui Dio li ha chiamati, mettendo la sua volontà al primo posto. E noi?

- Gesù che si fa uomo è il fondamento della pace. Ci crediamo? Come influisce questo sui nostri comportamenti nella coppia, in famiglia, sul lavoro, nella comunità parrocchiale...?

- Luca ci ha descritto la "curiosità" dei pastori su Gesù. Essi andarono senza perdere tempo in chiacchiere ed hanno affrontato la realtà come si presentava e non per sentito dire. E noi come ci comportiamo?

 

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