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TESTO Se mi ami mi devi insegnare a volare

Marco Pedron   Marco Pedron

II Domenica di Avvento (Anno A) (05/12/2010)

Vangelo: Mt 3,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

I vangeli che ci conducono al Natale hanno due riferimenti: Giovanni Battista (questa domenica e la prossima) e Maria (l'Immacolata e la domenica prima di Natale). Per andare al Natale noi dobbiamo confrontarci, cioè metterci davanti, di fronte, specchiarci in queste due figure.

Giovanni Battista è un modello di uomo libero, autentico, non condizionato, autonomo. Maria è la donna che fa spazio, che accoglie, che si fida di sé e di Dio.
Il vangelo descrive la figura di Giovanni Battista.

Tutti noi abbiamo dei riferimenti, dei padri dell'anima, cioè delle persone che ci hanno aiutato a generare la nostra anima e il nostro mondo interiore: sono i nostri padri. Sono quelle persone che noi guardandole, conoscendole, ascoltandole, seguendole, "ci prendevano". Quelle persone di cui stimavamo la forza di animo, la tenerezza, l'amore, il coraggio di osare, la verità della parola, la radicalità delle scelte, l'esporsi anche al pericolo ma il non venire meno ai loro ideali; persone franche, vere, che non si sono mai concesse al sistema, all'opinione pubblica, al "così fan tutti", e che sono andate per la loro strada. Sono i nostri padri. Magari i nostri genitori fossero anche padri. Magari avessimo riferimenti così! Magari avessimo davanti esempi di persone che con la loro vita ci in-vitano a vivere così la nostra. Persone che risvegliano ciò che anche noi abbiamo e siamo, ma che temiamo di far uscire e nascere.

Che miti abbiamo davanti? "Campioni", "Il grande fratello", "L'isola dei famosi", eroi dove ci si svende la faccia, la personalità, la dignità per essere famosi, qualcuno; si fa di tutto pur di essere qualcuno. Personaggi disposti a tutto, a perdere se stessi, a s-vendersi pur di raccattare briciole di notorietà.

Che miti abbiamo davanti? Papà che pensano solo a lavorare, lavorare, lavorare. Non conoscono che il gergo "soldi, tasse, spendere, comprare, produrre, fare". Non sanno mostrare un sentimento, non sanno lottare per qualcosa che non produca denaro nelle loro tasche (cioè, tutto è per interesse); sono freddi affettivamente e incapaci di conoscersi, di ascoltarsi, di sapere anche solo cosa provano. Ma che figli avremo? E poi ci meravigliamo?

Che miti abbiamo davanti? Padri, religiosi, politici, funzionari del sistema, marionette, burattini che eseguono, che fanno ciò che altri dicono, come in una catena di montaggio. Non c'è nulla di personale, nulla di coraggioso. Per loro abilità è accontentare, il compromesso, risultare graditi.

Oggi la politica (e non solo!) si basa sul target, sull'opinione pubblica, su ciò che la gente vuole: non c'è un idea, un'ideale dietro, si diventa ciò che gli altri vogliono. Oggi le persone chiamano "vita" l'essere graditi, riconosciuti il più possibile: perdere la propria personalità per risultare graditi.

Quando mi capita di andare in certi bar e vedere questi uomini che passano le giornate davanti alle slot machine, davanti alle macchinette mi chiedo dov'è finita l'energia maschile? Oppure questi uomini "lamentoni": si lamentano per la politica, per la società, per la moglie, per i figli, per tutto. Ma dov'è finita l'energia maschile?

Quanti uomini hanno paura dei loro sentimenti: sono emotivamente handiccapati. Si emozionano solo per la loro squadra di calcio o per una moto, per un auto, per una donna svestita vista in tv. E per tua moglie? E per i tuoi figli? E per ciò che vedi?

Molti uomini non sanno più dire: "Ti voglio bene; sei importante per me; sto bene con te; sei la gioia e la luce della mia vita". Tengono tutto dentro. Si credono forti ma in realtà sono freddi.

Altri uomini, invece, vivono nella paura di tutto: temono cosa dirà la gente, cosa diranno gli altri, hanno paura di far scelte, di deludere, di mettersi in cattiva luce rispetto alla propria madre o alla società. Sono delle "pappamolle": non c'è midollo in loro, sono solo servizievoli, buoni. Ma che uomo sei? Sei senza struttura, "spalmato" come la marmellata.

L'uomo per migliaia di anni è sempre stato quello che usciva fuori e cacciava: l'uomo difendeva la sua donna e i suoi figli; l'uomo lottava per la giustizia e per la verità; l'uomo provvedeva al sostentamento e che la legge fosse rispettata; l'uomo di interessava e si coinvolgeva nella società.

Che modelli maschili hanno davanti i nostri figli? Cosa possiamo realisticamente aspettarci da loro?

Allora guardo a Giovanni Battista che non aveva paura dell'opinione, che lottava per ciò che credeva, che aveva il coraggio di esporsi e di pagare di persona e cerco di attingere, di imparare da lui.

E vorrei anch'io avere il coraggio di rischiare per qualcosa di giusto, per la verità, per gli altri, per qualcosa di grande, per qualcosa per cui valga la pena di esistere e di spendersi.

Giovanni Battista fu certamente un riferimento per Gesù.

Tutti noi abbiamo delle persone che divengono riferimenti, modelli d'imitazione, che, ammirandoli, plasmano le nostre stesse forze nascoste che vediamo in loro. Certo è un po' diverso avere come riferimento davanti agli occhi Loredana Lecciso invece che un animatore di un gruppo. Guardate ai riferimenti dei vostri figli e potrete intravedere cosa diventeranno.

Gesù stesso fu discepolo di Giovanni Battista, lo seguì e si fece battezzare da lui. Giovanni Battista fu imitato dal Maestro e fu maestro del Maestro. Poi Gesù ad un certo punto si distanziò e fece la sua strada.

Matteo presenta Giovanni Battista nel deserto. Ma chi ti ascolta nel deserto? Nessuno. E perché allora Giovanni si trova nel deserto?

Il deserto è il luogo dove tutti dobbiamo andare per essere liberi. Nel deserto ci sei tu e tu. Nel deserto si impara a stare con sé, a non essere dipendenti dal giudizio della gente, a non farsi contaminare dalle mode, dalle idee, dai luoghi comuni. Nel deserto tu incontri te stesso. Chi non sta con sé non sa stare con nessuno. Se non so stare in piedi con le mie gambe perché dovrebbero prendermi in braccio gli altri? Il deserto è il luogo dove io mi metto davanti a me stesso e mi devo guardare: "Questo sono io. Mi accetto o mi rifiuto? Mi detesto o mi accolgo? Che si fa?". "Se qualcosa devi costruire, questo (cioè tu) è l'unico materiale che hai a disposizione. Che si fa?".

C'è un momento nella vita in cui nessuno ci può e ci deve più aiutare.

Il deserto è il momento decisivo della vita in cui decidiamo se vivere e affermarci al di là degli altri, se rischiare e osare di stare soli, se avere il coraggio di stare con noi e di amarci oppure se per paura decidiamo di abdicare a noi per appoggiarci sempre a qualcuno, se essere sempre dipendenti da qualcuno o da qualcosa. In quel momento devi decidere se tu ci puoi essere per te. In quel momento devi decidere se tu ti abbandonerai o se potrai contare su di te. In quel momento tu devi decidere se amarti o no. Nessuno lo può fare per te. In quel momento tu ti trovi da solo di fronte alla vita e a te stesso, di fronte ad un universo che è a volte ostile e nemico.

Ci si sente persi perché non c'è più nulla su cui contare che non su di sé. E trovarsi da soli fa piangere, si piange tutta la disperazione, la paura, l'angoscia e il terrore che comporta vivere. Si sta male da morire (quasi); si piange "come dei vitelli" ma se si va fino in fondo, senza scappare o fuggire, si diventa forti. Allora non si teme più la solitudine (cioè, stare con sé); allora si può avere il coraggio di non abbandonarsi, di star bene con sé (e confidare in sé) anche se tutti dicono e vivono il contrario. Allora non si dipende più dagli altri. Allora l'uomo è libero, e l'uomo libero nessuno lo può fermare.

Questo è il deserto. Per questo Giovanni Battista, Gesù, devono andare nel deserto: questione di libertà.

Giovanni Battista vive come un beduino del deserto. La cintura di cuoio ricorda il profeta Elia che era vestito in maniera simile. Il suo vestito era fatto di pelle di cammello e questo violava le prescrizioni giudaiche di purezza. Giovanni Battista si disinteressa delle leggi religiose esteriori. A lui interessa la verità. E' un uomo selvatico, uno che non guarda in faccia nessuno. Se uno ha troppo bisogno di piacere a tutti (gli altri, la mamma, il partner, gli amici, la società), dal vivere in armonia con tutti, non diventa mai un Giovanni Battista. Giovanni non mangia i cibi della società ma cavallette e miele selvatico, il nutrimento degli esclusi, degli emarginati. E non veste secondo la moda "in" di Gerusalemme.

Giovanni non ha bisogno di maschere esterne, né di lifting, né di mostrarsi giovane, né di mostrarsi "macho" o muscoloso, né di esibire la sua potenza o i suoi soldi, perché è l'uomo coerente, in contatto con sé, trasparente, che trova in sé la sua ragione d'essere e di vivere.

Guardo a questi uomini televisivi "perfetti", "rifatti" chissà quante volte, ma senza vita. Guardate l'espressione degli occhi, del volto: sembrano statue, sono senza vita, non c'è espressività. C'è una bellezza mortale, che sa di non vivo, di artefatto, di costruito. Ti chiedi: "Ma che ci sia qualcosa dietro? Che ci sia qualcuno dentro?".

E mi ricordo Madre Teresa: questo volto pieno di rughe, segno di vita, di lotta; di chi s'è appassionato, ha vinto e ha perso; di chi s'è giocato, di chi ha pianto, ha amato, ha rischiato, ha osato e si è fidato. Questi occhi pieni di luce e di luminosità; occhi profondi che ti entravano e che ti scavavano nell'anima. Il suo volto era rugoso ma pieno di pace. La pace di chi aveva armonizzato e riappacificato le forze disgregatrici della vita; di chi aveva trovato una fiducia oltre ogni guerra; di chi aveva trovato un giardino oltre ogni morte; di chi aveva trovato un amore per cui spendersi del tutto: un volto che emanava calma, pace, presenza di Dio. Una bellezza piena di vita, di forza di vivere; una bellezza dove l'anima traspare negli occhi e nel volto.

Giovanni Battista ha coscienza della sua missione. Lui è voce di uno che grida nel deserto. Sa che non sarà ascoltato, sa che lo derideranno, sa che rischia grosso, ma lui ha un dovere verso la verità.

È l'uomo che dice: "Se non cambi ti capiterà qualcosa di brutto". Non ci piacciono queste persone eppure ne abbiamo così bisogno. Abbiamo bisogno di persone che ci sveglino dal nostro torpore, che ci diano una scrollata, che ci scuotano, che ci diano quattro sberle prima che sia troppo tardi.

Il profeta è colui che ti vede dentro e che ti dice (non per farti paura, non perché tu preveda il futuro, ma perché è ovvio che ti capiterà così se tu vivi in un certo modo): "Se non cambi ti ammalerai! Se non cambi morirai dentro. Se non cambi ti lascerà. Se non perdoni vivrai nell'odio per sempre. Se non esprimi la tua rabbia ti verrà la gastrite. Se non smetti di dirti "balle" non ne uscirai. Se non piangi non potrai più emozionarti. Se non ti prendi cura della tua anima ti condanni all'infelicità. Se non ti fai aiutare da solo non ce la farai mai. Se ti nascondi dietro alle maschere ti perderai. Se non esprimi i tuoi sentimenti ti condanni all'inferno del cuore".

L'uomo libero è l'uomo che ama in maniera dura. A volte la sua verità ferisce perché ti svela ciò che non vorresti vedere e poiché non ha bisogno del consenso o dell'approvazione di nessuno, né del voto o dell'appoggio, può permettersi di dire le cose nella loro realtà.

Ci fa male che uno ci dica certe cose, che uno sia in grado di smascherarci, di guardarci dentro, di vedere le nostre ipocrisie, i nostri nascondigli, le nostre falsità. È l'amore duro, quello che chiama le cose con il loro nome.

Amore non è solo proteggere o difendere o custodire o non volere che l'altro soffra. L'amore, certe volte deve dire: "O lo fai o non cresci. Questa cosa o la fai tu o non la fa' nessun altro. Sei responsabile della tua vita, non ti lamentare. Sei grande, non piangerti addosso. Adesso vai e lo fai anche se hai paura. Mi dispiace questa cosa la devi fare tu e non io. O vai o stai: scegli. Se non lo farai tu, io non lo farò. Qui ti devi arrangiare da solo: io non ti aiuterò perché questa cosa la devi fare tu". Perché se ti tratto sempre da bambino, tu rimarrai un bambino. E, invece, devo aiutarti a diventare adulto, a non avere più bisogno di me, a mostrarti che sei in grado di farcela da solo. L'amore rende autonomi non dipendenti. L'amore duro (vero) è quello che ad un certo punto dice: "Fuori". Le aquile del Colorado nidificano tra le alte rocce. Quando i piccoli sono abbastanza cresciuti e continuano a farsi mantenere da mamma e papà-aquila, e non vogliono uscire dal nido per affrontare il volo, un giorno vengono presi dai genitori e portati alti alti. Lì vengono mollati precipitando giù. I piccoli strillano e gridano per la paura di morire e solo un attimo prima che si sfracellino a terra vengono ripresi dal padre. È un amore duro ma necessario altrimenti non impareranno mai a volare.

Se mi ami, mi fai le coccole; ma se mi ami davvero mi devi insegnare a volare anche se io ho paura, anche se io non voglio, anche se io ti do contro. Se mi ami mi devi buttare fuori. Se mi ami mi devi dire di "no".

Molti accolgono la parola del Battista ("accorrevano da Gerusalemme, dalla Giudea e dal Giordano e si facevano battezzare"); altri no. Giovanni Battista è l'uomo autentico dove la verità e la libertà hanno vinto la paura degli altri. Quando arrivano i farisei e i sadducei lui non ha paura: "Razza di vipere, forse riuscite a raccontarla alla gente, nascondendovi dietro al fatto che siete religiosi ("abbiamo Dio per padre; io credo padre; io sono battezzato") ma non a me e neanche a Dio. Pensate che non vi veda. Non giustificatevi. Siete falsi.".

In certe persone non si capisce mai cosa pensano, cosa rimuginano, cos'hanno dentro. C'è una doppia faccia su tutto: possono ridere con te e pugnalarti fra un'ora. Non si sa mai se puoi fidarti o no. Quante persone non si espongono mai e agiscono tutto da dietro le quinte. Uomini veri, autentici che fanno quello che dicono e che dicono quello che fanno; uomini che vivono ciò che dicono e che dicono solo ciò che vivono: abbiamo bisogno di questi uomini.

La bugia dei farisei e dei sadducei è la giustificazione: "Abbiamo Abramo per padre". Le persone adducono montagne di giustificazioni: "La mia infanzia; sapesse dove sono vissuto; non c'è mai tempo; non potevo, dovevo lavorare; ero da solo, nessuno mi aiutava; è il mio carattere; se sapesse quanto sto male io; è facile parlare quando non si è dentro".

"Ah padre io non vengo mai in chiesa ma sono un buon cristiano lo stesso". Ma guardi che non deve giustificarsi; qui nessuno giudica ("io no, non so lei!").

Le bugie più grandi (giustificazioni) sono: " Se io fossi al suo posto" e "se avessi tempo". Ma giustificarsi vuol dire sentirsi colpevoli e tentare strade per dimostrare che non lo si è.

Giustificarsi vuol dire tentare di fare giusta una cosa che non lo è. È la falsità, lo stravolgimento della realtà. A volte si sentono i discorsi delle persone: "Non è poi così grave (= cerchiamo di sminuirne la portata). Fanno così tutti (= ho sbagliato ma lo fanno in tanti); nessuno è perfetto (= ho sbagliato molto ma non è poi così grave); perché non dovrei farlo io? (= anch'io voglio guadagnare dal mio comportamento disonesto)".

Si tenta di addormentare la propria coscienza; si tenta di dirsi che in fondo in fondo non è stato così grave. Ma chi si giustifica (= farsi giusto) si accusa. Chi si giustifica tenta di dimostrare a sé e agli altri che sì ha sbagliato, ma che in fondo in fondo non è poi così grave. È lo stravolgimento della realtà, perché si tenta di passare per bene o per quasi bene ciò che è male. Chi si giustifica si dice delle bugie, ma mente prima di tutto a sé. E chi si mente non sa più riconoscere cosa è bene e cosa è male; fa confusione e con il tempo non sa più distinguere cosa è luce e cosa è buio, cosa è forza e cosa è debolezza, cosa gli fa bene e cosa gli fa male, cosa è amore e cosa è violenza o possesso. Chi si mente, chi tenta di giustificarsi, si nasconde le cose (non vede ciò che dovrebbe vedere) e non riconosce più la pericolosità delle sue azioni, delle sue parole, del suo non fare niente, del suo non-intervenire, del suo non curarsi di certe cose.

È come dire: una tigre è entrata nella mia casa e io mi dico delle bugie sulla cosa: "Non c'è, se ne sarà andata; ma non è così grave; ma cosa vuoi che mi faccia". Ma la tigre c'è e prima o poi ti sbranerà. E' ovvio. "La scure è posta già alla radice degli alberi: ogni albero che non porta frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile". Se non ti giustifichi saprai esattamente cosa ti capiterà. Se ti giustifichi ti capiterà lo stesso ma ne sarai sorpreso.

Pensiero della Settimana
Rinunciare ad essere ciò che possiamo essere
è la peggiore delle disperazioni.

 

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