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TESTO Commento Luca 10,1-12

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

Giovedì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (03/10/2002)

Vangelo: Lc 10,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Missione e annuncio, monopolio della casta sacerdotale, se non in teoria almeno in pratica... Gesù chiama tutti i battezzati ad annunciare il Vangelo, a farsi carico dell'annuncio, a prendersi a cuore il servizio alla Parola. Mi chiedo, talvolta con ansia: chi porta l'annuncio del Vangelo in quelle situazioni in cui io, prete, non riuscirò mai ad entrare? Nell'albergo pieno di turisti, in discoteca con i giovani, in politica, nelle Pro-loco, in ufficio? La comunità langue per assenza di missionarietà, le chiese si svuotano non perché la gente è cambiata o perché il Vangelo non perfora i cuori, ma perché le nostre parole sono stanche e ripetitive, lontane dalla realtà che la gente vive quotidianamente. Se ascoltassimo lo Spirito e diventassimo testimoni! Badate: non eroi, né maestri (quanti salgono in cattedra di questi tempi) ma testimoni: compagni di viaggio che hanno qualcosa da dire, una notizia sconvolgente da portare. Gesù ci manda, ci spinge: ci invita a pregare per avere operai per la messe, a entrare nelle città, a condividere, a guarire, a proclamare. Con uno stile particolare (non vendiamo enciclopedie), con la priorità all'esperienza (poche prediche, per favore...), in un atteggiamento di condivisione reale di chi non si vergogna né si dimentica di essere cristiano. Provocavo all'acido, tempo fa, davanti a dei giovani: "Se stasera un amico vi telefonasse che si vuole uccidere, che direste?". Già: a parte i luoghi comuni triti e ritriti ("bisogna vivere, la vita è bella, eccetera..." ) cosa o chi avremmo da portare? Il nostro mondo grida di sete di pienezza e noi cristiani, trasformati dall'incontro, abbiamo qualcosa da dire, qualcuno da portare. Ma, lo dico spesso, inutile illudersi: fa luce solo chi è illuminato, scalda solo chi brucia. La Chiesa non è una holding del sacro, una multinazionale del Vangelo. Quindi il rischio dell'eccessiva professionalità è sempre da tenere presente e da evitare come tentazione. Al contrario: la priorità è alla Parola che passa attraverso le nostre parole, all'Annuncio che passa attraverso i nostri discorsi, alla Luce che passa, nonostante tutto, attraverso le nostre opere. Perciò ci rallegriamo perché i nostri nomi sono scritti nel cielo. Certo, questa è la gioia più grande che distribuiamo a piene mani: siamo preziosi agli occhi di Dio.

Con le nostre parole, Maestro, prepariamo la tua venuta, con la nostra comunione anticipiamo la grande comunione tra gli uomini, cittadini del mondo e discepoli; Signore, vogliamo davvero parlare di te oggi, per renderti presente ai fratelli che incontreremo.

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