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TESTO Commento su Luca 21,34-36

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Sabato della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (27/11/2010)

Vangelo: Lc 21,34-36 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo.

Come vivere questa Parola?

Ritorna spesso, in quest'ultimo periodo dell'anno liturgico, l'invito a vegliare. Ed è significativo che impegni la nostra meditazione anche oggi in cui l'anno si chiude.

Vegliare è l'opposto di sonnecchiare o dormire: dice vivacità di attenzione, agilità e prontezza - soprattutto in questo contesto - per non cadere nel laccio dell'impreparazione ad affrontare gli avvenimenti ultimi e la venuta del Signore.

Vegliare in ogni momento significa avere in mano la propria vita, non lasciarsi andare in preda all'onda di quel che capita o si dice intorno. Vegliare è la consapevolezza che la vita è un dono prezioso, se, appunto, la sia vive pienamente con quella forza che, come dice il testo, ci viene da Dio, quindi dal nostro perseverare nella preghiera.

A una lettura superficiale questa parola può forse destare in noi un senso di timore. Ma se vai più a fondo, ti accorgi che l'invito a vegliare è l'invito a uscire da quei lacci che sono il lasciarsi prendere interiormente dall'attivismo e da tutto ciò che, nella nostra vita, è relativo. Una cosa sola è, in fondo, necessaria. Una sola è definitiva. Proprio l'incontro con quel Dio Sposo, il tutto dell'anima e del cuore che verrà per ognuno di noi a colmare ogni vuoto esistenziale, a rendere radioso e colmo di amore significante quello che qui è lacunoso, imperfetto, e come ferito. Vegliare dunque diventa sinonimo di attendere. Non attendi un lutto, ma una festa. Non l'ombra di un morto ma la radiosa luce del Risorto.

Su questo mi soffermo oggi in pausa contemplativa e prego:

Signore, destami sempre alla consapevolezza del tuo essere amore e donami un cuore vigilante.

La voce di un santo

Fabbrichiamoci dunque una Città e una Casa che metta capo in Cielo. Lassù ognuno ha casa propria fabbricata da lui, ognuno ha giardino da lui piantato. Ma guai a chi non vi pensa e non vi si prepara fin d'ora.
San Gaspare del Bufalo

 

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