TESTO Commento su Luca 21,5-11
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Martedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (23/11/2010)
Vangelo: Lc 21,5-11
Dalla Parola del giorno
Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Come vivere questa Parola?
Il tempio di Gerusalemme, ai tempi di Gesù, s'imponeva per solennità meraviglia e dovizia di ornamenti artistici e preziosi. Era espressione del potere politico economico e religioso ad un tempo. Con sconfinamenti, poco esemplari, di un potere nell'altro.
Farisei Scribi e Dottori della legge: la classe alta di allora ne andava fiera, quasi rappresentassero la divinità stessa. Eppure, anche rispetto all'assolutizzazione del tempio di Gerusalemme, Gesù si mostra stupendamente libero e capace di relativizzarne il significato. Non solo perché le mura e le meraviglie della dimora di Dio non sono Dio stesso, ma anche perché vanno viste e valutate alla luce di un fatto inoppugnabile: quello della caducità di tutte le cose di quaggiù.
La storia è qui a dire del sovrapporsi di civiltà, del succedersi di uomini, di fatti, di cose. Anche i monumenti più maestosi, come quelli eretti dagli imperatori egiziani, non reggono al tempo e vengono sepolti da ondate di sabbia.
È dunque una lezione per noi, che la supponenza di una società dominata dal potere tecnologico, rischia di rendere alienata dentro illusioni di autonomia assoluta, perfino dal tempo. Tutto passa! Quel che è legato alla caducità delle cose terrene viene meno. Tutto passa di quel che è deteriorabile e perciò morituro. Però quel che in noi appartiene a Dio: quel che arde e fa luce come la verità, la bontà, il coraggio, la speranza, la misericordia, non andrà mai distrutto. È consolante pensarlo nella mia pausa contemplativa di oggi.
Gesù, mia gioia è vivere con te e di te che sei la vita stessa: intramontabile e piena.
La voce di un sapiente indù
La vita è come un ponte: attraversala pure, ma non pensare di costruirci sopra la tua casa.
Anonimo indù