TESTO Commento su Luca 20,27-40
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Sabato della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (20/11/2010)
Vangelo: Lc 20,27-40
Dalla Parola del giorno
Infatti, non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, perché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio.
Come vivere questa Parola?
Gesù non entra in polemica con i sadducei, che non credevano nella risurrezione dei morti e di solito se ne facevano beffa.
Gesù replica con autorità sottolineando la nuova qualità di vita che la risurrezione comporta: siamo come gli angeli, figli di Dio che vivono per Lui. Egli parla di una vita del tutto nuova in cui non c'è più bisogno né di matrimonio, né di generazione. Gesù, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio, per la sua morte e risurrezione, ci ha uniti a sè come figli/figlie della risurrezione: "Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi ... Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura" (Sap 1,13;2,21).
Quindi con Gesù noi camminiamo verso la pienezza della vita: "Dio non è dei morti, ma dei viventi perché tutti vivono per lui".
Nella mia pausa contemplativa oggi, medito sulla grandezza della vocazione cristiana e sulla prospettiva che mi si apre dinanzi: "Riconoscerete che io sono il Signore quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri. Farò entrare in voi il mio Spirito e rivivrete" (Ez 37,13).
Dio, Padre mio, che sempre perdoni le mie infedeltà, prendimi per mano perché possa camminare con fiducia verso il tuo regno di amore e di vita eterna.
Un santo vescovo
Venite, dunque, o genti tutte, oppressi dai peccati e ricevete il perdono. Sono io, infatti, il vostro perdono, io la Pasqua della redenzione, io l'agnello immolato per voi, io il vostro lavacro, io la vostra vita, io la vostra risurrezione, io la vostra luce, io la vostra salvezza, io il vostro re. Io vi porto in alto nei cieli. Io vi risusciterò e vi farò vedere il Padre che è nei cieli.
Melitone di Sardi