TESTO Commento su Luca 9,7-9
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Giovedì della XXV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (24/09/2009)
Vangelo: Lc 9,7-9
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7Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», 8altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». 9Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.
Erode non sa spiegarsi la missione e le ragioni del successo del Nazareno. Fantasmi lo perseguitano, sangue che gronda dalle sue mani di re fantoccio che si fa comandare dalla stizza di una concubina. Chi è mai costui? Il Battista? Erode caccia il pensiero con forza: ancora gli duole la decisione presa, da alticcio, durante un festino, di far uccidere quel profeta che egli, nonostante tutto, ascoltava volentieri e stimava. Decisione presa per non sfigurare, per non ledere la sua immagine davanti agli invitati, a causa di una stolta promessa fatta ad una adolescente. Chi è mai quest'uomo? Ancora oggi, dopo duemila anni di fatiche e di emozioni, il Nazareno fa discutere di sé: chi è mai quest'uomo? Un esaltato? Un folle? Un profeta? Un idealista? Gesù scuote, inquieta, smuove, emoziona, fa rabbrividire. È e resta un mistero per i potenti di ogni tempo che tentano di eliminarlo o di imitarlo o di blandirlo. Ma Gesù, libero, forte, presente, ancora accompagna i suoi discepoli. I regni crollano, i potenti scompaiono, la Storia, la grande mietitrice, tutto livella, tutto scompone. Ma Gesù, intatto, resta. E noi con lui.