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TESTO Commento su Luca 5,33-39

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

Venerdì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (04/09/2009)

Vangelo: Lc 5,33-39 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 5,33-39

33Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». 34Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».

36Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. 37E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. 38Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. 39Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

Gesù non sembra proprio un profeta e glielo si fa notare: si comporta liberamente nei confronti delle prescrizioni rituali, non digiuna come il Battista, anzi è accusato di frequentare i salotti dei ricchi e dei pubblicani e di essere un gaudente, un mangione e un beone. Gesù non appare come un uomo religioso e devoto come ce lo immaginiamo, anzi... Quanto inganna l'apparenza! Gesù è libero interiormente, anche dallo stereotipo del pio israelita di ieri e di oggi. Lui, che pure vede Dio faccia faccia, è, nel contempo, un uomo concreto, saldamente realista, un uomo che sa emozionarsi, che si compromette. I suoi interlocutori ragionano in maniera antiquata, schematica, secondo la tradizione che Gesù recupera e supera: il vino nuovo del vangelo va contenuto in botti nuove, perché la novità può spaccare vecchi meccanismi. Ma quanto è duro abbandonare ciò che si conosce per qualcosa di nuovo! Si sa che il vino vecchio è migliore!, pensano tutti. E se, invece, si fosse inacidito? Gioiamo, oggi, perché lo sposo è con noi, perché la fede è luce e danza, non mortificazione ma vivificazione.

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