TESTO Commento su Matteo 24,42-51
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
Giovedì della XXI settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (27/08/2009)
Vangelo: Mt 24,42-51
«42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
45Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? 46Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! 47Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. 48Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, 49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, 50il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, 51lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».
Prega con noi, oggi, santa Monica, madre di sant'Agostino, che celebreremo domani. Una donna e una madre che ha vissuto con passione la propria fede che ha avuto la gioia, prima di morire, di vedere condivisa dal figlio.
Vigilate. L'invito di Gesù è costante, in tutto il suo vangelo. Anzi, è uno degli inviti più pressanti fra quelli che Gesù rivolge ai suoi discepoli. Vigilare per conservare la fede, vigilare per evitare che la luce interiore si spenga, vigiliare per accorgersi della presenza del Maestro. Forse, amico lettore, dirai: con tutto quello che ho da fare, l'ultimo dei miei problemi è quello di restare addormentato! No, amico: vigilare non è il contrario di dormire, ma di dimenticare. In questi nostri tempi frenetici, in cui l'anima sempre più si distanzia dalla vita e siamo travolti dalla ferocia delle cose da fare per vivere (figuriamoci, poi, per chi non si accontenta di vivere e vuole strafare!), è difficile conservare la fede. La soluzione è uno sforzo, un'ascesi che orienti la nostra quotidianità verso la presenza del Signore. La preghiera fedele, la partecipazione all'eucarestia festiva, la possibilità di fare qualche giorno di ritiro durante l'anno, ci sono essenziali per restare cristiani. Come fece Monica, afflitta per la lontananza spirituale del figlio che, perseverando nella preghiera, ebbe la gioia, prima di morire, di vederlo convertito e felice.