TESTO Commento su Matteo 22,1-14
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Giovedì della XX settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (20/08/2009)
Vangelo: Mt 22,1-14
1Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
L'incontro con Dio è un banchetto nuziale, non un funerale di prima classe. Quando entro in alcune chiese durante l'assemblea domenicale, ho l'impressione di avere sbagliato Dio... Che facce tristi ed annoiate! Certo, a volte anche il celebrante ci mette del suo per ingrigire il tutto, confondendo la serietà con la noia mortale. Eppure anche noi, come gli invitati della parabola, abbiamo cento milioni di cose da fare, molto più importanti della nostra felicità. È vero: il nostro tempo non ci aiuta certo a riflettere, a vivere con intensità e verità l'aspetto spirituale della nostra vita, ma per accorgerci di Dio dobbiamo lottare (ascesi!) per ritagliare uno spazio interiore che ci aiuti a percepire la sua presenza. Nessuno si "merita" Dio, davanti a lui siamo tutti mendicanti e nessuna buona opera potrà mai avvicinarci a colui che si dona gratuitamente. Ciò che ci è chiesto è di indossare la veste bianca dell'autenticità e della purezza spirituale, del desiderio nudo e crudo, dell'ammissione del proprio limite. Così facendo, stupiti dell'onore di banchettare con Dio, potremo davvero sperimentare ed annunciare la misura della sua tenerezza per noi. E diventare testimoni del banchetto.