TESTO Commento su Marco 8,27-33
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
Giovedì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (15/05/2008)
Vangelo: Mc 8,27-33
Oggi Gesù pone a ciascuno di noi la domanda: «Tu, chi dici che io sia?». Per me, solo, dentro, senza l'assillo di dare risposte sensate o alla moda, senza la facciata e l'immagine da tenere in piedi, senza risposte imparate a memoria, per me, nudo, chi è Gesù? Forse, per me, Gesù è una speranza, una nostalgia, una tenerezza, la tenerezza del sogno dell'uomo che vorrebbe credere in un Dio vicino, che condivide, che partecipa. Attenti, però, al rischio "catechismo": «Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio». Bella affermazione, ma così lontana dal cuore! La folla lo aveva riconosciuto il Messia; così i discepoli, così gli apostoli, così la comunità di Roma a cui Marco indirizza il suo Vangelo. Ma, in realtà, lo conosciamo? Gesù, subito, presenta ciò che significa essere "Cristo": donarsi fino alla morte. Ma, come... noi vorremmo un Dio onnipotente, efficiente, che intervenga a sanare le nostre malattie! Dov'è? Sicuramente c'é, ma dopo essere passato nella scandalosa logica della croce. Non dite che Gesù è Cristo, se prima non siete saliti con Lui sulla croce. Non osate fare questa affermazione, se prima non avete assaporato l'esagerazione e la sofferenza del dono, se prima la vostra vita non è stata arata e scavata dal solco della croce. La croce che diventa misura del dono, giudizio sul mondo, unità di misura del modo per amare il fratello. Anche Pietro e gli altri dovranno passare per il Golgota, prima di entrare definitivamente nella dinamica del Regno