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TESTO Commento su Luca 18,9-14

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

Sabato della III settimana di Quaresima (01/03/2008)

Vangelo: Lc 18,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Il fariseo della parabola dice il vero: vive la fede con entusiasmo, pratica la giustizia, è un fedele modello. E sa di esserlo: guarda con sufficienza e disprezzo il pubblicano (che è davvero peccatore!) e ne prende le distanze. Il pubblicano, invece, non osa alzare lo sguardo: conosce il suo peccato, non ha bisogno di fare l'esame di coscienza, glielo ha già fatto il fariseo! Solo chiede pietà. Anch'io faccio fatica a guardarmi con equilibrio. Fatico a non deprimermi nei momenti di difficoltà, in cui emergono più evidenti i miei limiti e i miei difetti. Fatico a non tentare di mostrare il mio "meglio" quando sto con gli altri. Ma, soprattutto, fatico a paragonarmi agli altri in maniera serena. Se capissimo di essere unici, imparagonabili! Se sapessimo amarci come Dio ci ama, senza eccessi! No, non ho bisogno di guardare al peggio o al meglio di chi mi sta intorno per esaltarmi o deprimermi, specialmente nella fede. L'errore del fariseo è proprio questo: è giusto e sa di esserlo, non ha compassione né misericordia. Misericordia e compassione che - invece - Dio ha verso il pubblicano. È una bella sfida per il discepolo: trovare l'equilibrio in se stesso, senza cercare colpevoli "fuori", senza autolesionismo depressivo, consapevole della propria fragilità e della propria grandezza, perdonato che sa perdonare, pacificato che sa pacificare. Uno che esce cambiato dalla preghiera.

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