TESTO Commento su Matteo 6,7-15
Paolo Curtaz Ti racconto la Parola
Martedì della I settimana di Quaresima (12/02/2008)
Vangelo: Mt 6,7-15
La preghiera è il polmone che ci permette di restare in profonda comunione col Signore e con noi stessi, è lo sguardo che rivolgiamo verso Dio per cogliere il senso profondo della nostra vita. Il rapporto tra Gesù e la preghiera ci insegna molte cose su questa realtà. Siamo abituati a pensare che la preghiera sia una lista di richieste da fare a Dio, sperando in un suo intervento, specialmente nei momenti difficili della nostra vita. Gesù ci ricorda due elementi fondamentali: il primo è che, quando preghiamo, ci rivolgiamo ad un Padre, non a un despota. Un Padre che sa ciò di cui abbiamo bisogno, che non si fa "pregare" per esaudirci! Se ciò che chiedo non sempre viene esaudito è perché non è immediatamente e totalmente il mio bene, qui e ora. Fidarsi di Dio non è semplice, abbandonarsi completamente a lui, lasciandogli fare il suo mestiere, mai scontato. Il secondo aspetto della preghiera riguarda la sua concretezza: Gesù chiede di perdonare, visto che si è chiesto perdono. La preghiera non può non cambiare la nostra vita, né lasciarci indifferenti. Se usciamo dalla preghiera quotidiana come vi siamo entrati, è perché non è salita verso Dio ma è rimasta nel limitato orizzonte delle mie necessità. Prendiamo a cuore, oggi, la recita dell'unica preghiera che Gesù ci ha insegnato, recitiamo col cuore aperto il Padre Nostro come un tesoro prezioso, come un bene scoperto ed inatteso, e consapevoli della nostra fragilità, anche noi come gli apostoli chiediamo: «Maestro, insegnaci a pregare».