TESTO Commento su Marco 3,20-21
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Sabato della II settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (26/01/2008)
Vangelo: Mc 3,20-21

20Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. 21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Timoteo e Tito sono due tra i primi collaboratori di Paolo, responsabili delle prime comunità fondate da Paolo, destinatari di alcune sue lettere. Affondiamo le nostre radici nella vivacità del primo cristianesimo e impariamo da questi santi a rinvigorire le nostre stanche comunità...
Oggi ricordiamo Timoteo e Tito, due dei primi responsabili delle comunità cristiane evangelizzate dal grande Paolo, a loro Paolo indirizza tre lettere straordinarie per intensità e contenuto che illuminano il ruolo del vescovo secondo Paolo. Così accadeva: Paolo evangelizzava le comunità ebraiche in mezzo a cui si veniva a trovare, una volta battezzati i discepoli, restava con loro per alcuni mesi, per poi affidarli ad uno dei membri della comunità, un anziano (un esperto) nella fede, un presbitero e affidargli la cura della comunità. Le pagine di Paolo rivolte a Tito e Timoteo ci restituiscono un rapporto con le comunità schietto e viscerale, amorevole e passionale. Paolo non è un burocrate chiuso nel suo ufficio a rilasciare certificati, ma un innamorato di Cristo che vuole comunicare il Vangelo ad ogni uomo! Certo le comunità odierne si sono allargate, ma dobbiamo improntare i rapporti all'interno della comunità a questo stile di fraternità. L'annuncio del Vangelo è affidato alle mie mani e alle mani delle comunità radunate intorno alla Parola del Maestro in comunione con i successori degli apostoli. I nostri vescovi sono lì a garantire la continuità della predicazione apostolica e la comunione con la chiesa madre di Roma. Sosteniamoli con la preghiera e l'affetto e chiediamo a Tito e Timoteo di essere maestri nell'aiutare i nostri pastori a crescere secondo il cuore di Dio e, nelle nostre parrocchie, recuperiamo l'entusiasmo di essere il volto di Dio per l'umanità sofferente.