TESTO Commento su Gal 3,13
Casa di Preghiera San Biagio FMA Home Page
Venerdì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (08/10/2010)
Brano biblico: Gal 3,13
Dalla Parola del giorno
Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventan-do lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno.
Come vivere questa Parola?
La croce non era soltanto un orribile supplizio. Agli occhi degli ebrei era anche il segno tangibile della maledizione di Dio (cf Dt 21,23), cioè del suo giudizio definitivo di condanna, con cui veniva convalidata la scelta di totale separazione da lui, e quindi di autodistruzione, fatta dal peccatore.
Assoggettandosi ad essa, Gesù si è sostituito a noi, assumendo su se stesso l'orrore del nostro peccato. Veniva così a prodursi in lui una lacerazione profonda: irresistibilmente attratto dal Padre con cui viveva in perfetta unità e, al tempo stesso, violentemente strappato da lui per la sua solidarietà con i peccatori.
In questo immane dolore, egli giunse a sperimentare il tremendo abbandono di Dio, riferito dagli evangelisti e sotteso all'idea di maledizione riportata da Paolo. Non si trattava di una ferita esterna, di un male che lo poteva opprimere anche pesantemente ma che era altro da lui: egli era dilaniato nel suo essere Dio e uomo, Uno in seno alla Trinità, non di un'unità morale ma ontologica e quindi inscindibile dal Padre e dallo Spirito Santo. E, al tempo stesso, vero uomo, partecipe di una natura spinta al peccato, ma pur sempre segnata nel suo DNA dall'essere immagine di Dio.
Sulla croce, più ancora che il suo corpo era il suo essere profondo che agonizzava. Un baratro di amarezza e di dolore che non possiamo neppure immaginare e di cui la morte fisica era una pallidissima e lontanissima manifestazione.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosterò dinanzi al Crocifisso leggendo nelle sue piaghe lo scempio operato in me dal peccato, devastazione da cui Egli mi ha sottratto facendo sua la mia morte.
Le tue piaghe, o Dio, gridano la preziosità del mio essere per te: che io non calpesti mai più la mia grandezza.
La voce di un dottore della Chiesa
Il chiodo penetrando fu per me come una chiave che mi ha aperto perché io vedessi la volontà del Si-gnore ... E' aperto l'ingresso al segreto del cuore per le ferite del corpo ... appaiono le viscere di misericordia del nostro Dio, per cui ci visitò dall'alto un sole che sorge (Lc 1,78).
S. Bernardo