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TESTO Commento su Matteo 18,1-5.10

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Santi Angeli Custodi (02/10/2010)

Vangelo: Mt 18,1-5.10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 18,1-5.10

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». 2Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro 3e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. 5E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.

10Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.

Dalla Parola del giorno

I discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli».

Come vivere questa Parola?

È interessante il fatto che, nella festa degli Angeli custodi, la liturgia proponga questo brano che parla dei bambini. E sta scritto che guai a chi li scandalizza, perché i loro Angeli contemplano Dio in cielo. Non certo a caso, nelle grandi stagioni dell'arte pittorica, gli Angeli quasi sempre sono stati rappresentati come angioletti bambini. C'è dunque un nesso spirituale tra la semplicità degli Angeli che sono puri spiriti e i bambini che sono ancora (ma non sempre purtroppo e non dovunque) innocenti e dunque puri, nel senso più vero del termine.

Ecco perché è piaciuto a Gesù aver tratti di affettuosa simpatia per i bambini. Ecco perché è arrivato a dire che, se vogliamo entrare nel Regno di Dio, bisogna che ci impegniamo a diventare come loro.

No, non si tratta di esaltare l'infantilismo e quel rimanere eterni bamboccioni; piccoli nei pensieri nei desideri, nella volontà. Al contrario, quel che Gesù ammira nel bambino e propone a noi è la semplicità: quel vivere fuori dalle complicazioni, dal calcolo, dall'astuzia come molla per arrivare ad avere potere e roba e denaro, dentro ansia e affanno.

Il bambino, al contrario, vive la gioia nella semplicità del gioco e del soddisfare solo ai bisogni essenziali: mangiare, dormire, aver coccole.

Nella mia pausa contemplativa, oggi, cerco quietamente di trasferirmi in quel "bimbo svezzato in braccio alla madre", di cui parla il salmo 130. E mi interpello se, per caso, non sono spesso nelle spire di complicati progetti e imposizioni e inutili (anzi perniciose!) fatiche per aver successo e altro.

Signore, dammi un cuore di bambino, puro e semplice come l'erba fiorita del prato.

La voce di un santo

Un'anima non è mai senza la scorta degli angeli, questi spiriti illuminati sanno benissimo che l'anima nostra ha più valore che non tutto il mondo.
Bernardo di Chiaravalle

 

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