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TESTO Abitati dalla gloria di Dio

Wilma Chasseur  

Tutti i Santi (01/11/2009)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,1-12

In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

1. Una moltitudine immensa

La festa di tutti i Santi ci ricorda le realtà ultime e il destino futuro che ci aspetta.

La prima lettura ci mostra la grande visione di Giovanni: quella "moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e all'Agnello, avvolti in vesti candide e portavano palme alle mani." Si parla anche dei centoquarantaquattromila segnati da ogni tribù dei figli d'Israele. Centoquarantaquattromila è un numero simbolico che significa numero perfetto (= 12000 per le dodici tribù d'Israele) quindi non indica una limitazione numerica - come affermano i testimoni di Geova - ma simboleggia la pienezza finale dei salvati.

Nella seconda lettura, san Giovanni, ci preannuncia lo straordinario destino di gloria destinato agli eletti: " Noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma CIO' CHE SAREMO NON è STATO ANCORA RIVELATO. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché LO VEDREMO COSI' COME EGLI E'". Promessa straordinaria: vedremo Dio faccia a faccia, Lo vedremo nella sua essenza quale Egli è. Avremo quel "lumen gloriae" che sopraeleverà le nostre facoltà intellettive, grazie al dono dello Spirito Santo, e ci permetterà di vedere Dio.

2. Elevati a livello di Dio

Per vedere Dio quale Egli è, avremo bisogno del dono dell'intelletto che ci renderà, per così dire, a livello di Dio. Altrimenti saremmo un po' come il gattino messo davanti a una stupenda opera d'arte: esso non è assolutamente in grado di apprezzarla per quello che è, perché non ha le facoltà intellettive adeguate. Ecco: il lume di gloria, potenziandola, renderà la nostra natura spirituale (intelligenza e volontà) capace di contemplare quella realtà suprema che è Dio e che in sé, ci supera infinitamente. Sarà un rifulgere del lume divino nella nostra anima, perché - come affermava già san Tommaso d'Aquino - "l'anima ha un doppio candore: il rifulgere del lume naturale della ragione e il rifulgere del lume divino" ( cf. Summa teologica, I- II, q. questione 86).

Questo corpo seminato nella miseria risorgerà nella gloria, in quel misteriosissimo ultimo giorno che solo Dio conosce. Se saremo stati fedeli alla volontà di Dio, risorgeremo con un corpo integro e perfetto che risplenderà come il sole. Ci muoveremo col semplice desiderio dell'anima. Ritroveremo quell'abito di gloria che avevamo perso col peccato originale. Dopo di allora infatti, le nostre facoltà spirituali, hanno perso la loro supremazia sul corpo e sulla materia, ma nel regime di gloria, le nostre facoltà spirituali saranno di nuovo padrone anche della realtà corporea. Basterà desiderare per muoversi. Basterà voler vedere Dio per vederlo e per godere di Lui. Le qualità dei corpi risorti saranno l'impassibilità (il corpo non soffre più ed è totalmente dominato dall'anima), l'agilità ( muoversi secondo il semplice desiderio), e lo splendore dovuto alla "ridondanza della gloria dell'anima sul corpo". (Ibidem, suppl., 85)

3. Santità: attributo divino

La festa di tutti i santi ci ricorda che dobbiamo desiderare diventare santi. E dobbiamo chiederlo perché è anzitutto dono di Dio. Ci vuole anche la nostra cooperazione, certo, ma sappiamo benissimo - come dice un adagio domenicano - che anche la corrispondenza alla grazia, è grazia.

Essere santi è partecipare alla santità di Dio. A rigor di termini, la santità è attributo esclusivo di Dio: "Tu solo il Santo, tu solo l'Altissimo, Tu solo il Signore". Noi diventiamo santi perché partecipiamo alla santità di Dio come il vetro partecipa alla luce del sole. Quando il vetro è totalmente investito dalla luce del sole, non si distingue più l'uno dall'altro, ma la luce è il sole, non

il vetro. E' così per la santità: noi saremo talmente investiti e, per così dire trapassati da Dio (così come la luce trapassa il vetro), da diventare come Lui, ma la santità è Lui. Noi siamo chiamati a diventare Dio per partecipazione.

4. Portata eterna delle nostre azioni

Ecco perché le nostre azioni di quaggiù, non hanno solo una portata temporale, ma hanno una portata eterna, cioè: non durano solo quel tempo materiale che ci mettiamo per farle (do un bicchiere d'acqua e ci metto 5 secondi, vado a trovare un ammalato e ci metto dieci minuti ecc.), ma

hanno una portata eterna, perché costruiscono il nostro destino eterno e ci seguiranno oltre i confini del tempo e dello spazio.

L'unico modo per far camminare la Chiesa e far avanzare Regno di Dio è quello di diventare santi: il motore della Chiesa è la santità. "Un atto di amore puro - diceva san Giovanni della Croce - è più utile alla Chiesa che tutte le opere riunite". Verità ribadita con forza dal Vangelo odierno delle beatitudini e dal versetto del Salmo: Beati i puri di cuore perché vedranno DIO.

 

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