PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Inferno o paradiso: una scelta

mons. Roberto Brunelli

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (26/09/2010)

Vangelo: Lc 16,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: 19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Nell'antico Israele era pensato come "il seno di Abramo". Gesù lo designa come "la casa del Padre". Comunemente oggi è chiamato con una parola di origine persiana che significa "giardino". E' il paradiso, il luogo (o meglio, lo stato di vita) del mondo venturo, nel quale è dato agli uomini di raggiungere la piena e definitiva felicità. Ad esso si contrappone l'inferno, abitualmente pensato come luogo di tormenti (in realtà, è la condizione di chi, avendo rifiutato Dio, soffre eternamente della sua mancanza). Di inferno e paradiso parla, nei termini popolari della tradizione, la parabola che costituisce il vangelo di oggi.

"C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe". Notare la finissima ma sostanziale differenza: il povero ha un nome, il ricco no; davanti a Dio il povero ha dignità di persona: chiamandolo per nome, Dio gli presta quell'attenzione che spesso il mondo gli nega. Quanto poi alle differenze socio-economiche tra i due, la situazione descritta trova un parallelo d'attualità: da una recente statistica risulta che, mentre nel terzo mondo si muore di fame, nel "primo" mondo quasi metà del cibo prodotto va sprecato.

"Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo", cioè accanto al patriarca, nel luogo degli eletti cari a Dio. "Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui". Allora, gridando, chiede al patriarca di mandare Lazzaro ad alleviare le sue sofferenze con almeno una goccia d'acqua. Impossibile, è la risposta, mentre inutile è la richiesta successiva: che Lazzaro vada ad ammonire i fratelli del ricco, dediti a una vita come la sua, perché non finiscano anch'essi all'inferno. Abramo risponde: per non finire come te, ascoltino Mosè e i Profeti, vale a dire seguano gli insegnamenti della Sacra Scrittura, Parola di Dio. Il ricco insiste: "No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti".

Bella risposta, si direbbe diretta anche a quanti per credere reclamano miracoli, salvo poi, quando i miracoli avvengono, trovare mille pretesti per non riconoscerli. Peraltro, il cristiano crede proprio perché Uno è risorto dai morti, e nutre la speranza di giungere un giorno accanto a lui, dove restare per sempre. Questa speranza illumina il senso e lo scopo della vita presente: il suo successo, come la riuscita in una gara o in qualunque altra impresa, si misura non sulle difficoltà del percorso ma sul conseguimento della meta. Nella gara della vita, conseguire la meta non dipende dal caso, come un terno al lotto; paradossalmente non dipende neppure dalla volontà di Dio, il quale a tutti indica la strada e alla fine si limita a registrare la volontà dei concorrenti. La strada, suggerisce la parabola, è quella tracciata dalla Parola di Dio, da accogliere e tradurre nel vissuto quotidiano, specie per quanto riguarda l'uso dei propri beni e l'attenzione a chi è in difficoltà. Dunque, si finisce all'inferno o in paradiso non per caso, né per una capricciosa decisione del Giudice. E' una scelta, fatta ora, fatta qui.

 

Ricerca avanzata  (55377 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: