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TESTO Gli spiragli della gloria

Wilma Chasseur  

Trasfigurazione del Signore (Anno A) (06/08/2008)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Quest'anno la festa della trasfigurazione coincide con il 30mo anniversario della morte di Papa Paolo VI. Come non fare memoria di questo grande Papa che lasciò questa terra in un giorno così straordinario: il Signore ha esaudito in questo papa, la preghiera del primo Papa che voleva stabilirsi lassù ("è bello per noi stare qui: facciamo tre tende..."). Paolo VI salì veramente il giorno della Trasfigurazione per non ridiscendere mai più. Quel giorno ha piantato definitivamente la sua tenda nel Regno eterno che il Padre gli aveva preparato fin dalla fondazione del mondo.

Il Vangelo ci presenta la stupenda scena della Trasfigurazione -festa prediletta dai nostri fratelli ortodossi- che ci rivela, oltre alla realtà della natura divina di Gesù, anche la nostra realtà escatologica.

Infatti la vera condizione di Gesù figlio di Dio e splendore della gloria del Padre, sarebbe stata di essere sempre come l'hanno visto Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor. E' per miracolo che non lo era. La sua umanità velava la sua divinità. Ma nella Trasfigurazione ha voluto lasciar intravedere, come attraverso spiragli luminosissimi, chi veramente era.( cf. Somma teologica III Parte, questione 45)

Il termine gloria, viene dall'ebraico Kabod e significa la densità della realtà divina, non solo in sé stessa, ma anche in noi. Infatti anche noi siamo chiamati ad essere abitati dalla gloria - la grazia non è altro che il germe della gloria- addirittura il nostro corpo sarà, alla fine dei tempi, trasfigurato dalla gloria e trasformato in corpo glorioso.

Adamo ed Eva- secondo una bellissima interpretazione dei primi santi Padri - erano stati creati ai bordi della gloria. Il paradiso terrestre confinava con la gloria celeste = la visione beatifica. Se non avessero peccato vi sarebbero entrati subito senza ritornare in polvere, cioè senza morire, destino ormai ineludibile di tutti noi. Infatti erano rivestiti di un abito di gloria che li rivestiva di innocenza, di immunità da ogni male e di immortalità. Ed e' per questo che non si accorgevano di essere nudi. Condizione privilegiatissima che sarebbe stata anche la nostra senza il peccato originale, di cui tutti in fondo all'anima, serbiamo grande nostalgia

L'uomo sente che ha perso una chiave. Padre Moliniè diceva che le varie ricerche anche in campo medico- erboristico, come l'elisir di lunga vita, manifestano che l'uomo è eternamente alla ricerca della chiave perduta dell'immortalità e dell'innocenza, cioè quella totale armonia con la natura e con se stesso. E se c'è una cosa di cui l'uomo soffre immensamente ed è alla base di tutte le guerre, è proprio questa disarmonia che avverte soprattutto in se stesso. Infatti è dilaniato da forze contrastanti: quelle del bene che vede con la ragione e con l'intelligenza, ma poi cade in quelle del male a causa della sua fragilità e debolezza. Vedo il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio, diceva già san Paolo.

Abbiamo una natura disintegrata, non più unificata nell'unica ricerca del bene. C'è guerra in noi, come volete che non ci sia fuori di noi! Dobbiamo lottare con tutte le forze per ricostruire il nostro "a immagine e somiglianza di Dio" e distruggere la dissomiglianza che contribuiamo ad aumentare ogni volta che pecchiamo.

Dobbiamo recuperare la condizione originaria della nostra anima che è di essere come un puro cristallo che riflette gli splendori della divinità, affinché Dio possa di nuovo specchiarsi in essa.

Dobbiamo chiedere ogni giorno il miracolo del cuore puro, perché allora vedremo con sguardo trasfigurato l'intera realtà ed ogni creatura sarà un puro segno dell'amore di Dio. Allora potremo finalmente vivere in pienezza la comunione con Lui e tra di noi e non ci saranno più guerre, né lotte, né affanni, né lamenti, perché Dio sarà tutto in tutti.

 

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