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TESTO Commento su Fm 1,8-12

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (05/09/2010)

Brano biblico: Fm 1,8-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Dalla Parola del giorno

Pur avendo in Cristo piena libertà di ordinarti ciò che è opportuno, in nome della carità piuttosto ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onesimo, figlio mio, che ho generato nelle catene, lui, che un giorno ti fu inutile, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.

Come vivere questa Parola?

Queste espressioni così ricche di tenerezza fanno parte del più breve scritto di S.Paolo. È un biglietto indirizzato a Filemone, un suo caro amico.

Quando scrive queste espressioni in età avanzata e per di più in carcere, Paolo esprime una personalità umano-cristiana ormai matura, in cui si colgono anche le sfumature di un modo di essere e di comuni-care, dove concordano (anzi coincidono!) il cuore del messaggio cristiano e un'umanissima tenerezza. Paolo infatti si prende cura dello schiavo Onesimo come fosse suo figlio. Anche qui (come nel testo paolino visitato ieri) emerge il senso di una profonda paternità spirituale: un ‘generare' dentro gli stessi patimenti della prigionia.

Paolo raccomanda il suo schiavo Onesimo, ma il concetto stesso di schiavitù qui si dissolve nel fuoco di un amore che è l'autentica carità di Cristo. È per questo amore di carità che Paolo vive ciò che ha scritto: "Non c'è né schiavo né libero". Bisogna poi aggiungere che il comandamento del Si-gnore "Ama il tuo prossimo come te stesso" qui canta vittoria su ogni impedimento e reticenza. Scrive infatti Paolo nello stesso biglietto a Filemone: "Se tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso".

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi soffermo con sguardo sereno su questi insegnamenti vissuti da Paolo e li confronto con la prassi del mio vivere. La carica rivoluzionaria che Gesù ha portato al mondo eliminando divisioni differenze e paure dentro una relazionalità umana, muove e ispira dal di dentro la mia vita? Oppure in me si è afflosciata nella quieta abitudine di un cristianesimo formale?

Signore, desta il mio cuore al senso vero della carità cristiana e aiutami nell'impegno di viverla: ogni uomo è mio fratello!

La voce di un poeta

Quando l'amore vi chiama, seguitelo. Anche se le sue vie sono dure e scoscese. E quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
Gibran

 

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