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TESTO Sapienza e stoltezza

don Romeo Maggioni   Home Page

X domenica dopo Pentecoste (Anno C) (01/08/2010)

Vangelo: Lc 18,24b-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,24b-30

24Quando Gesù lo vide così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. 25È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». 26Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». 27Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».

28Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, 30che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».

E' il dramma radicale quello che si gioca nella vita: tra chi crede unica e definitiva questa nostra esistenza temporale e chi crede ad una vita eterna e quindi al regno di Dio da.. ereditare.

La scelta è tra la sicurezza che deriva dai soldi, o la vita eterna regalata da Dio a chi si affida solo a lui! "Quanto è difficile - sentenzia Gesù - per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio". "Quelli che ascoltavano dissero: E chi può essere salvato?". Ci inquieta sempre questa posizione di Gesù.

Sono due "sapienze" diverse - dice Paolo: "La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio" (Epist.).

1) LA SAPIENZA DEL MONDO

Dei soldi abbiamo bisogno sempre, per vivere. Coi soldi - si pensa - c'è sicurezza e prestigio. Per cui non sono mai a sufficienza. Anzi. Da qui l'affanno. Che può distogliere dal pensare che "non di solo pane vivrà l'uomo" (Mt 4,4). Il seme non può crescere dove "la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto" (Mt 13,22). La sentenza di Gesù oggi è spietata: "E' più facile per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio". E' una concezione sbagliata della vita, una stoltezza, perché "il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani" (Epist.). L'attaccamento al denaro diviene allora idolatria: "Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza" (Mt 6,24).

Diversa è la sapienza di Salomone. Chiede "un cuore docile, ..che sappia distinguere il bene dal male e il discernimento per giudicare". Non ha chiesto una lunga vita né ricchezze per sé né la morte dei nemici; per questo Dio gli ha dato anche "tutte queste cose in aggiunta" (Mt 6,33). "Ti concedo un cuore saggio e intelligente; ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria,.. e prolungherò anche la tua vita". E' una sapienza umana che dice già molto, frutto certamente di un cuore ben educato alla Parola di Dio e ai suoi Comandamenti, con una coscienza che vive la responsabilità di una missione per gli altri.

Ma frutto anche di un dono di Dio che con umiltà Salomone chiede a Lui. "Io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso..". Senza un fondamento morale, cioè senza il riferimento a Dio, ogni scelta rischia sempre l'egoismo, l'interesse, e magari il prevalere del potere. E' la sapienza umana ben identificata nella sete del guadagno, denunciata anche oggi come la profonda causa di ogni crisi, ben oltre analisi e rimedi di tipo economico-finanziario. Mai come oggi costatiamo che "il Signore fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia". E anche "Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani" (Epist.).

2) LA SAPIENZA DI GESU'

Un giorno si presentò a Gesù un notabile, un adulto ‘navigato nella vita': "Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?" - "Tu conosci i comandamenti". - "Tutte queste cose le ho osservata fin dalla giovinezza". - Una cosa ancora ti manca: Vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, e vieni! Seguimi!". "Udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco" (Lc 18,18,23). C'è subito un salto di qualità: la sequela radicale di Gesù implica il distacco da tutto ciò che non è Lui. "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" (Mt 22,37). "Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 16,25).

Pietro è uno di quelli che ha fatto la scelta radicale: "Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito". La risposta di Gesù assicura contro il timore di essere "senza rete", cioè che ci manchi qualcosa per la vita (- "divenne triste" -), ma poi va ben al di là, perché Dio non si lascia vincere in generosità: "In verità io vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà". In forme diverse la sequela richiede i suoi rischi, ma non è mai un salto nel buio. Anche Gesù fece il suo salto radicale d'obbedienza sulla croce: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,46). Ne ha avuta la risurrezione.

Se è così.. chi è mai capace di tale rischio? "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio". Non può essere frutto della logica umana, tanto più inquinata com'è dal sospetto che Dio sia nostro contendente in fatto di felicità (cf. Gen 3). Capire e seguire il Signore è puro dono di Dio: "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato" (Gv 6,44); e anche: "Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32). Opera di Dio che ci precede, ma che vuole poi una risposta coraggiosa. Classico è l'episodio di Zaccheo: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". E la risposta è straordinaria: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto" (Lc 19,1-10).

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"Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio" (Epist.). Non che si disprezzino le ricchezze. E' il loro uso - buono o cattivo - che ne determina il valore, in riferimento a quell'assoluto che solo decide della nostra riuscita. "Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché, dov'è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore" (Mt 6,19-21).

 

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