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TESTO Messaggio di San Benedetto all'Europa e al mondo

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S. Benedetto abate, patrono d'Europa (11/07/2010)

Vangelo: Gv 15,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 19,27-29

27Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». 28E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. 29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

Benedetto ha i natali a Norcia, nell'Umbria, nel 480 e muore a Montecassino, nel 547. Giovane, intelligente e desideroso di apprendere, viene inviato dai genitori a Roma. Vi rimane poco tempo. Il malcostume della gioventù, dedita più al divertimento che ad apprendere, lo consiglia di lasciare la città per ritirarsi in Affìle accompagnato dalla sua nutrice. Qui la sua fama di giovane esemplare si diffonde tanto da sentirsi disturbato. Una voce lo invita a lasciare gli ammiratori e ritirarsi nelle grotte di Subiaco. Per tre anni rimane in questa solitudine, noto solo al monaco Romano che due volte la settimana gli fa avere il necessario in un cesto, calandolo dall'alto con una cordicella. Non mancano tentazioni e richiami del mondo che ha lasciato. Li supera con la penitenza e la mortificazione della carne fino a gettarsi nudo in mezzo alle spine. Dio lo toglie da questa solitudine mediante un prete di un paese vicino che il giorno di pasqua viene invitato da una voce misteriosa di recarsi da lui e consumare insieme il pasto pasquale. Ora Benedetto incomincia la sua vita anche di apostolato e a lui accorrono numerosi discepoli, tanto che può fondare ben dodici monasteri nella zona. Ma il demonio non dorme: l'invidia spinge un prete a tentare di avvelenarlo e di disturbare la pace dei suoi giovani monaci. Benedetto, riconoscendo anche in questa persecuzione la volontà del Signore, con animo sereno cede dinanzi alla cattiveria e si avvia con un gruppo di monaci in cerca di un'altra sede. La trova a Montecassino, dove completa la sua opera di fondatore e di maestro di conversione monastica con l'esempio della vita, con gli insegnamenti, riassunti nella Regola che sarà norma di vita per un numero incalcolabile di monaci. Qui anche finisce i suoi giorni nell'anno 547. Un uomo vissuto 1500 anni fa che cosa può dire al mondo moderno? Eppure il suo messaggio è sempre vivo e attuale. E' fondato sulle letture che ascoltiamo nel giorno della sua festa, oggi impedite dalla domenica. L'importanza dell'ascolto della Parola di Dio e la necessità di vivere uniti a Cristo per portare frutti di vita eterna. Egli inizia la sua regola con la parola: "Ascolta, figlio, gli insegnamenti del maestro e tendi l'orecchio del tuo cuore..." Ai monaci raccomanda più di una volta: "Nulla assolutamente anteporre all'amore di Cristo". Il monaco è colui che nella sequela di Cristo casto, povero o obbediente vuol vivere radicalmente il messaggio evangelico. La sua richiesta di far parte della comunità monastica è motivata solo dal desiderio della ricerca di Dio vivendo nella comunità con i fratelli. La giornata del monaco si alterna tra preghiera e lavoro, nello spirito di umiltà e nel completo rinnegamento della propri volontà. Nell'ordinamento della giornata non c'è posto per l'ozio che è causa di tanti disordini. Il monaco può dedicarsi a qualsiasi genere di lavoro manuale o intellettuale, purché non impedisca la vita comunitaria e quella di preghiera. Non è escluso il lavoro dei campi, considerato "servile" perché storicamente compito per lo più di schiavi o servi. Al santo Patriarca è attribuito il merito della rivalutazione dell'attività umana: ogni lavoro, anche più umile, trova la sua dignità dall'intenzione con cui viene eseguito. Ogni casa monastica diventa un richiamo ai valori spirituali intramontabili del vangelo per gli uomini di ogni tempo che così facilmente nella molteplicità delle attività perdono di vista dell'essenziale. Parli anche oggi il Santo Patrono ai popoli europei, così incuranti ad apprezzare l'eredità ricevuta dai padri, fino a rinnegare nella costituzione europea le proprie radici cristiane.

 

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