TESTO I vostri nomi sono scritti nel cielo
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XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (04/07/2010)
Vangelo: Lc 10,1-12 .17-20 (forma breve: Lc 10,1-9)
In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Forma breve (Lc 10,1-9):
In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Questo vangelo segue quello di domenica scorsa dove lo scopo dell'invio "avanti a sè" (9,52) dei discepoli era per questioni logistiche. Essendo un gruppo, c'era bisogno di un minimo di organizzazione: dove dormire, dove mangiare, da chi andare, ecc. Qui, invece, i settantadue vengono inviati "avanti a sé" per un motivo missionario: essi stessi sono i nuovi Gesù che vanno nel mondo al suo posto, portando il suo messaggio.
Queste parole non sono state dette da Gesù e ne abbiamo parecchi indizi.
Al tempo di Gesù la chiesa non era così organizzata (c'erano solo Gesù, gli apostoli e un po' di discepoli). Se gli stessi Atti dicono che il giorno della Pentecoste (At 1,15) vi era radunata tutta la comunità (centoventi persone) è impensabile che qui ve ne siano settantadue da inviare (che presuppone alle spalle una grande comunità).
Il termine "Signore" è chiaramente postpasquale e il contesto è chiaramente quello della prima chiesa. Non ha molto senso quello che fanno i settantadue prima della morte di Gesù e non era neppure possibile visto che gli stessi apostoli iniziarono a guarire, a curare e ad annunciare solo dopo la morte del Maestro.
Queste parole riflettono la situazione dopo la morte di Gesù. Lui non c'è più, adesso sono i suoi discepoli (i settantadue) a continuare nel mondo il suo annuncio e fanno risalire il mandato a Gesù stesso.
Sono indicazioni, quindi, che non vanno prese alla lettera (sono legate ad un tempo ben preciso). Esse vogliono esprimere uno spirito, un modo d'essere, una libertà e un'attenzione.
C'è bisogno: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi".
Più c'è materialità e più c'è bisogno di spiritualità. Perché se tu hai tanti soldi, tante auto, tante possibilità, tanti amici, credi di essere a posto, credi di non aver bisogno di niente. Più hai e più hai bisogno di spirito, ma ricordarti che tutto quello che hai non cambia di un millimetro la tua anima. Se non sei felice tutto ciò che possiedi non ti farà felice.
Si è ucciso e ha sterminato la sua famiglia il giocatore di wrestling Chris Benoit: cosa gli mancava? Aveva tutto! Ma quello che hai non ti fa più felice, non ti dà la voglia di vivere. E' una questione di anima, quella!
Guardatevi attorno: tutti si lamentano, tutti sono arrabbiati, tutti sono nervosi. Eppure abbiamo ben più dei nostri nonni; mai come oggi possiamo permetterci vacanze, divertimenti, cibo e tanto altro. Se uno ci chiedesse cosa ti manca, non potremmo che rispondere: "Niente". Ma non è vero: "Ci manca la voglia di vivere; ci manca il gusto del vivere, un motivo vero e forte per vivere".
C'è bisogno di operai, di uomini di Dio che parlino al cuore della gente. Prendete un testo della Congregazione della Fede o il catechismo: dottrinalmente perfetti, ma non ti riscaldano il cuore, non ti fanno amare il Signore, non ti fanno sentire bello, di valore, importante.
I settantadue andavano, guarivano le malattie e annunciavano: "Il regno è qui, in mezzo a voi". Non andavano a dire: "Tu devi fare così; tu sei in peccato; tu sbagli; il Signore ti punirà; tu non sei un bravo cristiano". Dicevano: "Tu sei ammalato nel cuore, ma se lo vuoi puoi guarire".
La gente è piena di malattie e non trova dottori per guarire. La gente continua a credere nell'onnipotenza del medico dell'ospedale e non si rende conto che la Vera Forza è dentro di sé. Allora noi abbiamo bisogno di "medici" dell'anima che facciano riprendere consapevolezza che Dio, la Forza, è dentro la gente. "Medici" che ci facciano pregare, che tirino fuori il nostro spirito, che ci alimentino di pane dal cielo, di acqua che disseta, di pace profonda. Da dove viene la malattia viene sempre la guarigione. Ci ammaliamo fisicamente perché il nostro spirito, la nostra psiche è ammalata.
Quando ci ammaliamo il problema non è trovare la pastiglia giusta, ma guarire il nostro spirito contaminato, cambiare, ritrovare ciò che abbiamo perso, scoprire la sorgente vera.
L'odio, la collera, l'ira: se non ti permetti questo sentimento, muori.
Quanto sei furioso con tuo padre perché ha lasciato te e tua madre in "braghe di tela", senza soldi, andando via con un'altra? E vuoi tenerti per tutta la vita questo odio dentro?
Quanto pazzo d'ira sei perché tuo fratello ti ha sottratto la tua parte di eredità, quella che spettava a te, e l'ha fatto ammiccandosi e adulando tuo padre e mettendolo contro di te? E vuoi vivere sempre così? Tira fuori il tuo urlo e grida il tuo dolore per ciò che è successo: il regno è qui.
La paura: se non c'è fede, fiducia in te e in Dio, le tue paure ti divoreranno. I mostri diverranno la realtà e ti sbraneranno.
Hai paura di parlare, di fare qualche gaffes, di essere preso in giro, di non spiegarti. E allora? Abbi fiducia e se dovesse succedere ricordati sempre che non è grave. Dio ha tanta fiducia in te. Hai paura di un attacco di panico? Paura degli spazi chiusi? Paura che gli altri vedano che hai le mani che sudano, che si vedano le perdite delle mestruazioni o che sei un po' in sovrappeso?
Il regno è qui: se succede non è grave. Dio si fida di me; Dio mi accoglie.
La vergogna: se non c'è amore, se te la tieni dentro, vivi con un macigno.
Hai otto anni e ti scappa la pipì. Ma la maestra ha detto: "Si va solo alla ricreazione". Glielo chiedi e lei ti dice: "Cos'abbiamo detto? Solo alla ricreazione". Tu ti trattieni ma ad un certo punto non ce la fai più e te la fai addosso. Tutti se ne accorgono e la maestra davanti a tutti ti deride dicendo: "Vai dalla bidella, piscione!". Se te la tieni per te, se la nascondi, questa vergogna ti distrugge, ti fa sentire indegno, uno stupido e continui a disprezzarti e a svalutarti quando ci ripensi: "Che figura!". Raccontala, tira fuori la vergogna di quel bambino e dagli amore: "Non c'è niente di cui vergognarsi! Può succedere. A me è successo".
E quella volta che sei andato a scuola con il maglione rovescio? E non ti ricordi più quanto ti vergognavi visto che tutti sapevano che tuo padre beveva? E che sei figlio di un padre sconosciuto? E che tua madre nessuno la sopportava? E che davanti a tutti il prete non ti ha dato la comunione? E che non potevi andare alle uscite scolastiche perché non c'erano i soldi? E che tutti hanno saputo che avevi una relazione extraconiugale?
Che ne facciamo di queste malattie? Ti va di guarire? Tira fuori la tua vergogna: il regno è qui.
Il senso di colpa: se non c'è perdono è la fine. Sarà un rodersi continuo.
Una donna ha tradito suo marito. Adesso continua a ripetersi: "Non dovevo farlo" ed è senza pace. Hai sbagliato, ma adesso basta, perdonati.
Un bambino di tre anni ha spinto suo cuginetto sotto la ruota di un trattore e il cugino è rimasto disabile ad una gamba. Ogni volta che lo vede si sente in colpa da morire. Certo una spinta fatale, ma adesso basta.
Una donna, quando i suoi figli erano piccoli, era troppo presa dal lavoro e dalle faccende domestiche. Adesso che sono cresciuti e che la più grande soffre di anoressia, si rende conto di non aver dato loro l'essenziale: l'amore, le coccole, i giochi, la presenza e la complicità. Errore, certo, ma adesso basta: perdonati.
Dio è più grande del mio errore e dei miei sensi di colpa. Guarire è poter dire (perché Lui me lo dice): "Adesso basta, perdonati, va in pace e torna a vivere: il regno è qui". Questa è libertà.
Gesù prima dice: "Pregate", ma subito dopo dice: "Andate", cioè: "Vai tu".
La gente si ferma alla prima parola: "Fa' che succeda qualcosa; manda qualcuno". Sulla seconda si tira indietro! In giro si fa un gran parlare di responsabilità, che bisogna essere responsabili, ecc.
Responsabilità, "respondeo", vuol dire rispondere. C'è una chiamata ("vocatus", vocazione) e c'è la risposta (responsabilità). Si diventa grandi, adulti, quando alla chiamata della vita si risponde di sì: questa è la responsabilità. Il bambino delega alla mamma; l'adulto si fa coinvolgere. Il rompipalle chiama in causa gli altri.
Ti lamenti perché la politica fa schifo? Rispondi tu, in prima persona, lasciati coinvolgere. Ti lamenti perché in parrocchia si potrebbe fare di più: rispondi in prima persona: "Eccomi". Ti lamenti perché a scuola le cose non vanno bene. Coinvolgiti tu: diventa rappresentante di classe. Ti lamenti perché le cose non vanno come dovrebbero: vieni avanti! Cosa fai tu? Vuoi un mondo migliore: benissimo, datti da fare!
La vita ti interpella, ha bisogno di te. Dio ti ha chiamato all'esistenza (se c'è una chiamata ci si aspetta una risposta) perché tu gli possa rispondere. Dio ti ha visto e ha detto: "Tu! Ho bisogno di te!". Che farai?
Quando nacque Gesù tutti i pastori vollero andare a trovarlo. Ma a chi avrebbero lasciato le pecore finché sarebbero andati a vedere Gesù? Qualcuno doveva rimanere lì. Così decisero di fare così: chi aveva il dono più leggero per Gesù sarebbe rimasto con le pecore. Il primo portò sulla bilancia un'anfora di latte e del formaggio. Il secondo di più: una cesta di mele. Il terzo di più ancora: un fascio di rami che sarebbero serviti per riscaldare con il fuoco la stalla. L'ultimo pastore non possedeva nulla. Allora si mise lui sulla bilancia... e pesava più di tutti.
Dio non sa che farsene delle tue cose, delle tue preghiere, dei tuoi omaggi e dei tuoi fioretti. Dio vuole te. E' ovvio: la tua fidanzata, il tuo amore, non sa che farsene dei tuoi regali, dei tuoi fiori, dei tuoi biglietti, delle tue telefonate, dei tuoi messaggi, se tu non la ami. Lei vuole te, non le tue cose.
Non pensiate che tutto sarà semplice. Non lo sarà. Sarà come un agnello che va incontro ai lupi.
Padre Zanotelli, vent'anni fa, veniva allontanato dalla direzione del giornale dei comboniani Nigrizia sotto le tremende pressioni del cardinale Tomko, prefetto del dicastero vaticano per l'evangelizzazione dei popoli, perché denunciava il traffico d'armi dove l'Italia era in prima linea. E il governo (Spadolini, Andreotti e Craxi, ecc) ne vollero la testa.
E Leonardo Boff, poeta di Dio, dal cuore grande come il mondo? Accusato e allontanato, peggio di un eretico.
In questi ultimi giorni, Jon Sobrino: censurato perché la sua teologia è troppo aperta e non in linea con quella ufficiale.
Se fate cene, sagre, andate a mangiare e a bere nelle case, se non vi esponete troppo, se cercate di accomodare tutto, allora sarete anche accettati. Ma portate il vangelo e vi ritroverete in mezzo a lupi rapaci.
Se non puoi accettare di perdere la faccia, se non puoi accettare la calunnia, la maldicenza, l'accusa gratuita, il giudizio nascosto e dietro le spalle, lascia stare. E' sempre stato così, sappilo, preparati.
Ma va bene così. Perché allora emerge la vera motivazione che ti spinge dentro: perché lo faccio? Se hai motivazioni false, deboli, povere, ti dici: "Ma chi me lo fa fare?", e lasci stare. Solo se hai motivazioni forti, se hai il fuoco nell'anima e la passione nel cuore, vai avanti per la tua strada.
Siate leggeri. Se hai troppi interessi da difendere, sei troppo legato: sii libero.
Quando si va in montagna si ha bisogno di uno zaino il più leggero possibile. Se pesa troppo non si va avanti.
"Non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada". Hai una missione, uno scopo ben preciso, vai dritto per la tua strada.
Non salutate nessuno: se ti metti a "ciaccolare" con questo, ad ascoltare questo, a parlare con quell'altro - sì bello! - ma non giungi più al tuo obiettivo.
Se nella tua vita devi: non deludere tuo padre e tua madre che hanno fatto tanto per te; non deludere i tuoi superiori che hanno tante aspettative su di te; non perdere mai la faccia; accontentare tutti; difendere gli interessi patrimoniali della tua famiglia; essere sempre composto nelle parole, senza "mai scaldarti tanto" ma tenere sempre il self control; tenere presente che la tua famiglia è sempre stata di quella linea politica: ma dove vuoi andare?
Un giorno Aristippo filosofo di corte (che amava attorniarsi di ogni ricchezza possibile) incontrò Diogene (che viveva dentro ad una botte) ad un asta di pietre preziose e gli disse: "Non pensavo proprio di trovare anche te qui!". "E invece sono molto interessato ad essere qui. Sono venuto a vedere tutto quello che non mi serve!".
Sii libero e leggero: solo così potrai viaggiare per la tua strada. Mentre l'economia è l'arte di avere più che si può, la spiritualità è l'arte dell'avere meno che si può.
Siate rispettosi e non imponete niente a nessuno.
Se in una casa vi accolgono, bene! Entrate e portate il vostro annuncio.
Se non vi accolgono, bene lo stesso, hanno fatto la loro scelta, non prendetevela, non fatene una questione personale e non sentitevi rifiutati. Non rifiutano voi: rifiutano me! In ogni caso, rispettate la scelta.
Rispetto - dal latino "respicio" - vuol dire guardare indietro. Il rispetto è come camminare in montagna: ogni tanto ti volti indietro per vedere se i tuoi compagni ci sono, se sono in difficoltà e se non li vedi li aspetti. Rispettare vuol dire tenere in considerazione l'altro con le sue esigenze che possono essere molto diverse dalle mie.
Rispetto è non fare violenza. Un uomo viene a parlare e dice: "Padre l'ho fatta grossa!". E' in agitazione, è chiaro che vorrebbe dirlo per liberarsene ma è anche chiaro che ha paura del mio giudizio. Allora io lo rispetto: non cerco di estorcergli cosa ha fatto. Se lo vorrà me lo dirà.
"A tua madre devi dire tutto!; non si tiene nascosto niente ai tuoi genitori; se hai paura di dirlo vuol dire che sei in difetto!": mia madre me lo diceva sempre e poi, oltretutto, concludeva: "Vedi che non mi rispetti!".
Rispetto è accettare le scelte dell'altro anche se non sono in conformità con le mie o con ciò che io farei.
Marito e moglie sono arrivati alla rottura fra di loro (hanno anche due figli). Vengono, facciamo alcuni incontri che vanno bene e mi pare che ci siano margini per poter ricucire lo strappo sebbene profondo. Ma loro decidono di separarsi. Ovviamente io, vista la situazione, non sono d'accordo, ma rispetto questa scelta. La rispetto non solo perché non posso fare altro (tanto si separano lo stesso), ma anche dentro di me: non giudico, non li considero dentro di me degli scansafatiche che non vogliono lavorare su di sé.
Una ragazza finisce la maturità: è brava, intelligente e brillante. Ha tutte le carte per andare all'università e per fare bene. Ma lei vuole andare a lavorare. Rispettare è accettare una scelta contraria alla mia, che a me pare non oculata, ma è la sua scelta.
Rispetto è far sì che tutto ciò che vive, viva. Rispettare è accettare che ci sei anche tu. Il sole, le piante, l'erba, l'acqua, gli animali, sono creature del mondo e di Dio: rispettali. Abbandonare un cane perché ci sono le vacanze è grave mancanza di rispetto. Picchiare un animale, altrettanto. Gettare le carte delle sigarette o gli scontrini per terra o peggio ancora buttare le immondizie in giro lo è altrettanto. Tutto ciò che esiste merita di esserci e di essere rispettato per il fatto che esiste.
Quando parli (se ti rispetto) ti ascolto. Quando parli (se ti rispetto) non ti interrompo. Quando parli (se ti rispetto) ti lascio dire tutto ciò che stai per dire e non ti prendo in giro. Quando parli (se ti rispetto) non penso che sei un deficiente che non capisce niente. Quando parli (se ti rispetto) non penso che non mi capisci o che non sei neppure capace di spiegarti. Quando parli (se ti rispetto) non voglio avere ragione a tutti i costi. Quando parli (se ti rispetto) non "te la giro" perché "io la so più lunga di te". Quando parli (se ti rispetto) non mi metto a ridere se sbagli una parola, se arrossisci o se sei balbuziente. Quando parli (se ti rispetto) non ti giudico come un cattivo cristiano o un depravato ma cerco di sentire il tuo cuore.
C'è un padre che quando parla con i suoi figli nessuno deve rispondergli o dire qualcosa. E se qualcuno lo fa gli dice: "Porta rispetto a tuo padre!". Lui te lo porta, ma tu no!
Portate la pace: "Pace a questa casa".
Pace - "shalom" in ebraico - indica tutto ciò che serve all'uomo per vivere; pace, pienezza di vita, benessere, felicità, appagamento. In greco, "eirene" (traduzione di shalom) indica benessere e tranquillità, dove non c'è dissidio.
Il temine latino "pax", pace, viene da "pacisci" e vuol dire condurre delle trattative, concludere un patto, stipulare un contratto. La pace nasce quando ci si accorda su regole comuni.
Se tu sei sempre in guerra dovunque vai fai morti. C'è della gente che dentro non ha pace, non è pacificata, ma è arrabbiata, ha la guerra mondiale nell'anima. Queste persone sono "una rogna" per tutti.
Tempo fa un uomo è venuto in canonica iniziando a inveire contro di me. Ce l'aveva perché io, a suo dire, avrei plagiato sua moglie. Aveva una tale rabbia che non riuscivo neppure a prendere la parola. Dopo venti minuti, mi dice: "Senta, don Andrea, stia bene attento perché se lei non la smette io sono capace di tutto!". Allora lo guardo e urlando gli dico: "Guardi io sono don Marco, don Andrea non lo conosco...". Aveva sbagliato prete! E' uscito inveendo e dicendo: "Siete tutti uguali!". Ma non è finita, perché quello lì dovunque va tira fuori sempre la solita questione. Ha una guerra mondiale dentro, dovunque va, spara.
C'è una donna che è animata da generosità e dedizione per gli altri. Ma dentro ha il veleno. La chiamano "la vipera". Dovunque va crea tensione, perché lei ha da dire su questo e su quello; perché "se tutti facessero come me il mondo andrebbe meglio"; perché tutto è sbagliato e fatto male. E' una vipera, chi incontra morde.
E' morto un ragazzo giovane, vent'anni. Le persone venivano per portare le condoglianze ai genitori. C'era chi tempestava di domande i genitori (capite in che stato d'animo erano!): "Ma come è successo? Ma l'assicurazione adesso? Ma non poteva fare un'altra strada? Ma che sfortuna! Ma a che ora è il funerale? Ma chi suona in chiesa? Ma chi fa le preghiere?...", un ansia terribile! Altri che come entravano piangevano senza criterio, disperandosi. In alcuni casi i genitori dovevano consolare queste persone che urlavano senza ritegno. Altri ancora facevano un'apologetica su quelli che guidano in auto, sull'ingiustizia della vita, su questo mondo che va così male, ecc. Solamente qualcuno con il suo silenzio e con la sua presenza portava pace e balsamo per queste anime così ferite.
Cosa porti, cosa dai, cosa trasmetti, quando incontri le persone? Alcune persone dicono: "Io sono uno sempre pronto per gli altri; io do tanto". Sì, vero, ma cosa dai? Non basta dare, ma cosa dai? Cosa trasmetti? Che messaggio porti?
Vai dalle persone e chiediglielo: "Senti dimmi la verità, quando stai con me cosa ti passo?".
Un fiore non ha bisogno di portare profumo: ci inonda di fragranza perché lui è così. Così sei tu. Se hai pace nel tuo cuore dovunque andrai ne lascerai il profumo. E se hai guerra lascerai macerie.
Un giornalista ha scritto di Madre Teresa: "Con lei ci si sentiva a casa. Si diffondeva un'aura di pace in tutto ciò che diceva e in tutto ciò che faceva. Era come entrare in una dimensione dove litigi, conflitti e rabbia non vi giungevano".
I settantadue vanno (10,17-20) e tornano entusiasti: "E' proprio così! Come hai fatto tu così facciamo anche noi!". Se ci potessimo fidare di Lui scopriremmo che quello che Lui ha fatto non è stato solo un suo privilegio ma che anche noi abbiamo la stessa forza che ci abita dentro.
Gesù è felice nel vedere lo stupore dei suoi discepoli ma raddrizza il tiro: "Non siate felici per il potere che avete, per ciò che potete operare. Non siete voi ma è la Forza che è in voi che compie tali prodigi. Siate felici, invece, perché, che ci riusciate o meno, i vostri nomi sono scritti nei cieli".
Noi passiamo e i nostri nomi verranno dimenticati. Cinquant'anni dopo la nostra morte (per non sbagliare cento) nessuno più ci ricorderà. I nomi scritti sulla terra, quaggiù, svaniscono con il vento.
Ma i nomi scritti nel cielo rimangono per sempre. State tranquilli, voi non siete abbandonati; state tranquilli, nessuna paura, voi siete protetti, salvati; voi siete nel palmo della Mano di Dio. Nessuno vi rapirà da là.
Nel cuore di Dio nessun nome passa. Nel cuore di Dio vivremo per sempre.
Pensiero della Settimana
Nella tradizione andina (Sud America) c'è una sola regola: Ayni (sacra reciprocità). Se hai ricevuto una cosa (di qualsiasi tipo)
devi a tua volta dare qualcosa a qualcuno.
Tu hai ricevuto la vita! Ayni!
Beati i senza nome: saranno chiamati menestrelli di Dio.