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TESTO La fede a distanza

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Sabato della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (26/06/2010)

Vangelo: Mt 8,5-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

È vero che la malattia genera debolezza nell'essere umano, ma spesso accade che proprio in quello stato con maggiore fiducia ed intensità ci si rivolga a Colui che si è definito medico dei corpi e delle anime. Nel definire la sua missione Gesù dice alle folle: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». Questi sono i motivi che ci spiegano quel continuo afflusso di gente malata che da sempre ricorre a Gesù, che lo segue e lo insegue, che cerca di lambire il suo mantello o addirittura di sperimentare quel prodigio tocco di Gesù che guarisce e salva. Oggi è la volta di un paralitico, che audacemente si accosta a Gesù per mezzo del suo padrone, si prostra ai suoi piedi e umilmente invoca: «Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi». La fede vera ed intensa, alimentata anche dall'urgenza della richiesta, non ammette dubbi. La potenza dell'uomo Dio è più forte di ogni male. Quell'intervento del padrone è un bell'ornamento alla preghiera del malato: tutto possiamo chiedere a Dio, ma sempre dobbiamo umilmente rimetterci alla sua santissima volontà. Lo stesso Gesù dinanzi all'agonia nell'orto del Getsemani dirà: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Anche la risposta di Gesù getta luce nel nostro spirito ed alimenta la nostra fiducia: «Và, e sia fatto secondo la tua fede». La nostra guarigione coincide con la volontà di Cristo: Egli afferma: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza». L'invito finale è un velato riferimento al sacramento dell'eucaristia: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito». Ringraziarlo ogni giorno è un nostro dovere.

 

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