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don Daniele Muraro   Home Page

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (23/05/2010)

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Possiamo chiederci se il miracolo delle lingue descritto nella prima lettura si compie sulla bocca oppure negli orecchi, cioè se furono gli Apostoli a parlare effettivamente e contemporaneamente lingue tanto numerose e diverse, oppure se fu la folla dei Giudei della Diaspora a sentire ciascuno vocaboli e frasi conformi alla propria regione di provenienza.

Questione irrilevante o peggio curiosità fuori luogo? Vedremo di no. Intanto esaminiamo i fatti.

È lo Spirito santo che crea il caso, perché la folla si raduna a motivo del rumore e trova delle persone già pronte a parlare e a dare spiegazione. Riempiendo la casa dove si trovavano lo Spirito aveva mosso fuori gli Apostoli quasi costringendoli a farsi annunciatori.

L'accoglienza è positiva: "veniamo da tutte la parti del mondo conosciuto, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio". Riceve conferma il mandato ricevuto da Gesù di portare il suo messaggio ovunque e viene anticipata la missione della Chiesa nel mondo.

La Chiesa era ancora in formazione, le varie nazionalità nominate potevano bene rappresentare l'assedio dei popoli a questa nuova società, eppure l'intesa si trova subito.

Il miracolo però dura un giorno. Sparsi per tutto il Mediterraneo, il Medio Oriente e oltre, gli Apostoli e gli altri con loro si sarebbero dovuto sforzare per esprimersi nelle lingue locali.

San Paolo il greco lo sapeva da sempre, ma per san Pietro, già arrivato ad una certa età, la padronanza del latino in modo da poterlo usare perfino a Roma dovrà essergli costata non poca fatica. La stessa cosa vale per gli altri Apostoli a seconda delle diverse destinazioni: a Tommaso per esempio si attribuisce la predicazione in Iran e India, a Giuda Taddeo in Iraq e Iran.

Comunque se il problema fosse stato solo di farsi capire la Chiesa lo risolse presto, aiutata anche dall'omogeneità della cultura antica.

In realtà ogni messaggio deve anche trovare ascolto, e ciò rientra nella facoltà di scelta del destinatario che può accogliere o rifiutare, disporsi a interloquire o chiudere la comunicazione.

Ecco perché nel Vangelo spesso Gesù raccomanda: "Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!" oppure: "Fate attenzione a quello che ascoltate", oppure ancora: "Ascoltatemi tutti e comprendete bene!"

Alla domanda su quale fosse il primo comandamento Egli così si era espresso: "Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai etc.."; e nel Vangelo secondo Giovanni troviamo confermato: "Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio" e ancora: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono".

Dunque, la fede viene dall'ascolto e l'ascolto riguarda la parola di Cristo: a questa parola bisogna aprire gli orecchi.

Dice il Concilio Vaticano secondo che "I laici, come tutti i fedeli, hanno il diritto di ricevere abbondantemente dai sacri pastori i beni spirituali della Chiesa, soprattutto gli aiuti della parola di Dio e dei sacramenti". I sacerdoti hanno una grande compito da adempiere, però non gli si può attribuire ogni responsabilità.

C'è una implicazione di chi ascolta. Lo Spirito santo non è dato solo ai ministri consacrati, ma è promesso a tutti i fedeli e scende su ciascuno il giorno della Cresima per restarci.

Tutto ciò che allo Spirito santo viene attribuito nella sequenza non riguarda il clero, ma ogni fedele. Infatti si prega: "Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano i tuoi santi doni."

Parafrasando quel che dice la sequenza possiamo descrivere l'opera dello Spirito anzitutto come un risveglio: un raggio di luce ti tocca e tu apri gli occhi; poi come un conforto: ti senti più sicuro e sereno negli affetti; infine come un alleggerimento del peso fisico: dolori e acciacchi non ti danno fastidio.

A questo punto arrivano i sette doni. Sapienza, scienza, intelletto, etc agiscono dentro gli orecchi dei fedeli per far capire bene le cose e per farle gustare.

Non si tratta di un contenuto riservato, ma di quello che dice la Chiesa e che i suoi ministri ripetono continuamente. Essi parlano e, diversamente dal solito, tu li senti parlare delle grandi opere di Dio secondo il tuo linguaggio, cioè in maniera che ti tocca e ti interessa.

Quando si realizza questo è perché sono bravi i sacerdoti, o non si tratta piuttosto della grazia dello Spirito santo? Certo c'è chi predica bene e chi meno, ma per il predicatore in linea di massima si tratta di essere fedele al messaggio e non di operare indebite aggiunte. Colui che agisce veramente nell'incontro con Dio è lo Spirito e lo fa nelle orecchie di chi ascolta.

Se tu aspetti il predicatore perfetto non ti convertirai mai, se invochi lo Spirito santo ti basterà quello che hai. Il ministro mediocre risponderà per se stesso di fronte a Dio, ma tu non ne avrai avuto danno.

Se confidi di poter ricevere quello di cui hai bisogno da un uomo, non sarai mai soddisfatto. Se ti metti sotto l'ala dello Spirito santo, entrerai in sintonia con la Chiesa e la Parola che i suoi ministri ogni giorno si sforzano di custodire e trasmettere sarà davvero per te fuoco nel cuore e luce per la mente.

 

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