TESTO Commento su 2Re 11,1
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Venerdì della XI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (18/06/2010)
Brano biblico: 2re 11,1
Dalla Parola del giorno
Atalia, madre di Acazia, visto che era morto suo figlio, si accinse a sterminare tutta la discendenza regale.
Come vivere questa Parola?
La dinastia davidica è insidiata dalla madre del defunto re Acazia. L'ambizione, infatti, la spin-ge ad eliminare i suoi stessi nipoti. Il piccolo Ioas, però, riesce a sfuggire alla strage grazia all'intervento tempestivo della zia Ioseba che lo nasconde nel tempio, dove verrà allevato. Dopo anni di clandestinità, il sommo sacerdote Ioiada lo consacra re.
Uno stralcio di storia, di questa stessa storia che noi stiamo scrivendo, oggi. Le dinastie, i partiti politici, le varie ideologie si affrontano e cercano di sopraffarsi per un effimero momento di potenza e di gloria. Si perde di vista tutto, si è pronti a tutto. L'altro non è più il fratello da amare e da servire, ma il concorrente da abbattere, ricorrendo a qualunque mezzo.
Ma su tutto prevale sovrano Dio e il suo progetto di amore. Il più piccolo, quello che non conta, tanto da sfuggire all'attenzione omicida della perfida nonna, sarà l'anello che riallaccerà la catena della dinastia davidica: nulla e nessuno può mettere in scacco Dio così da comprometterne la fedeltà alla pa-rola data.
A chi sa leggere nelle pieghe della storia, si svela il sorprendente intervento di Dio che redime, riscatta, rilancia il suo progetto, con gli strumenti che noi riterremmo i più inadeguati. Non è stato così all'epoca di S. Francesco, di S. Caterina e di tanti altri che con la sola forza dell'amore inerme hanno impresso un nuovo corso alla storia?
Nella mia pausa contemplativa, proverò a guardare con occhi nuovi la storia dei nostri giorni, per scoprirvi l'impronta di Dio e il suo appello a renderci docili strumenti nelle sue mani.
Signore, non voglio essere profeta di sventure ma sentinella che scruta nella notte per cogliere la prima lama di luce che si accenna all'orizzonte annunciando il nuovo giorno.
La voce di un testimone dei nostri giorni
Ho molta fiducia nei piccoli, nei deboli che si uniscono in movimenti non violenti, senza aver bisogno di prestigio; piccoli gruppi senza potere che si mettono d'accordo per affermare senza odio, senza vio-lenza, ma anche senza codardia, che bisogna arrivare a condizioni giuste e umane nelle relazioni tra pa-esi ricchi e paesi poveri, tra le grandi compagnie e i nostri paesi... E Dio che ama gli umili, i deboli e i piccoli, non abbandonerà questo mondo. È lui la forza della nostra debolezza!"
Helder Camara