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TESTO Non uccidere

don Romeo Maggioni   Home Page

IV domenica dopo Pentecoste (Anno C) (20/06/2010)

Vangelo: Mt 5,21-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

La Bibbia, parlandoci delle origini, sembra dirci che è nel DNA dell'uomo dopo il peccato l'istinto della violenza e della divisione. Il rifiuto di Dio ha diviso marito e moglie che si accusano reciprocamente, e passa nei figli quel veleno che si chiama individualismo ed egoismo che genera invidia, rancore e la sopraffazione del fratello.

Storia di sempre, perché di sempre è il peccato. Allora la rassegnazione è l'ultima parola? Il male, la violenza, l'ingiustizia è davvero DNA incorreggibile, non risanabile? La lotta per la solidarietà, la pace, la convivenza fraterna è solo utopia irrealizzabile? L'amore è una favola?

Il peccato non è l'ultima parola sulla vicenda umana. Il cuore di pietra può essere cambiato in cuore di carne (cf. Ez 36,36); un riscatto è possibile. Ed è avvenuto. Gesù, Salvatore, viene appunto ad aggiustare qualcosa di rotto che noi uomini non riusciamo più ad aggiustare. Col perdono come barriera alla vendetta, con la gratuità come scudo contro l'invadenza dell'egoismo, con la sua grazia come antidoto alla nostra fragilità.

E il rimedio va ben oltre ogni DNA rovinato, ricreandolo nuovo sano ed efficace: "Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai! Ma io vi dico...". Solo la "nuova creatura" uscita dal battesimo ormai può rendere l'uomo più uomo: "Chi segue Cristo l'uomo perfetto, si fa lui pure più uomo" (GS 41).

1) NON UCCIDERE

Perché Caino uccide il fratello Abele? L'abitudine televisiva ci può spingere a dire: perché Abele è debole. Vince la legge del più forte. Qualcuno così spiega l'evoluzione. E teorizza e giustifica di fatto la violenza. In una cultura del benessere facilmente si dimentica l'ingiustizia che esso provoca sui più deboli, sul terzo o quarto mondo, e danno fastidio quanti osano denunciare e combattere un tale stato di cose. "Sono forse io il custode di mio fratello?" (Lett.). E' necessario che qualcuno proclami ancora il comandamento: "Non uccidere!", e lo testimoni anche pubblicamente per tener alta la bandiera di una coscienza che dice la sacralità di ogni vita e l'eguaglianza di ogni uomo. E creda ancora che la solidarietà è la legge del vivere civile.

Ritorniamo a Caino. La sua invidia di Abele nasce da una coscienza morale frustrata per l'atto di disprezzo nei confronti di Dio, o se si vuole di ateismo: "Il Signore non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato". Ma Dio denuncia la radice di quel male: la libertà interiore che non sa resistere alla tentazione e sceglie il male. E' certo eredità malvagia l'istinto spontaneo al male, ma si può (e si deve) vincere: "Il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai". Non bisogna aprirgli neanche una fessura, altrimenti ci invade e diviene prepotente. Dal piccolo passo.. all'omicidio è la china scivolosa dell'incominciare coi compromessi della coscienza.

"Dov'è Abele, tuo fratello?". La voce della coscienza insegue sempre il peccatore, fino a renderlo irrequieto e solo. Nonostante il tentativo di infischiarsene, di Dio e di ogni morale, questa voce interiore del giudizio di Dio è incancellabile: "La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!". E la sentenza è esplicita: "Ora sii tu maledetto!". Dio solo è garante di una giustizia che gli uomini spesso snobbano e manipolano. E' parola inquietante: "Sii maledetto!", che Gesù confermerà nell'ultimo giudizio: "Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno" (Mt 25,41). Nondimeno un segno è posto su Caino, a difesa di vendette. Dio guarda anche il peccatore, e oggi scadenza la sua giustizia al ritmo della misericordia in attesa del possibile ravvedimento.

2) MA IO VI DICO

Un giorno Gesù ebbe ad affermare: "Tra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui" (Mt 11,11). Qui è un salto di qualità; "Non sono venuto ad abolire ma a dare pieno compimento" (Mt 5,17). Qualità nuova di valore morale perché interiorizza la legge fissandola nella intenzione prima che nell'atto esterno. Qualità nuova perché ne affina l'espressione..: dal rispetto reciproco fino ad amare il nemico. Qualità nuova soprattutto perché ne dà la forza, risanando la libertà ferita con la grazia dello Spirito Santo, vera nuova legge del cristiano, "perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte" (Rm 8,1). Vangelo e grazia fanno l'uomo veramente uomo. Il Cristianesimo solo produce un umanesimo pieno! O vero!

"Chiunque si adire, ..chi dice: Stupido, ..chi dice: Pazzo". Ben oltre ogni violenza; qui è il rispetto per ogni persona, per la sua dignità, oltre ogni imporsi, magari motivato o legittimo, come oggi si riconosce nei confronti della pena di morte. Si può fondare tale rispetto anche su motivazioni umane: quanto volontariato generoso per scopi "umanitari"! Ma forse è fragile se non insufficiente. Ciò che fonda e dura è il riconoscimento di una dignità della persona umana fondata su Dio, di diritti umani che trovano nella intangibilità del sacro la forza di fermarsi di fronte a ciò che Dio stesso tutela e ne è geloso giudice. Da questo limite minimo, il vangelo di Gesù spinge fino alla carità.. "di chi dà la sua vita per i propri amici" (Gv 15,13).

"Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, avendo Dio attestato di gradire i suoi doni" (Epist.). E' la fede, cioè l'atto sincero di culto, che premia Abele. E culto sincero, ci avverte Gesù, non è tale se non ci si riconcilia prima col fratello: "Lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono". Con la finezza di accorgersi che forse lui ha sofferto qualche torto da te, al quale tu non hai dato molto peso. E' un altro richiamo alla vita, che deve essere coerente col principio che unico è il comandamento dell'amore di Dio e dell'amore del prossimo. "Se uno dice: Io amo Dio, e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Gv 4,20).

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Dall'Antico al Nuovo Testamento. E' la didattica biblica di queste domeniche: l'uno prepara l'altro, e l'altro completa il primo. La pedagogia di Dio si semina nella vicenda umana per pesarne il valore e i limiti, collocandola soprattutto sullo schermo globale del rapporto religioso che sta alla base della comprensione e della soluzione di ogni scelta umana. Del resto la macchina che siamo è uscita dalle mani del Creatore; e il libretto di istruzione per farla meglio funzionare è elemento decisivo per la riuscita personale e sociale.

 

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