TESTO Commento su Ez 34,16
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Sacratissimo Cuore di Gesù (Anno C) (11/06/2010)
Brano biblico: Ez 34,16

3Ed egli disse loro questa parabola:
4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».
Dalla Parola del giorno
Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
Come vivere questa Parola?
Nell'economia della pastorizia dell'epoca in cui Gesù era tra noi, le pecore avevano un grande valore. Essere pastore non significava soltanto impegnarsi a un lavoro ma implicava un coinvolgimento anche affettivo. Si pensi all'apologo che Natan racconta a Davide per aiutarlo a prendere coscienza del suo peccato. Quanta tenerezza esprime l'uomo che possiede l'agnello? È dunque estremamente espressiva, per quei popoli, la metafora di un pastore che si prende cura delle sue pecore. E può ben essere allusiva di un Dio così amante delle sue creature che ha per loro un interessamento pieno di tenerezza. E differenziato per giunta! Tratta in modo consono a ciascuno: quella che era smarrita riconduce all'ovile, e si dedica a cure tempestive per quelle malate o ferite o che hanno un diverso ritmo di crescita: la grassa e la magra.
Ecco: la metafora sprizza tenerezza in ogni particolare. Se poi pensi che è allusiva di quello che farà Gesù, quel suo tenerissimo amore di cui il cuore trafitto è emblema, entri un poco nel mistero del suo dono fino a morire sulla croce. Così ti rendi conto che la festa di oggi non è all'insegna di una devozione sentimentale ma è provocatrice di crescita spirituale.
A questo penso nella mia pausa contemplativa, mentre evoco verdi pascoli su cui - come dice il salmo 22 - il pastore buono fa pascolare le sue pecore. E sono una metafora anch'essi di tutto quello che Gesù, vero pastore della mia vita, mi ha donato e mi dona mentre mi guida per sentieri soleggiati dal suo amore.
Signore Gesù, pastore buono, pastore bello e vero, dammi quello che sei venuto a portare: la vita eterna.
La voce di un Padre della Chiesa
Come anche il pastore può curare la pecora ammalata di scabbia e proteggerla dai lupi, allo stesso modo Cristo, il vero pastore, con la sua venuta poté guarire e convertire la pecorella smarrita e ammalata, cioè l'uomo, risanandola dalla lebbra del peccato.
Pseudo-Macario