TESTO Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia
III domenica dopo Pentecoste (Anno C) (13/06/2010)
Vangelo: Mt 1,20b-24b
20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa;
Obbedienza e disobbedienza sono i poli che spiegano tutta la vicenda umana; dipendenza e fiducia in Dio o emancipazione e autonomia sono la radice della riuscita o del fallimento, dell'uomo e del mondo. La storia si rinchiude tra il primo e il secondo Adamo: "Come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti" (Epist.).
Peccato e redenzione sono le due facce vere che interpretano l'esistenza umana; peccato come rifiuto di Dio, redenzione come salvezza decisiva che gratuitamente da Lui ci viene. Fuori storia è chi pensa di lasciar fuori Dio nell'interpretazione e soluzione dei problemi dell'uomo. La Bibbia soltanto svela il filo rosso che unisce ogni esperienza umana, individuale e sociale, nella tragedia e nella speranza. Del resto è la lettura che ne fa il Creatore stesso dell'uomo.
1) LA DISOBBEDIENZA
In forma narrativa-didascalica il libro della Genesi mette la mano sulla piaga originaria - cioè quasi costitutiva - che genera il male nel mondo. Nasce da un sospetto nei confronti del Creatore, sollecitato dal diavolo, colui che, ribelle per primo, spinge l'uomo alla ribellione. "Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio" (Lett.). Il cuore della tentazione è la presunzione dell'autonomia assoluta, da ogni dipendenza e da ogni dono. Oggi diciamo: da ogni morale, volendo "conoscere il bene e il male". Non che Dio non voglia la vita e la felicità dell'uomo; ma come suo dono, non come propria conquista. Un dono come partecipazione alla ricchezza e alla compagnia di Dio: "Il Signore passeggiava nel giardino alla brezza del giorno". Del resto che è e che ha l'uomo da sé, creato com'è dal nulla?
La conseguenza del rifiuto e della disobbedienza è la morte, e con essa il fardello di sofferenza fisica, di egoismo che divide, di fatica e lavoro per strappare qualcosa di utile ad una natura che "è stata sottoposta alla caducità, attende di essere liberata dalla schiavitù della corruzione, e geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi" (Rm 8,20-22). Quando l'uomo si crede padrone di sé e del mondo, Dio lo lascia alla sua superbia, alla sua precarietà e .. nullità. Solo un gratuito e misericordioso atto di speranza lo ferma dal distruggere tutto. Per la qual cosa già ci pensa purtroppo l'uomo con la sua libertà ferita e inquinata.
"Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi". Cioè poveri, insicuri, insufficienti. Parola di un sarcasmo amaro! Anche oggi, tanta supponenza nella scienza e nella tecnica, e alla fine ci accorgiamo che la nostra potenza atomica può distruggerci tutti in un istante. Cosa ne sarà del tentativo di manipolare la radice stessa biologica della natura umana? Ogni superba presunzione di costruire una società atea (o secolarizzata), cioè senza Dio, cosa mai ci ha regalato nel "secolo breve" trascorso tra genocidi, guerre mondiali e milioni di morti? Gesù un giorno sentenziò con precisione: "Chi non raccoglie con me, disperde" (Mt 12,30).
2) L'OBBEDIENZA
"Come per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita" (Epist.). E' il contrappeso, e per fortuna ben più potente del male: "Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia". E' l'opera mirabile di Cristo, che "pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso.. facendosi obbediente fino alla morte" (Fil 2,6-8). "Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono" (Eb 5,8-9). Alla disobbedienza si contrappone l'obbedienza: questa sola salva!
Obbedienza che è anzitutto atto di verità: "Che cosa possiedi che tu non l'abbia ricevuto?" (1Cor 4,7). Poi accoglienza del perdono ottenutoci da Cristo, "così che regni la grazia mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore" (Epist.). E quindi risanamento del cuore e della libertà, perché dice la nostra tragica esperienza: "In me c'è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo" (Rm 7,18), senza ormai la grazia di Cristo. E' in questo ricostruire un "cuore di carne" (cf. Ez. 36,36) la radice ultima anche di una possibile convivenza meno indegna dell'uomo, in un mondo che sembra ogni giorno dominato da "cuori di pietra". La "civiltà dell'amore" nasce dall'apporto di anime di giusti che obbediscono a Dio.
Come oggi ci è richiamato nel vangelo dall'esempio di Giuseppe e di Maria, pronti a obbedire a Dio anche di fronte a sorprendenti sue chiamate. "Giuseppe, non temere di prendere con te Maria, tua sposa". La disponibilità generosa fa dell'uomo lo strumento umile delle cose più grandi che Dio compie nella storia: "Ella darà la luce a un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Giuseppe "fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore". Una coppia che obbedisce diviene il luogo per la salvezza dell'umanità intera, come la prima coppia che ha disobbedito divenne causa di rovina per tutti gli uomini. Anche nella quotidianità - e nella famiglia "piccola chiesa" - si costruisce il domani di un mondo migliore.
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Queste domeniche dopo Pentecoste ci illustreranno il cammino faticoso della salvezza operata da Dio tra gli uomini: le sue premure, le sue proposte, i suoi perdoni, le sue ripoposte, e tutti i suoi tentativi di ricuperare l'uomo alla sua fiducia. La Bibbia è la storia in anteprima della nostra vicenda di uomini, nel rapporto fondante con Dio ed anche in tutti i risvolti di relazione tra noi e col creato. Una scuola che merita tutta la nostra paziente attenzione. Ci vogliamo ritrovare qui allora ogni domenica, anche dalle disperse evasioni estive.