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TESTO Corpus Domini: L'Eucarestia e il sacerdozio.

don Roberto Rossi   Parrocchia Regina Pacis

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (06/06/2010)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

I presbiteri sono resi conformi alla immagine sublime di Cristo, eterno Sacerdote e Ostia santissima del sacrificio salvifico.

La riproduzione di tale immagine nei Presbiteri si attua principalmente nella loro partecipazione vitale al mistero eucaristico, a cui è essenzialmente ordinato e legato il sacerdozio cristiano. Cristo partecipa ai suoi ministri "il potere di consacrare, di offrire e di distribuire il suo corpo e il suo sangue". Vi è in ciò un mistero di comunione con Cristo nell'essere e nell'operare, che esige di tradursi in una vita spirituale impregnata di fede e di amore all'Eucaristia.

Il Sacerdote è ben consapevole di non poter contare sui propri sforzi per raggiungere gli scopi del ministero, bensì di esser chiamato a servire come strumento dell'azione vittoriosa di Cristo, il cui sacrificio, reso presente sull'altare, procura all'umanità l'abbondanza dei doni divini. Ma egli sa anche che, per pronunciare degnamente, nel nome stesso di Cristo, le parole consacratorie: "Questo è il mio corpo" - "Questo è il calice del mio sangue", deve vivere profondamente unito a Cristo, e cercare di riprodurre in sé il suo volto. Quanto più intensamente egli vive della vita di Cristo, tanto più autenticamente può celebrare l'Eucaristia.

Il Concilio Vaticano II ha ricordato che "soprattutto nel sacrificio della Messa i Presbiteri agiscono in modo speciale in nome e nella persona di Cristo", e che perciò senza Sacerdote non vi può essere sacrificio eucaristico; ma ha ribadito pure che quanti celebrano questo sacrificio devono svolgere il loro ruolo in intima unione spirituale con Cristo, con grande umiltà, come ministri di Lui a servizio della comunità: essi devono "imitare ciò che trattano", nel senso che, celebrando il mistero della morte del Signore, devono cercare di mortificare la propria vita. Nell'offrire il sacrificio eucaristico, i presbiteri devono offrirsi personalmente con Cristo: ancora "La celebrazione eucaristica è il centro della vita di tutta la Chiesa e il cuore dell'esistenza sacerdotale".

Ecco una grande parola: "centro della vita di tutta la Chiesa". È l'Eucaristia che fa la Chiesa, come la Chiesa fa l'Eucaristia. Il presbitero, incaricato di edificare la Chiesa, realizza questo compito essenzialmente con l'Eucaristia.

C'è l'espressione "cuore dell'esistenza sacerdotale". Ciò significa che il presbitero, desideroso di essere e rimanere personalmente e profondamente attaccato a Cristo, trova lui per primo nell'Eucaristia il sacramento che opera questa intima unione.

Anche a questo livello, che è quello di tanti santi Preti, l'anima sacerdotale non si chiude in se stessa, perché proprio nell'Eucaristia attinge in modo particolare alla "carità di Colui che si dà come cibo ai fedeli". Essa si sente quindi portata a dare se stessa ai fedeli ai quali distribuisce il Corpo di Cristo. E proprio nel nutrirsi di questo Corpo essa è spinta ad aiutare i fedeli ad aprirsi a loro volta a quella stessa presenza nutrendosi della sua carità infinita, per trarre un frutto sempre più ricco dal Sacramento.

A questo scopo il Presbitero può e deve procurare il clima necessario per una proficua celebrazione eucaristica. È il clima della preghiera. Preghiera liturgica, alla quale deve essere chiamato ed educato il popolo. Preghiera di contemplazione personale. Preghiera delle sane tradizioni popolari cristiane.

Il Concilio raccomanda al Sacerdote, oltre la quotidiana celebrazione della Messa, anche il "culto personale alla sacra Eucaristia", e particolarmente il "dialogo quotidiano con Cristo, andandolo a visitare nel Tabernacolo". La fede e l'amore per l'Eucaristia non possono permettere che la presenza di Cristo nel Tabernacolo rimanga solitaria. Si può dire che anche nel Tabernacolo dell'Eucaristia Cristo è presente in vista di un dialogo col suo popolo e con i singoli fedeli. Il presbitero è il primo chiamato a visitare il Cristo presente nel Tabernacolo per un "dialogo quotidiano".

Voglio infine ricordare che il presbitero è chiamato più di ogni altro a condividere la disposizione fondamentale di Cristo, in questo Sacramento, cioè l'"azione di grazie" da cui esso prende il nome. Unendosi a Cristo Sacerdote e Ostia, il Presbitero condivide non soltanto la sua oblazione, ma anche il suo sentimento, la sua disposizione di gratitudine al Padre per i benefici elargiti all'umanità, a ogni anima, al presbitero stesso, a tutti coloro che in cielo e in terra sono ammessi alla partecipazione della gloria di Dio. Gratias agimus tibi propter magnam gloriam tuam... Così, alle espressioni di accusa e di protesta contro Dio - che spesso si sentono nel mondo - il Presbitero contrappone il coro di lodi e di benedizioni. (Giovanni Paolo II)

 

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