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TESTO Commento su Luca 9,11-17

padre Paul Devreux

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (06/06/2010)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Oggi festeggiamo il dono del corpo e del sangue di Gesù donato a noi, messo a nostra disposizione. Questo avviene quando celebriamo la S. Messa. Ma basta avere un prete che consacra e presentarsi per ricevere la comunione per essere realmente nutriti di Cristo, o ci vuole qualche cosa di più?

Prima di tutto mi sembra importante spiegare che mangiare la carne e bere il sangue di un altro è un fatto normale, che faccio tutti i giorni, nel senso che ho bisogno degli altri e dei loro servizi. Se io sono vivo è grazie al fatto che i miei genitori e tante altre persone mi hanno nutrito dandomi il loro tempo, la loro energia, il frutto del loro lavoro, i loro affetti. Tutti i giorni ricevo dagli altri, e sono chiamato a dare anch'io la mia carne e il mio sangue a chi ne necessita. La vita funziona così: ci si nutre gli uni gli altri.

La proposta che fa Gesù è eccezionale perché ci dice che Dio stesso, è disposto a nutrirci, a occuparsi di noi e dei nostri bisogni. Se capisco questo non mi resta che ringraziarlo di questa grazia ricevuta, anche perché in questo caso non posso proprio ricambiare. E' un dono del tutto gratuito.

Ma come si vive l'eucaristia, quand'è che mi nutro veramente del Signore e non magicamente?

Il pane e il vino rappresentano il corpo di Gesù che ci viene donato, ma sono anche il frutto del lavoro e della fatica dell'uomo, per cui il pane e il vino simboleggiano l'incontro tra l'opera di Dio e quella dell'uomo, che avviene quando in noi nasce il desiderio di spezzare il pane insieme ai fratelli che il Signore ci mette accanto, per condividerlo nel suo nome, e questo significa diventare come parenti!?! Figli di Dio e fratelli! Siamo pronti a questo? Siamo coscienti che questa è la proposta? Lo voglio con tutti i presenti?

Se viviamo cosi la nostra assemblea domenicale, allora la presenza del Signore diventa cosi forte ed importante tanto da chiamarla una "presenza reale".

Cosa poi sia esattamente questa presenza reale ancora se ne discute, ed è bene così.

 

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