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TESTO Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui

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SS. Trinità (Anno C) (30/05/2010)

Vangelo: Gv 14,21-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,21-26

21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

22Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Gioca il Dio biblico, entro il rigido monoteismo ebraico, a seminare presagi e preannunci di un volto divino più dinamico e non proprio single; è il caso oggi dell'accoglienza che Abramo fa di tre uomini che si rivelano "il Signore" in persona. La Tradizione cristiano vi ha sempre letto un riferimento alla Trinità.

Il volto umano e drammatico del Servo Sofferente di Isaia parla di un "salvatore" così inserito nella realtà umana più tragica da essere chiara immagine del Figlio di Dio che riscatta con la sua croce la nostra umanità.

Allo stesso modo l'Antico Testamento è seminato di interventi vivificanti di Dio identificato nello "Spirito di Dio" che crea la vita e ispira i Profeti.

Sarà Gesù poi il pieno rivelatore del Dio vero, perché "Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato" (Gv 1,18).

1) L'AZIONE DI DIO

Di Dio conosciamo anzitutto i fatti. I fatti di un Dio creatore, perché "le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute" (Rm 1,20). I fatti di un Dio che si mescola premuroso entro la vicenda di un popolo che ha eletto ad essere il suo testimone nella storia: Israele lo ha sentito vicino nell'avventura dell'esodo. I fatti, in particolare, di un uomo, Gesù di Nazaret, che intrattiene atteggiamenti e sentimenti filiali intimi con questo Dio, invocato addirittura come "Abbà" (Mc 14,36). E che insegna ad ogni uomo a rivolgersi a lui chiamandolo "Padre nostro" (Mt 6,9).

Invocato, ricercato da tutti gli uomini, ..un giorno questo Dio si fece vedere in carne ed ossa, uomo in mezzo agli uomini, proclamandosi Figlio di Dio che il Padre ha mandato tra noi. L'incarnazione è il mistero più sorprendente e specifico di una religione chiaramente ristrutturata sulla iniziativa stessa di Dio che incanala su fatti e scelte direttamente da lui stabilite i rapporti che ora ognuno deve avere col volto vero di Dio. Più sorprendente ancora è lo "spettacolo" (Lc 23,48) che Dio ha voluto lasciare di sé nel "non risparmiare il proprio Figlio ma nel consegnarlo per tutti noi" Rm 8,32); in lui del quale si dice che "nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici" (Gv 15,13). Un Padre e un Figlio che mirano alla comunicazione di sé la più intima in ogni credente: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui".

Ma non è tutto di Dio: "Il Paraclito, lo Spirito che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". Vi è un terzo componete in questa compagine divina, colui che porta a destinazione personale l'opera organizzatrice e sacrificale del Padre e del Figlio per la salvezza del mondo. E', lo Spirito Santo, quasi la longa manus di Dio creatore che dà la vita e "rinnova la faccia della terra" (Sal); e del Figlio, che da Pentecoste costruisce la Chiesa suscitando carismi diversi compaginandoli in unità: "Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito" (Epist.). Ed è lui a suscitare la fede e la sua coerente professione: "Nessuno può dire: Gesù è Signore, se non sotto l'azione dello Spirito Santo" (Epist.).

2) L'IDENTITA' DI DIO

Dai fatti, l'identità. Gesù ci ha fatto conoscere la vita intima di questa speciale famiglia: lì c'è un Padre che ama un Figlio, un Figlio che riama pienamente il Padre, e il legame tra i due è realtà così viva da essere una Persona, lo Spirito Santo. Una e identica è la natura divina dei Tre, e quindi è un solo Dio; ma vivace nelle sue relazioni interne da esprimersi in tre vere e distinte Persone. Un "monoteismo" tutto speciale e specifico è il monoteismo cristiano! "Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santo - professiamo oggi nel prefazio - sei un solo Dio e un solo Signore, non nell'unità di una sola Persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Nel proclamare te Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone, l'unità della natura, l'uguaglianza della maestà divina".

Ma più sorprendente in questo Dio è la sua scelta di aprire la cerchia della propria privacy per invitare e accogliere altre creature a divenirne partecipi. Un Dio che ha mostrato assoluta gratuità e generosità nell'amarci, quando noi eravamo ancora suoi nemici e peccatori. Un Dio "che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, .. non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?" (Rm 8,31-39). Un Dio, alla fine, "che è AMORE" (1Gv 4,16). "Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura - dice Paolo -, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abba!" (Rm 8,15). Papà!, appunto, come un bimbo chiama il suo babbo. Questa è la prima acquisizione dell'anima credente: la serenità e la sicurezza di avere Dio che è Padre, non padrone. Un Dio tutto diverso quindi da quello che hanno ipotizzati le altre religioni.

E' una famiglia, una comunione di persone che proprio per la trasparenza reciproca, il dono e l'intimità che li unisce, vivono l'esperienza più alta della FELICITA', quella appunto che deriva dall'amore. Proviamo a ripensare ai nostri brevi attimi d'amore, quelli più veri e profondi: sono essi che ci hanno dato felicità e soddisfazione. Ma queste sono pallidissime esperienze d'amore rispetto all'amore puro e pieno di Dio. Quale meraviglia di felicità ci deve essere in Dio! Ecco: se Dio è amore, Dio è felicità. Massima, somma, perenne. Forse non pensiamo mai che Dio significa prima di tutto vita felice, piena, gioia, soddisfazione oltre ogni nostra immaginazione. Ebbene, a questa famiglia di Dio noi siamo chiamati a unirci, per divenire partecipi della sua stessa gioia. Questo è il Dio cristiano; questa è la vocazione cristiana.

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Nel giro di questa vita Trinitaria noi entriamo il giorno del battesimo. Da allora una esperienza sempre più intensa maturerà nel cuore di chi vi si apre con una cosciente e calorosa intimità: "Chi ama me - dice Gesù - sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui". E cresce fino a raggiungere quell'unità che fa della Trinità e di noi una cosa sola: "Come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Gv 17,21).

Dio ha fatto la sua parte. Tocca a noi ora vedere senza pregiudizi e credere.

 

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