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TESTO Furono tutti pieni di Spirito Santo

mons. Gianfranco Poma

Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (23/05/2010)

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Oggi celebriamo la Pentecoste, in qualche modo la più grande di tutte le feste. "Tutti furono pieni di Spirito Santo", " lo Spirito di Dio riempie l'universo": oggi si compie il progetto di Dio, di introdurre l'universo nella sua vita divina. Per noi il Padre ha mandato il proprio Figlio, per noi Gesù è morto ed è risuscitato: per noi dona il suo Spirito e noi possiamo dire di non aver "ricevuto uno spirito di schiavi per ricadere nella paura, ma uno spirito di figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!" (Rom.8,15).

Nella celebrazione liturgica riviviamo l'evento della nascita della Chiesa, l'umanità nuova ricreata dallo Spirito santo e lo riviviamo oggi, come umanità complessa, così potente e così fragile, così ricca e così debole, soddisfatta ed annoiata, così apparentemente autosufficiente e così in attesa di chi la renda capace di ritrovarsi e di rinascere a nuova vita. "Noi abbiamo più che mai bisogno di una lingua capace di abbattere le barriere che ancora dividono popoli e culture, uomini e donne, giovani e vecchi, abbiamo bisogno che ai giovani si restituiscano visioni e speranze, che i vecchi e gli stanchi ritornino a sognare, abbiamo urgenza che uomini e donne avviliti e umiliati siano restituiti alla vita e che tutti possiamo apprendere il perdono e gioire della Grazia. Abbiamo bisogno di una nuova Pentecoste che ci scompigli, ci rinfreschi, ci faccia ardere il cuore, ci doni la semplicità della colomba e ci restituisca la dignità, la grazia, la libertà dei figli e delle figlie di Dio" (Anna Maffei).

E' ancora Luca lo scrittore raffinato che ci "narra" l'evento della Pentecoste, che ci descrive in forma narrativa l'evento di salvezza che si compie nella Pentecoste: è compito dell'esegesi entrare nel modo più completo nella interpretazione di tutti i contenuti che Luca vuole comunicarci: dobbiamo aprire il nostro cuore perché si rinnovi per noi il dono che è venuto dall'alto in quella prima Pentecoste cristiana.

Il racconto degli Atti degli Apostoli che oggi leggiamo (Atti 2,1-11) si apre con due espressioni che danno l'intonazione a tutto l'episodio: il giorno della Pentecoste giunge come "compimento" del tempo e come concentrazione in un punto dell'intero spazio umano. Così, tempo e spazio si raccolgono, perché venga data alla luce l'umanità rinnovata dal dono dello Spirito Santo. "Il tempo è compiuto": dice S.Paolo (1Cor.7,29) avvertendoci che ormai Dio ha comunicato tutto all'umanità che è invitata a lasciarsi afferrare dalla pienezza di Dio. E lo spazio è tutto riempito dallo Spirito di Dio. "Venne improvviso dal cielo un fragore, come un vento che irrompe impetuoso e riempì tutta la casa in cui stavano". Dal cielo dove Gesù è salito venne improvviso, inatteso, un fragore: è un dono imprevedibile, come è imprevedibile tutto ciò che viene da Dio. E' un fragore, come vento che irrompe impetuoso: è una forza irresistibile capace di trasformare il mondo, ed è una forza che si esprime in modo particolare nella parola. "E riempì tutta la casa in cui stavano...e tutti furono pieni di Spirito santo": tutto lo spazio in cui si trovano è riempito e tutti senza eccezione ricevono questo dono in pienezza. La pienezza sovrabbondante e l'universalità sono le caratteristiche dell'evento che Luca sottolinea, finalizzate a caratterizzare l'unità di coloro che "si trovano insieme nello stesso luogo". Questa unità non è tanto una coesione cercata per difendersi "per la paura dei Giudei" (Giov.20,19), quanto unità nella preghiera (At.1,14): è questa unità che viene corroborata dall'irruzione dello Spirito santo, per dar vita a una famiglia nuova che supera quella del sangue e che non rimane chiusa nelle mura della casa. Lo Spirito che viene dal cielo è in realtà una forza che inizia un movimento inarrestabile e spinge all'uscita all'aperto con una libertà incontenibile.

Per farci comprendere il senso di ciò che accade, Luca racconta l'evento usando espressioni scelte accuratamente per evocare tre testi dell'Antico Testamento: il dono della Legge al Sinai, una parola del profeta Gioele, l'episodio della torre di Babele.

Le lingue di fuoco, il fragore come di vento impetuoso, ci rimandano all'esperienza del Sinai (Es.19), quando Dio ha donato a Mosè le tavole della Legge: questa Pentecoste è un nuovo Sinai. Come Dio ha dato la Legge al suo popolo per insegnargli a vivere nell'Alleanza con lui, adesso gli dona il suo Spirito per una Alleanza nuova: ormai la Legge di Dio, che è l'unico mezzo per vivere nella libertà e nella felicità, non è più scritta su tavole di pietra ma nel cuore dell'uomo, non è più una imposizione che grava sulle povere forze dell'uomo, ma è un dinamismo interiore che dà all'uomo la forza per vivere ciò che chiede.

Luca, inoltre, vuole certamente alludere alla profezia di Gioele 3,1-5: "Avverrà negli ultimi giorni: io effonderò su tutti il mio Spirito". Adesso su tutti gli uomini Dio effonde il suo Spirito: "E avverrà: chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato". Inizia una storia nuova: la storia dell'umanità che forma una sola famiglia, fatta di uomini concreti, che vive tutta della vita dello Spirito.

E in fine, la Pentecoste è il compimento dell'azione che Dio ha cominciato nell'evento della torre di Babele: "Tutta la terra aveva un'unica lingua e uniche parole...dissero: Venite, costruiamoci una città e una torre"(Gen11,1). Tutti gli uomini parlano una sola lingua, insieme vogliono costruire un'opera che testimoni la loro potenza: ritengono che l'uniformità sia una potenza che li rende capaci di costruire un'opera sovrumana. Dio interviene, li disperde sulla faccia della terra e confonde le loro lingue: egli vuole impedire agli uomini di percorrere una strada falsa, quella del pensiero unico, del progetto unico. La Pentecoste secondo il racconto di Luca si inserisce bene nella linea di Babele: Dio a Babele ha insegnato all'umanità la diversità, a Pentecoste l'unità nella diversità. Solo lo Spirito Santo rende possibile vivere la diversità come espressione dell'unità che è ben altra cosa dell'uniformità. Ormai tutte le nazioni che sono sotto il cielo sentono proclamare nelle loro diverse lingue le meraviglie di Dio: ma occorre lasciarsi afferrare dallo Spirito Santo.

 

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