TESTO Il Padre vi darà il Paraclito perché rimanga con voi per sempre
Ileana Mortari - rito ambrosiano Home Page
Pentecoste (23/05/2010)
Vangelo: Gv 14,15-20
«15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi».
"Se mi amate, osserverete i miei comandamenti" (v.15). Il brano di oggi inizia con un periodo ipotetico della realtà: data una certa premessa, ne scaturisce di necessità una determinata conseguenza. La premessa denota il modo abituale in cui Gesù fa le sue proposte: "se"....
Egli rispetta sempre la libertà dell'uomo; per primo gli offre il suo amore, desidera entrare in rapporto con lui in modo unico e personale; gli propone un legame intenso e irripetibile, per unirlo a Sé tramite l'amore,.....ma solo se anche l'uomo lo desidera!
Ebbene, una volta realizzatasi questa premessa, ne deriva che l'uomo interpellato "osserverà i suoi comandamenti". A prima vista, può sembrare una contraddizione: nel rapporto di amore non può esserci imposizione, solo reciproca e libera corresponsione. In effetti anche nella frase di Gesù è così, se solo ci sforziamo di approfondire il termine originale greco "entolài" tradotto con "comandamenti".
"Entolài" è il termine con cui la Bibbia greca detta "Settanta" rende l'originale ebraico "Le 10 parole" (che corrispondono ai famosi "10 comandamenti"); ma nella concezione biblica la Legge-comandamento è soprattutto la rivelazione divina che conduce alla vita; i "comandamenti" sono "indicazioni per un cammino", quello della salvezza, cioè quello che porta al senso e alla pienezza della vita; ecco perché, "se" si ama il Signore, ci si troverà incamminati nella via autentica.
In concreto, ciò significherà anche praticare nella vita quotidiana il famoso Decalogo, riletto e portato a compimento dal Vangelo; il che significa, ad esempio, che non basta non uccidere, ma si deve evitare l'ira nei confronti dei fratelli; che non si può commettere adulterio, ma neppure desiderare la donna d'altri; che si deve arrivare addirittura ad amare i nemici e a pregare per i propri persecutori.
E tuttavia emerge chiaramente dai passi paralleli in questo stesso cap.14° di Giovanni che il significato più profondo del versetto citato è il nesso tra l'amore per Gesù e l'osservanza-custodia della sua Parola, che, come sappiamo, è di una ricchezza e profondità incommensurabili; come a dire: è evidente l'insistenza del Maestro più sul positivo del suo messaggio di rivelazione che sul negativo di un'arida serie di imposizioni e proibizioni, come potrebbe far pensare la parola italiana "comandamenti" tout court, senza altre spiegazioni.
Inoltre a Gesù sta a cuore che il dono del suo amore e la relativa risposta dell'uomo siano per sempre. Consapevole della sua prossima dipartita, Egli si preoccupa di dire al v.18 del cap.14: "non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo"; come lo vedranno? In quelle apparizioni che seguiranno la sua resurrezione e in cui Egli "si farà vedere" solo ai suoi seguaci. E ben sappiamo quanto sia fondamentale questa esperienza personale del Risorto fatta dagli apostoli per la fede dei futuri discepoli: essa si fonderà proprio su tale testimonianza.
Non solo, ma Gesù aggiunge: "e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito, perché rimanga con voi per sempre" (v.16). Rispetto a "Spirito Santo" Giovanni preferisce il termine "Paraclito", perché esprime vari ruoli dello Spirito (ad un tempo difensore, consolatore, sostenitore,
intercessore, protettore, avvocato, esortatore, consigliere, testimone, maestro), e che soprattutto ricorderà ai credenti parole e fatti del Salvatore e consentirà di attualizzarli, rendendo così l'amore dei discepoli per Lui sempre più ricco e profondo.
Gesù prosegue: "lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi" (v.17).
A differenza dei nostri fratelli ortodossi (che nella loro riflessione teologica e spirituale danno molto più spazio allo Spirito), noi cattolici forse siamo poco consapevoli e poco coscienti della portata di questo versetto giovanneo. Noi abbiamo qualcosa che i non cristiani e i non credenti (il "mondo") non conoscono e non hanno: lo Spirito Santo! Lo Spirito è in mezzo a noi, è in ciascuno di noi, è con noi, così come Gesù era con i suoi discepoli. La sua venuta si attua in una presenza fisica; non lo si vede, ma sappiamo che c'è e rimane sempre e vive in ciascuno di noi senza limiti di tempo e di spazio.
Forse noi cattolici non ci pensiamo abbastanza; eppure quante riprove avremmo di questa presenza fattiva dello Spirito, se solo fossimo più capaci di attenzione!
Non succede forse che talvolta una situazione negativa intricata e apparentemente senza via d'uscita all'improvviso si sblocca, mostrandoci una soluzione? "E' stato il caso!" dice l'agnostico; ma il credente vi scorge l'azione dello Spirito sostenitore e intercessore.
E non capita anche che ci gettiamo in un nuovo impegno di solidarietà, spinti da qualcosa che non sappiamo ben definire, ma che è più forte di noi? E' lo Spirito esortatore che agisce dentro di noi.
E chi non si è trovato di fronte a una tragedia di sofferenza, malattia e morte ed è riuscito a non cadere nella disperazione più nera e totale, dicendo "Non so come ho fatto a vivere tutto ciò?" E' ancora lo Spirito consolatore che è all'opera a nostro favore.
"Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" dice S.Paolo nella Lettera ai Galati 5, 22. Riusciamo a ricordarcelo ogni giorno?
In conclusione, sapremo, in questa nuova Pentecoste, accogliere il dono dello Spirito con più consapevolezza e gratitudine?