TESTO "Se 'n pittore te dovesse pitturà... "
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
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Santissima Trinità (Anno C) (30/05/2010)
Vangelo: Gv 16,12-15
«12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Parlando del mistero del Dio cristiano, la nostra fede, che si fonda su quello che Gesù Verbo di Dio ci ha rivelato, ci invita a riconoscere un Mistero ineffabile e affascinante: Dio è Uno Solo, non ve ne sono altri accanto o superiori a Lui; Egli è Infinito, Onnipotente, Perfetto; si trova dappertutto ed è presente in tutto. Ma pur essendo Uno è anche Tre. Una natura, Tre Persone uguali e distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo. Si tratta appunto del Dio che Gesù Cristo ci ha invitato a professare e nel quale ci ha insegnato a sperare, che è differente dal Dio ebraico o di qualsiasi altra religione: capace in se stesso di unità e di molteplicità. Che il Dio di Gesù Cristo Dio sia Padre, Figlio e Spirito Santo lo stesso Signorece lo ha mostrato a più riprese e anche gli altri scritti del Nuovo Testamento ce ne danno conferma. Gesù impartisce il mandato ai discepoli dopo la Resurrezione: "Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo (Mt, 28, 19); nell'episodio dell'annunciazione vengono menzionati l'Altissimo (il Padre), il Figlio dell'Altissimo (il Figlio) e lo Spirito Santo come tre soggetti di pari importanza e dignità (Lc 1, 35); la risurrezione di Gesù è attribuita al Padre (At 2, 24), a Gesù stesso (Gv 10, 17- 18) e allo Spirito Santo (At 8, 11) e la formula di saluto finale della 2 Corinzi è data in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (2Cor 13, 13). Pietro, dopo il primo discorso di Pentecoste, invita i Giudei pentiti a farsi battezzare "nel nome di Gesù Cristo" (At 2, 38), eppure lo stesso Gesù aveva espressamente comandato di battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. C'è chi vede nella creazione della Genesi, nella visita del Signore e dei due angeli ad Abramo (Gen 18, 1-15) e nella triplice esaltazione dei cherubini in Isaia (6, 1-11) la prefigurazione delle impronte della Trinità, come pure, sempre nell'Antico Testamento, il ricorso a nomi ed accezioni al plurale nell'indicare le operazioni di Dio ("Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza..."). Non si tratta quindi di tre divinità distinte o di tre "esseri" divini, ma di un solo Dio che è Uno e allo stesso tempo Tre. Tertulliano, nel corso della prima cristianità, coniò questa dottrina con la denominazione di "Trinità", termine questo che effettivamente non
presenzia nella Bibbia, ma che esprime una dottrina indubbiamente biblica.
Rimane tuttavia la questione del Mistero: come spiegare questo essere di Dio Uno solo e comunque Tre? Nel tentativo di dare una spiegazione plausibile e convincente del mistero di Dio, San Giustino così si esprimeva: "Vediamo ciò che avviene nel caso del fuoco, che non è diminuito se serve per accenderne un altro, ma rimane invariato; e ugualmente ciò che è stato acceso esiste per se stesso, senza inferiorità rispetto a ciò che è servito per comunicare il fuoco." Il fuoco infatti non crea un altro fuoco dal nulla, ma genera da se stesso un'altra fiamma che sostanzialmente è simile a quella originaria, può diventare anche vampa o comunque fiamma di dimensioni identiche e tuttavia si differenzia da essa. Così il Padre non crea il Figlio dal nulla, ma lo genera comunicando sin dall'eternità la stessa sostanza; lo Spirito Santo non è altro che il vincolo di amore fra il Padre e il Figlio procedente dall'Uno e dall'Altro." Parimenti alla fiamma di fuoco che non diminuisce il suo vigore e la sua intensità quando sprigiona da se stesso un'altra fiamma, così è quindi il Dio che ci ha rivelato Gesù Cristo: Un solo Dio infinito e onnipotente che genera sin dall'eternità, da se stesso, un Altro del tutto Uguale a sé senza per nulla perdere la propria grandezza e le proprie dimensioni: Il Padre Genera il Figlio. Sostanzialmente Padre e Figlio sono poi vincolati da una comunanza che potrebbe essere paragonata alla fiamma che scaturisce dalla loro unione e questa fa procedere un'altra Persona, lo Spirito Santo.
San Tommaso D'Aquino paragonava la generazione del Figlio dal Padre alle operazioni della mente che genera i pensieri: questi ultimi scaturiscono dalla mente e sono di essa un riflesso riflettendo come uno specchio la natura medesima della mente. Il pensiero poi non si separa dalla mente, ma se ne distingue per restandone vincolato. Questi sono stati solo alcuni dei tentativi da parte di luminari della scienza teologica di illustrare il mistero di Dio che è Uno in Tre Persone, ma tutte ad un certo punto hanno dovuto riconoscere la propria inadeguatezza e la propria insufficienza. Ogni elucubrazione scientifica o razionale arriva solo ad accarezzare il mistero, senza tuttavia circoscriverlo e nessuno sarà mai in grado di fornirne la spiegazione esauriente.
Quale allora l'atteggiamento adeguato, l'attitudine più coerente di fronte alla rivelazione del vero Dio cristiano? Mi viene in mente la vecchia canzone romanesca "Ciumachella de Trastevere", la quale nelle ultime note dice: "ciumachella ciumachella de Roma mia, se 'n pittore te volesse pitturà, butta tutti li pennelli e sta a guardà... " Di fronte ad ogni cosa che si dica affascinante, occorre infatti sostare in contemplazione e così anche riguardo a Dio, che ci manifesta la concretezza della sua onnipotenza effettiva: egli può tutto già in se stesso, al punto che può perfino essere uno e molti. C'è di più. Dio in questa sua ineffabilità e grandezza è anche un soggetto individuale e allo stesso tempo una comunione interpersonale, un modo di essere individuo e al contempo collettività perché anche noi sappiamo associare queste due posizioni. Ma appunto per questo di fronte alla Trinità non va opposta alcuna resistenza né si deve mostrare indifferenza o reticenza alcuna. Appunto per questo ci viene chiesta solo la contemplazione, il fascino, l'adesione... la fede. Cioè l'accoglienza del Mistero che pur essendoci rivelato resta sempre tale in se stesso.
Di fronte a Dio Uno e Trino va sempre riconosciuta la propria insufficienza e ogni ostinazione dell'intelletto o tentativo di speculazione razionale deve placarsi e arrendersi alla religiosa contemplazione.
Piuttosto, come già abbiamo accennato, dalla Trinità l'uomo è chiamato ad imparare la comunione e la concordia sull'esempio concreto di Dio che in se stesso realizza la comunità di amore interpersonale: il Padre ama il Figlio, il Figlio ama il Padre, l'amore fra Padre e Figlio è lo Spirito Santo. La nostra vita dovrebbe essere speculare della comunione delle Tre Persone e apportare gli stessi frutti benefici che dall'eternità Esse si scambiano a vicenda. Così pure, come insegna Sant'Agostino, dalla Trinità impariamo a far fruttificare le impronte che Essa ha lasciato in ciascuno di noi: la corporeità, l'intelletto, la volontà corrispondenti alle Tre Persone medesime, realizzando così parimenti una vita individuale sulle orme dello stesso Dio Uno solo in Tre Persone.